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La notizia è clamorosa per due motivi: il suo protagonista, un adolescente olandese appena ventenne, Boyan Slat e il suo progetto di salvare niente meno che l’oceano Pacifico dalla marea di plastica
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La notizia è clamorosa per due motivi: il suo protagonista, un adolescente olandese appena ventenne, Boyan Slat e il suo progetto di salvare niente meno che l’oceano Pacifico dalla marea di plastica che ogni anno si abbatte su queste acque con grave pericolo per le specie marine e la catena alimentare.
Il sistema si chiama “Ocean Cleanup Array” ed è stato realizzato nel 2013.
L’anno precedente Slat aveva vinto the Best Technical Design presso la sua università e, avviando una raccolta fondi attraverso internet, ha raggiunto ben 2,1 milioni di dollari per iniziare il suo progetto confermato, nel frattempo, da rigorosi test durati per più di un anno, con cui un team di oltre 100 scienziati, provenienti da centri di ricerca e da aziende private e pubbliche, i quali hanno dichiarato che una volta attivato, ilprogetto potrà nell’arco di cinque anni, smaltire ben 7 miliardi di tonnellate di rifiuti.
L’idea è apparentemente semplice, ma ingegnosa; consiste in due bracci ondeggianti, lunghi 2 chilometri e profondi tre, i quali fermeranno la maggior parte della plastica presente in mare trasportata dalle correnti che una volta catturata, viene spinta verso le estremità dei due bracci che agiscono come imbuti giganti fino ad arrivare a una piattaforma di raccolta dove, una volta filtrata, verrà conservata in contenitori per il riciclaggio a terra. L’innovazione del progetto, a differenza di altri sistemi assai invasivi, non distrugge la fauna, perché è abbastanza lento nelle sue funzioni tanto da permettere agli organismi di mettersi in salvo.
L’inaugurazione dell’impianto si avrà nel prossimo anno quando verrà istallato per la prima volta al largo delle coste dell’isola Tsushima, tra il Giappone e la Corea del Sud, dove a causa delle correnti le sue coste sono divenute il ricettacolo di questa spazzatura galleggiante.
Il progetto è certamente ambizioso, ma non per Boyan che già prevede di distruggere in dieci anni addirittura la metà della immensa Great Pacific Garbage Patch, la più grande discarica del mondo, che inizia a circa 1000 km dalle coste della California oltrepassando il Pacifico meridionale, superando le Hawaii, per arrivare fin quasi in vista del Giappone.
Insomma una vera e propria isola galleggiante con un diametro di circa 2500 chilometri, come dire da Palermo ad Oslo, con una profondità di almeno 30 metri composta per l’80% da plastica e il resto da rifiuti vari che giungono da ogni parte del mondo attraverso le correnti.
Un impegno sempre più pressante se pensiamo che meno del 4% degli oceani del pianeta è oggi protetto adeguatamente purtroppo per mancanza di finanziamenti: una vera assurdità se pensiamo, che ogni dollaro investito ne renderebbe almeno tre fra posti di lavoro, risorse e servizi, come risulta da una indagine del Wwf in occasione della “Giornata mondiale degli oceani”.
Forse, grazie a questo adolescente olandese, Boyan Slat, il nostro futuro sarà più pulito, ma per ora possiamo solo incrociare le dita.
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::autore_::di Michele Sermone::/autore_:: ::cck::632::/cck::