Società

Classi separate: non sono una leggenda metropolitana

• Bookmarks: 3


::cck::545::/cck::
::introtext::

"Ashs-teacher-and-students" by Mosborne01 - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/Pensate cosa succederebbe se in Italia, tra tante riforme inutili e spesso dannose per la nostra povera e disastrata scuola, si tornasse al modello scolastico in vigore per intere generazioni: quello delle classi cosiddette omogenee.

::/introtext::
::fulltext::

Pensate cosa succederebbe se in Italia, tra tante riforme inutili e spesso dannose per la nostra povera e disastrata scuola, si tornasse al modello scolastico in vigore per intere generazioni: quello delle classi cosiddette omogenee.
Minimo che può capitare è la richiesta di dimissioni del ministro responsabile se non del governo, senza valutare il solito complottismo di denuncia contro la longa manus del Vaticano ed amenità del genere.
In un mondo dove si cerca di veicolare messaggi sulla confusione di genere l’idea di abolire le classi miste ed introdurre quelle omogenee, separando cioè i maschi dalle femmine, può sembrare una proposta indecente; si dirà che i ragazzi e le ragazze ed eventualmente altri tipi di sesso, sono tutti uguali. Tornare a questo tipo scolastico è un assurdo, sarebbe da Paese troglodita o peggio dittatoriale.
Se queste sono le eventuali reazioni diciamo subito che per un Paese non certo troglodita o dittatoriale come la Gran Bretagna avere scuole separate non crea scandalo, anzi è sinonimo di maggiore risorsa nell’insegnamento.
Sui primi 25 istituti privati d’eccellenza formativa, ben 21 sono divisi per sesso (16 femminili e 5 maschili), ma anche la scuola pubblica non è da meno. Sui primi 25 istituti d’eccellenza, ben 15 sono scuole omogenee (15 femminili e 6 maschili).
Un risultato veramente importante se si pensa che nel Regno Unito sono considerate eccellenti solo il 2% degli istituti in genere.
Ma i sudditi di Sua maestà non sono soli in Europa a concepire la scuola in maniera differente dagli stereotipi di un uguaglianza mal concepita.
Nel mondo industrializzato le scuole con classi separate, statali o private, sono più di 210.000 con oltre 40 milioni di alunni.
Un orientamento avviato anche in Europa, ad esempio in Germania sono ben 200, così in Francia dove troviamo quasi 250 di scuole che seguono il metodo delle classi omogenee. Spostandoci agli antipodi, in Australia se ne contano ben 1479 con un rendimento nell’apprendimento tra il 15 e il 22%, migliore di quelle miste, così in Giappone ci sono più di 400 istituti omogenei con risultati eccellenti.
Un caso a parte meritano gli Stati Uniti, dove questo tipo di scuola è ormai una prassi codificata che non fa scandalo, come invece accadrebbe da noi.
Molte donne diventate famose, come Hillary Clinton o Nancy Pelosi, si sono laureate in un college femminile e oggi ne sponsorizzano la scelta, per non citare la Carol Gilligan, storica femminista americana degli anni ’70, che oggi giudica la scuola omogenea: “Lo strumento migliore per crescere ragazze creative e capaci di assumersi rischi”.
Tra le critiche che esperti americani fanno alla educazione delle classi miste è l’abbandono scolastico, un problema che riguarda in preminenza i maschi che lasciano prima di aver conseguito un diploma, mentre le università assistono impotenti alla femminilizzazione dei campus, creando, sempre per i ragazzi, uno squilibrio tra le figure d’insegnamento.
Lo scorso settembre il mensile progressista The Atlantic, poneva ai lettori una domanda “Che cosa possiamo fare per migliorare le prospettive dei bambini?” e la risposta era molto chiara: “In primo luogo riconoscere che maschi e femmine sono diversi – è stata la risposta – e purtroppo, in molti settori dell’educazione e del governo parlare della differenza tra i sessi rimane un tabù”.
Ma quali sono gli argomenti per giustificare questa separazione sessista?
I fautori di questo tipo di educazione separata affermano che ragazzi e ragazze hanno forme e i ritmi di apprendimento differenti tra loro e addirittura conflittuali.
L’idea però non è quella di dare una formazione diversa nei contenuti, anzi tutt’altro, è potenziare maggiormente le capacità individuali in ogni campo, riducendo così le convenzioni che, ad esempio, i maschi sono più bravi nelle materie scientifiche e le femmine in quelle umanistiche.
La scuola in classi separate viene considerata da noi ancora un tabù perché spesso le famiglie ignorano questa opportunità, inoltre gli istituti sono pochi sul territorio e spesso privati, a tutto questo non manca il pregiudizio che: “Nasce prevalentemente dal fatto – Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile – che trovandoci in un Paese di cultura cattolica immediatamente la divisione fra sessi fa pensare che ci sia in chi fa questa scelta una sorta di paura a far condividere lo spazio e il tempo tra i maschi e le femmine”.
Continuando con le critiche, dal punto di vista dell’insegnamento sono ancora i maschi danneggiati dalle classi miste perché hanno uno sviluppo differente in materie, ad esempio, nelle materie linguistiche, mentre, per altri studi, apprendono più facilmente se lo stile di insegnamento è attivo anziché puramente libresco come invece è più adatto alle ragazze. Da non sottovalutare poi i problemi legati alla maggiore presenza femminile nel corpo insegnante, come abbiamo visto per i campus americani, che nega loro modelli dello stesso sesso con cui identificarsi, fondamentale, come ben conoscono, gli psicologi per l’età evolutiva.
Le bambine sin da piccolesono più ordinate e possono seguire lezioni più lunghe – spiega al Corriere Carlo Finulli che insegna dal 1984 in una scuola elementare maschile di Milano gestita dal Faes con questo tipo di organizzazione scolastica – “I maschi – afferma il docente – hanno bisogno di più pause e di molta competitività. I dati dimostrano che nelle classi miste le femmine non danno il massimo perché si adeguano al ritmo dei maschi”. E’ importante che anche gli insegnanti siano omogenei – inoltre – In questi anni ho constatato che per i ragazzi avere un maestro dello stesso sesso aiuta a stabilire la relazione con l’autorità“.
Non sappiamo quale sviluppo potrà prendere da noi questa realtà consolidata da tempo da altre nazioni certo non arretrate: purtroppo, bisogna superare decenni di pregiudizi e di slogan ideologici che invece di guarire i mali della scuola spesso l’hanno avvelenata con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

::/fulltext::
::autore_::di Mario Vallini::/autore_:: ::cck::545::/cck::

3 recommended
comments icon0 comments
bookmark icon

Write a comment...