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Scozia erede della tradizione romana

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"West Highland Way 2005 Coe" di Colin Souza, edited by dave souza - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 2.5 tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:West_Highland_Way_2005_Coe.jpg#/media/File:West_Highland_Way_2005_Coe.jpgGiorni fa vedevo in televisione un interessante documentario sulla Scozia dove, oltre alle bellezze naturali, si raccontava delle tradizioni millenarie di questo popolo, dimenticando, però, che tutto ciò che hanno questi antichi popoli delle Highlands

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Giorni fa vedevo in televisione un interessante documentario sulla Scozia dove, oltre alle bellezze naturali, si raccontava delle tradizioni millenarie di questo popolo, dimenticando, però, che tutto ciò che hanno questi antichi popoli delle Highlands lo dovevano ai nostri antichi progenitori: i romani che curiosamente ignorarono nelle loro conquiste proprio queste terre considerate inospitali.
Certo, quando parliamo di eredità culturali, non parliamo del whisky o del tè delle cinque, ma già dal nome latino di Britannia, per designare l’attuale Gran Bretagna o dal nome della stessa Londra, l’antica Londinium, sentiamo la presenza romana.
Si deve a loro, ad esempio, l’introduzione della pastorizia, almeno sotto l’aspetto più produttivo in zone vissute fino ad allora esclusivamente di caccia.
Simbolo delle greggi scozzesi ancora oggi è certamente il Collie, una razza canina intelligente, elegante e tenace, arrivata in Inghilterra proprio con la conquista dei Romani, anche se la loro origine, onestamente, viene fatta risalire alle terre dell’Asia e del Medio Oriente già in epoche preistoriche.
Lo stesso vale per i gatti anch’essi venuti in Britannia al seguito delle centurie romane.
Altro simbolo scozzese è certamente il kilt, il celebre gonnellino anche se l’ attuale foggia non è quella tradizionale: risale, infatti, alla metà del ‘700, grazie alla rielaborazione di un sarto locale che lo fece tornare di moda.
L’abito antico, era un indumento maschile costituito da una parte di stoffa avvolta intorno alla vita, come una gonna femminile, e chiuso da lacci di pelle con una fibbia in alto e da una grossa spilla di sicurezza; il resto del tessuto era lungo abbastanza da essere appoggiato sulla spalla e, arrotolato intorno alla vita, poteva servire da coperta o per coprire la testa, insomma una toga romana.
A completare questo indumento c’è lo sporran, una borsa di cuoio molto simile alla classica borsa dove il legionario romano poteva mettere il cibo come ristoro per le lunghe marce o piccoli effetti personali.
Inseparabile per ogni scozzese era, poi, il suo sgian dubhil, tipico pugnale, probabilmente, un rifacimento del piccolo pugio romano con la stessa lama triangolare e facilmente nascondibile.
Ma uno scozzese senza la sua cornamusa non è completo: “Ieri come oggi, le bagpipes – recita un canto popolare – affidano ai venti del cielo le emozioni più vere del cuore dello scozzese in gioia e in tristezza, in guerra come in pace” ed anche questo simbolo delle terre scozzesi proviene dalla conquista romana.
Originaria dell’Asia, la cornamusa penetrò nel mondo greco-romano agli inizi dell’età imperiale; a questo strumento sembrano infatti riferirsi i termini ascaules, suonatore di cornamusa, come in alcuni epigrammi di Marziale o anche tibia utricularis e ultricularium.
Infine, non poteva mancare il cibo. Ci sono molte affinità, ad esempio, tra il celebre porridge scozzese, diffuso ormai in tutta la Gran Bretagna, e la puls, nota a tutte le popolazioni dell’Italia tirrenica, a partire dagli Etruschi: stessi ingredienti e stessa preparazione.
Così anche con il piatto tipico scozzese, l’Higgis, stomaco di pecora ripieno di frattaglie.
Si trovano alcuni cenni di questo piatto, nella storia della cucina romana dove è ancora attuale in Sardegna con lo Sa Frente, stomaco di pecora ripieno del sangue dell’animale e di varie frattaglie tra cui tozzetti di Corrias, pane tipico sardo, piatto sicuramente più buono di quello scozzese.
Infine, dispiace deludere una delle tradizioni più radicate in Scozia, come nella intera Gran Bretagna, ma la diffusione dei primi pub sull’isola viene fatta risalire alla creazione della rete stradale romana: erano posti dove i viaggiatori potevano trovare ristoro e non ci volle molto tempo, ovviamente, perché anche nelle città si aprissero questi nuovi esercizi commerciali.
Insomma, se vogliamo assaporare ancora l’eredità dei romani basta venire in questa terra e forse troveremo ancora un antico discendente di qualche centurione romano.

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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::676::/cck::

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