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Dietro molti produttori (ma purtroppo non tutti) c’è una filosofia ispiratrice che indirettamente condiziona il prodotto finale e l’ambiente lavorativo. Nel caso della cantina Tor de’ Falchi il tutto è elevato all’ennesima potenza.
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Dietro molti produttori (ma purtroppo non tutti) c’è una filosofia ispiratrice che indirettamente condiziona il prodotto finale e l’ambiente lavorativo. Nel caso della cantina Tor de’ Falchi il tutto è elevato all’ennesima potenza.
L’ispirazione del Prof. Donato Di Gaetano, patron della cantina, nasce dalla corrente avanguardista fondata dall’artista russo Kasimir Malevich nei primi del 1900, denominata “suprematismo”. Il movimento artistico considera l’arte come fine a se stessa e scevra da condizionamenti pratici e/o estetici. Allo stesso modo i vini della cantina pugliese situata nella DOC Castel del Monte, trasmettono l’essenza e le emozioni dell’arte astratta.
La Puglia, caratterizzata da vini con elevati tassi alcolici, è stata da sempre utilizzata come serbatoio di vini anonimi destinati al taglio dei grandi rossi piemontesi. Recentemente lo scenario è stato riscattato dalla tenacia e dalla passione dei produttori locali, sfociando in un vero e proprio rinascimento della vitivinicoltura nonché in una riscoperta di vitigni autoctoni e del piacere per la qualità. Una regione con caratteristiche così singolari non poteva non destare l’attenzione di storici e blasonati produttori, nazionali e non, che hanno scientemente investito in un territorio ricco di potenzialità, i cui frutti si stanno gradatamente diffondendo.
I rosati pugliesi, ad esempio, sono ritenuti dagli esperti fra i migliori al mondo, esprimendo una qualità che eguaglia i bolgheresi e i provenzali (forse i rosati maggiormente noti e apprezzati internazionalmente).
Sulla scia del fermento pugliese, Tor de’ Falchi si è posta come mission l’innovazione costante sostenuta da una incessante ricerca. Difatti i principi fondanti della cantina vertono su 3 fondamentali pilastri:
I tutelare e promuovere il patrimonio territoriale;
II innovare (preservando la dignità del territorio);
III attenzione alla dimensione sensoriale, convertendo la cantina in uno spazio emozionale.
I vigneti sono situati nell’Alta Murgia, una terra di confine di origine millenaria, su cui svetta il federiciano Castel del Monte. Il clima caratterizzato da forti escursioni termiche, i vigneti ad alberello con rese molto contenute e la raccolta fatta a mano, sono gli ingredienti fondamentali per realizzare un prodotto eccezionale, che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali. Tra le uve “salvate” dall’oblio e dall’estinzione troviamo il Bombino nero ed il Moscato reale, accompagnate dall’immancabile protagonista della zona nord della puglia il Nero di Troia.
I vini Tor de’ Falchi sono ottimi rappresentati del rinascimento vitivinicolo pugliese, guardando al futuro con radici ben piantate nel passato.
In particolare l’interessantissimo rosè Suprematism ottenuto da uve Bombino Nero, rientrante nell’unica DOCG rosé italiana, si presenta con una straordinaria modernità e freschezza, con il suo rosa tenue sembra rimandare alla centralità del colore propria della corrente suprematista. Le sensazioni sono intuitive e ben marcate, ancor più se scandite dall’entusiasmo contagioso del Prof. Di Gaetano.
L’etichetta, come quelle delle altre bottiglie, è una vera e propria opera d’arte astratta, ideata dallo stesso produttore.
Ultima peculiarità, ma non per importanza, è certamente l’architettura della cantina ipogea, il cui intento progettuale rimanda alla concezione artistica e quasi metafisica del luogo, in cui cultura e passione per il vino si fondono inscindibilmente. I sensi del degustatore vengono coinvolti e rapiti in maniera completa permettendo una compenetrazione delle intuizioni artistiche ed enologiche del produttore.
L’augurio è che simili realtà possano diffondersi ed ispirare nuovi e vecchi imprenditori in vari settori, colmando con filosofia, cultura e sensibilità quel vuoto che spesso si crea fra l’identità del marchio ed il prodotto.
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::autore_::di Giuseppe Bellavia::/autore_:: ::cck::613::/cck::