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Bisognerà aspettare fino al prossimo 30 giugno per la sigla materiale dell’accordo sul nucleare civile iraniano, ma l’intesa raggiunta a Losanna tra Teheran e il gruppo dei negoziatori internazionali, è di quelle in grado di sconvolgere gli equilibri del “grande medio-oriente”, lo storico polmone energetico del pianeta.
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Bisognerà aspettare fino al prossimo 30 giugno per la sigla materiale dell’accordo sul nucleare civile iraniano, ma l’intesa raggiunta a Losanna tra Teheran e il gruppo dei negoziatori internazionali, è di quelle in grado di sconvolgere gli equilibri del “grande medio-oriente”, lo storico polmone energetico del pianeta.
L’Iran potrà dotarsi di tecnologia nucleare, ma dovrà sottoporsi a controlli minuziosi e senza preavviso che dovranno verificare che l’energia prodotta sarà esclusivamente per fini civili, escludendo categoricamente la possibilità di un utilizzo militare.
La rinuncia alla “bomba” consentirà a Teheran di svincolarsi dalle sanzioni internazionali che hanno strozzato l’economia del paese, con perdite per svariati miliardi di dollari, fomentando altresì un senso di accerchiamento che ha prodotto pulsioni destabilizzanti in tutta la regione.
Una svolta epocale, figlia della buona volontà del nuovo corso iraniano incarnato dal presidente Rohani e della visione di Barak Obama di un pianeta più inclusivo, dove tutte le nazioni, con diritti e doveri, devono concorrere alla stabilità globale. Un approccio aspramente contestato dallo schieramento conservatore americano e da quei paesi che per storia e religione considerano il regime iraniano come pericoloso e inaffidabile.
Una diffidenza particolarmente sentita in Israele, dove il premier Benjamin Netanyahu, recentemente rieletto, ha tuonato contro l’apertura al nucleare iraniano, ricordando che Teheran non ha mai riconosciuto il “diritto di Israele di esistere”.
Non meno preoccupata anche l’Arabia Saudita, capofila dei paesi sunniti, da sempre impegnata in una competizione con il grande rivale iraniano per la leadership religiosa. Riyad ha già annunciato che si rivolgerà al Pakistan, l’unico paese musulmano possessore dell’arma nucleare, per dotarsi dei micidiali ordigni. Un messaggio forte e chiaro all’amministrazione americana, che in questo biennio rimanente della presidenza Obama, dovrà rassicurare gli storici alleati mantenendo fede, al contempo, agli impegni presi sul tavolo negoziale di Losanna.
Una partita tutta da giocare che per essere vinta dovrà contare sulla buona fede degli ayatollah, in grado di garantire la massima collaborazione con le autorità internazionali preposte ai controlli. Secondo David Kay, il capo degli ispettori ONU in Iraq dopo la guerra del golfo, la piena collaborazione di un regime totalitario è tutt’altro che scontata e avrà bisogno di una costante attività di controspionaggio per essere verificata.
Il lasso di tempo che ci separa dalla fatidica data di fine giugno, dovrà servire per mettere a punto proprio il complicatissimo sistema di monitoraggio dei materiali fissili detenuti dall’Iran e delle tecnologie di arricchimento dei combustibili nucleari, le cosiddette centrifughe.
Un periodo nel quale la regione del golfo verrà sottoposta a tentativi di destabilizzazione in grado di minare le basi del nuovo corso voluto da Barak Obama.
(* Foto)
– Benjamin Netanyahu, Israeli politician – Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Benjamin_Netanyahu#/media/File:Benjamin_Netanyahu_portrait.jpg. Credit: US State Dept.
– Barak Obama – Fonte: “Official portrait of Barack Obama” di Pete Souza, The Obama-Biden Transition Project – http://change.gov/newsroom/entry/new_official_portrait_released/. Con licenza CC BY 3.0 tramite Wikimedia Commons – http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Official_portrait_of_Barack_Obama.jpg#/media/File:Official_portrait_of_Barack_Obama.jpg
– http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Staunton_chess_set.jpg
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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::517::/cck::