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Test segreti su soldati di colore

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Quando ero ragazzo leggevo inorridito le storie sui campi di concentramento nazista e sulle torture che i poveri reclusi dovevano subire per la grandezza della scienza del Terzo Reich, ricordiamo gli esperimenti sui bambini del famigerato dottor Mengele e di tanti suoi epigoni in quel periodo di follia umana.

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Quando ero ragazzo leggevo inorridito le storie sui campi di concentramento nazista e sulle torture che i poveri reclusi dovevano subire per la grandezza della scienza del Terzo Reich, ricordiamo gli esperimenti sui bambini del famigerato dottor Mengele e di tanti suoi epigoni in quel periodo di follia umana.
Oggi, a settant’anni dalla fine di quella tremenda storia, sono stati aperti gli archivi, ormai declassificati dal 1993, del Pentagono, ma di cui nessuno aveva avuto mai la voglia di parlare, una vicenda peggiore di quanto avremmo mai pensato, specialmente nei confronti di una nazione che combatteva proprio quei carnefici di Hitler.
Sessanta mila soldati americani, la maggioranza neri, ma anche orientali, ispanici e alcuni bianchi, furono usati a loro insaputa per verificare come la pelle, solo sulla base del colore, reagisse in modo differente alle sostanze urticanti, letali se usate a dosi concentrate.
Era il micidiale gas mostarda più conosciuto come iprite, un vescicante d’estrema potenza che possiede la tendenza a legarsi alle molecole organiche penetrando in profondità nello spessore della cute e aprendo devastanti piaghe.
A rivelare questa storia è stato un servizio della radio americana, la Npr, dove venivano raccontate nei dettagli tutte le fasi dell’esperimento attraverso la testimonianza di un sopravvissuto a queste torture.
Rollins Edward, allora un semplice soldato Usa, oggi, nonostante i suoi 93 anni, ricorda benissimo cosa succedeva presso il suo comando dove come decine di altri commilitoni, doveva entrare in piccole stanzette di legno e dopo aver chiuso la porta da fuori veniva lasciato agli effetti, attraverso alcun tubi, di un mix di gas mostarda e di un altro gas, la lewisite, ancora più dannoso del primo.
Mi sono sentito come se avessi preso fuoco – rivela Edwards – e sentivo gli altri ragazzi urlare, gridare e cercare di rompere la porta. Alcuni persero i sensi. Solo alla fine aprirono le porte per lasciarci uscire e molti di questi tizi erano davvero in pessime condizioni“. “Alla fine – aggiunge – ci dissero che eravamo sottoposti a questi test per vedere gli effetti di questi gas sulla pelle nera“, anche se il Pentagono non si limitò ad impiegare solo soldati americani afroamericani, ma anche nippo-americani e portoricani.
Stessa sorte toccò anche ad una minoranza di soldati bianchi usati anch’essi come ‘cavie’ normali per confrontare gli effetti dei gas sulla loro pelle rispetto a quelle delle minoranze.
Le persone sottoposte a questa barbarie hanno avuto la vita distrutta da sofferenze atroci senza che a nessuna delle vittime di questi test fosse concessa assistenza medica per non svelare al mondo questa vergogna.
Solo da poco, il Pentagono, dopo molte campagne dell’opinione pubblica, ha riconosciuto la veridicità dell’inchiesta anche se il portavoce, il colonnello Steven Warren ha confermato con involontaria comicità che c’è una nitida distinzione tra quanto operava la Difesa durante la II Guerra Mondiali, e quanto accade oggi.
Guantanamo insegna.

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::autore_::di Mario Vallini::/autore_:: ::cck::678::/cck::

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