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La crisi greca ha portato sotto gli occhi di tutti un fatto inequivocabile: nell’Europa dell’Euro, comanda la Germania e alla Germania poco interessa di tenere unito un blocco che comprende stati mediterranei non in grado di poter competere economicamente con lei.
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La crisi greca ha portato sotto gli occhi di tutti un fatto inequivocabile: nell’Europa dell’Euro, comanda la Germania e alla Germania poco interessa di tenere unito un blocco che comprende stati mediterranei non in grado di poter competere economicamente con lei. Da che cosa dipende questo atteggiamento?
La risposta, come al solito, si trova nella storia e nel diverso significato che assumono le parole a secondo di chi le pronuncia. Quando noi italiani, i greci, gli spagnoli, i portoghesi ed in parte anche i francesi nominiamo la parola ‘Europa’, consciamente o inconsciamente facciamo riferimento all’impero romano o meglio a quello che lo storico Paul Veyne chiamava ‘L’impero greco – romano’. Così facendo crediamo o diamo automaticamente per scontato che anche gli altri attribuiscano lo stesso significato allo stesso nome. Purtroppo non è necessariamente cosi. Per i tedeschi, il nome del vecchio continente, richiama non Roma o la cultura greco – romana, ma l’impero Carolingio, cioè una struttura geopolitica fortemente germanocentrica.
Nell’impero di Carlo Magno, la Grecia non era contemplata e questo valeva anche per l’Italia centro meridionale e la Spagna. Per quanto oggi gli storici siano ancora divisi sulla definizione di Carlo Magno come ultimo dei romani o primo degli europei, per dirla alla Georges Minois, la verità è che per un certo lasso di tempo, Aquisgrana fu il centro della rinascita carolingia in Europa ed una sorta di nuova Roma.
La concezione tedesca dell’Europa è quindi un aggregato di Nazioni guidate dalla potente economia tedesca e da essa dipendenti.
Questa frattura di concezioni ha origini ben più lontane di quelle dell’imperatore dei franchi ripuari. Nel 9 d.c. tre legioni romane guidate da un incompetente, Publio Quintilio Varo, furono distrutte in un agguato delle tribù germaniche organizzato da un ragazzo della tribù dei Cherusci al quale Roma aveva dato l’onore di essere cittadino romano. In perfetta malafede, il ragazzo attirò le legioni in un’imboscata e le massacrò. Da allora, la Germania ha praticamente detto un secco ‘no’ all’Europa basata sulla cultura greco – romana e successivamente ribadì questo no quando il bilioso monaco Lutero, considerato dai tedeschi il loro padre spirituale, decise che la Germania non doveva dipendere da un Papa romano.
Occhi acuti avrebbero fatto molta attenzione a quanto successo in Germania nel 2009, duemillesimo anniversario del tradimento del Cherusco. La Nazione di Lutero, ha festeggiato dopo duemila anni quello che i suoi storici chiamano il ‘big bang’ della nazione tedesca. In realtà ben poco ci sarebbe da esaltarsi di fronte ad un parto generato da un tradimento, ma per i tedeschi le cose vanno diversamente. I festeggiamenti hanno dato un chiaro segnale a chi voleva vederlo: la Germania, anche dopo venti secoli non ha nessuna voglia di integrarsi in una Europa che non sia la ‘sua’ Europa e se si capisce questo, si capiscono anche i vari atteggiamenti altezzosi e intransigenti dei vari Schauble e Merkel. Nel 1918 uscì un librettino di Thomas Mann: ‘Considerazioni di un impolitico’.
In questo libro Mann pone al centro della storia europea, un problema di vasta portata. E cioè la differenziazione tra ‘Kultur’ ovviamente tedesca e ‘Zivilisation’ latina. In realtà la ‘Zivilisation’ a cui si riferiva lo scrittore era riferita alla Francia, in quel tempo acerrima nemica della Germania, ma Mann era comunque portatore di una idea di cultura germanica fresca, creativa, giovane, contrapposta ad una civiltà latina decadente, vecchia, stantia. In sostanza, anche se non lo diceva chiaramente, Mann sosteneva che il mondo germanico e quello di matrice mediterranea non avevano e non potevano avere niente in comune.
Come rimediare a tutto questo? Immaginare un’Europa forte in cui ogni membro della comunità abbia parità di diritti e di peso politico, è ovviamente una chimera.
La Patria dei tedeschi non sarà mai l’Europa, a meno che questa non sia ad essi economicamente assoggettata e credere che una moneta unica possa produrre unità politica dopo oltre millecinquecento anni di guerre fratricide, non ha molto senso. L’unica soluzione è quella di creare quello che un filosofo hegeliano francese di origine russa, Alexandre Kojève, chiamava nel 1947: ‘Impero latino’, cioè una struttura geopolitica a guida francese che unisse le nazioni mediterranee intorno ad un comune e specifico interesse: contrastare la potenza economica tedesca.
Resta da fare un’ultima considerazione: non è l’economia il collante che lega popoli di diversa cultura e tradizioni.
Occorre qualcosa di maggior impatto emotivo. Dal mito di Romolo e Remo a quello di Arminio, i popoli si fondono attraverso miti comuni. L’idea di Feuerbach per cui basta dare da mangiare a tutti per renderli felici, può funzionare soltanto a chi da mangiare non ce l’ha ed in Europa, ancora questo non è avvenuto. Se vogliamo che non accada in futuro, tanto vale prendere atto che l’Europa basata soltanto sul denaro non può esistere.
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::autore_::di Riccardo Liberati::/autore_:: ::cck::679::/cck::