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Dopo giorni, settimane ed annunci, le scadenze del debito Greco nei confronti del FMI (Fondo Monetario Internazionale) stanno assumendo i toni di Ultimatum
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Dopo giorni, settimane ed annunci, le scadenze del debito Greco nei confronti del FMI (Fondo Monetario Internazionale) stanno assumendo i toni di Ultimatum, con le parti in causa che mostrano sempre più i pugni sul tavolo dei negoziati, con la comparsa di alcuni colpi bassi.
La Grecia, con il governo Tsipras, è forse stata sottovalutata dalle Istituzioni Europee, Merkel in primis, che non attendevano un atteggiamento così ostile, da un paese sull’orlo del default.
Storicamente, il popolo Greco non ha mai ceduto alle influenze straniere, resistendo, col suo nazionalismo, a quattro secoli di dominazione Ottomana, e dall’abbandono dell’appoggio Sovietico, dopo la seconda guerra mondiale.
La cronaca di questi giorni mostra l’ideologia e la strategia di Tsipras volte ad addossare alla Troika le colpe del mancato accordo per i 7,2 miliardi di euro di finanziamenti, congelati ad agosto, per le mancate riforme strutturali, formalmente assunte dal precedente governo greco.
Il primo ministro greco sostiene che la cura dell’Austerity non ha funzionato in Grecia, a differenza di paesi come Spagna ed Irlanda, per la mancata esistenza di un forte settore privato che avrebbe reso sostenibili i trasferimenti pubblici.
La commissione europea ha abbassato le stime della crescita ellenica, dal 2,5% allo 0,5% per l’anno in corso, nonostante la Grecia sia il paese che ha tagliato maggiormente la spesa pubblica: meno 26,4% dal 2008 al 2014, rispetto, ad esempio, ad un meno 2,1% del Portogallo ed a un meno 5,3% dell’Irlanda.
Tagliare ulteriormente spesa pubblica, dipendenti statali, pensioni, produrrebbe solo ed esclusivamente maggiore crisi in un momento storico di recessione economica.
Se le richieste dei creditori sono quelle di non pagare stipendi e pensioni, Sryza e Tsipras difficilmente faranno un passo indietro e minacceranno ancora il Default e l’uscita dall’Euro.
Una strategia condita con lo spauracchio dei movimenti anti europeisti ormai sempre più forti in tutto il continente, da Podemos in Spagna, i Lepenisti in Francia ed il nazionalismo di destra nell’est Europa (Polonia e Ungheria).
La Germania è ben cosciente dei rischi che l’Unione sta correndo, se si lascia ad un governo di un paese l’uscita dalla moneta unica con un semplice decreto, con la sensazione lasciata ai mercati finanziari che la moneta unica sia più un accordo tra governi che un solenne trattato tra stati sovrani sorretto da apposite leggi costituzionali.
I richiamati principi di eguaglianza e solidarietà, sostenuti da Tsipras, tradotti in economico gergo, significano mutualizzazione dei rischi, incentivi ed investimenti per i paesi del sud Europa, allargamento dei patti di stabilità.
Solo riavvicinando i cittadini verso un sogno condiviso si può realizzare un progetto divenuto così difficilmente realizzabile.
Quando si chiede di condividere le risorse ed i nazionalismi, i sogni si concludono spesso con bruschi risvegli.
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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::616::/cck::