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Anche se ormai le nuove generazioni sono abbastanza smaliziate, pur tuttavia rimane il sogno che uscendo dall’università, un po’ come per i nostri nonni, sia automatico trovare non solo il lavoro, ma sia anche di nostro gradimento.
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Anche se ormai le nuove generazioni sono abbastanza smaliziate, pur tuttavia rimane il sogno che uscendo dall’università, un po’ come per i nostri nonni, sia automatico trovare non solo il lavoro, ma sia anche di nostro gradimento.
Le cose, come sappiamo tutti, ormai da tempo non stanno più così.
L’università, come anche una scuola superiore di specializzazione, non può garantire alcun lavoro, ma solo mettere in grado il giovane per avere gli strumenti adatti che lo mettono in grado di affrontare il mondo lavorativo.
È ancora frequente sentir dire dai ragazzi, e anche dai genitori, di aver fatto sacrifici per studiare all’università e poi rimanere a casa disoccupato o impiegato in lavori manuali dove il titolo di studio, per quanto prestigioso, non serve a nulla.
Trovare oggi lavoro, come si legge in tanti manuali, è una vera e propria caccia al tesoro dove nulla deve essere lasciato al caso.
Tutto deve coincidere: preparazione, capacità personali, giusti contatti e anche un po’ di fortuna che non guasta mai.
Oggi un giovane che vuole entrare nel mondo del lavoro prima di scegliere una facoltà universitaria dovrebbe leggere, tra i tanti, il documento di quest’anno pubblicato dall’Isfol (l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, un ente nazionale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali).
In questo documento, ognuno può sapere quali sono i lavori più richiesti e quelli ormai obsoleti e poi scegliere, sapendo già le difficoltà a cui andrà incontro.
Nel documento troviamo lavori richiesti sia di bassa e sia di alta specializzazione con un ventaglio di proposte che non è poi così limitato.
Per chiarezza il lettore troverà degli indici di crescita legati a percentuali con davanti lo zero, può sembrare poco, ma si tratta pur sempre di alcune migliaia di posti di lavoro.
Solo per dare qualche esempio, dal primo gruppo troviamo gli addetti alle pulizie, agli interventi igienici, di lavanderia o simili. In questo settore l’occupazione crescerà dal 7,8% del 2010 al 9,6% nel 2015, per quelli specializzati come gli addetti alla pulizia ed all’igiene degli edifici, l’incremento dal 2010 al 2015 è di uno 0,1% da 0,7% a 0,8%.
Altro settore sono gli addetti alle vendite all’ingrosso, qui la quota occupazionale passerà dall’1,2% del 2010 all’1,4% nel 2015.
Un’attività che sicuramente sembrava dimenticata è il fabbro la cui richiesta passerà che nel 2015 dall’1,1% sull’occupazione totale all’1,3%, mentre non ci dovrebbero essere problemi per chi avrà ottenuto una buona laurea in ingegneria, ancora nel 2015 la quota rispetto all’occupazione totale si manterrà allo 0,8%.
Se è vero che siamo un Paese a vocazione turistica coloro che sono impegnati nel settore, anche non qualificati, manterranno intatta la propria quota occupazione allo 0,3% del totale.
Altro settore in crescita riguarderà gli specialisti in scienze giuridiche, da giudici e/o avvocati a impiegati in uffici legali con un incremento dello 0,1%.
Una specializzazione ancora poco sviluppata da noi sono i consulenti della formazione, oltre agli specialisti dell’educazione come insegnanti di sostegno che avranno un incremento dallo 0,1/0,2%
Mantiene un trend in crescita il personale sanitario con una quota occupazionale allo 0,8% sul totale.
Infine, ha offerte di impiego sempre elevate il mondo della finanza, ma qui bisogna essere veramente altamente qualificati.
Abbiamo per contro una serie di lavori che subiscono un calo costante non solo per la crisi, ma per la domanda calante anche per le nuove tecnologie sempre più invasive in ogni settore come per i poligrafici o gli addetti ai laboratori fotografici o a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni ed assimilati e qui potremmo sciorinare un lungo rosario di lavori sempre meno richiesti, basta un giro sui siti specializzati su internet.
Insomma tutto cambia e il lavoro non poteva certamente rimanere indietro.
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::autore_::di Sergio Brizzi::/autore_:: ::cck::603::/cck::