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Analisti e studiosi di terrorismo non concordano sull’interpretazione della recrudescenza delle ultime azioni terroristiche della setta islamica di Boko Haram.
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Analisti e studiosi di terrorismo non concordano sull’interpretazione della recrudescenza delle ultime azioni terroristiche della setta islamica di Boko Haram.
Secondo alcuni si tratta di un chiaro segnale di debolezza, una reazione alla strategia di accerchiamento di Muhammadu Buhari. Il neo presidente, per quanto sostenitore in passato della Shaaria, già introdotta nella legislazione della maggior parte degli stati del nord della Nigeria, si era pubblicamente impegnato a liberare il Paese dalla piaga della setta. La sua prima decisione è stata quella di trasferire il coordinamento militare anti terrorismo da Abuja, la capitale, al Nordest, nel cuore del teatro di guerra che abbraccia ben quattro stati: Borno, Yobe, Adamawa e Gombe.
Il massiccio impiego di kamikaze nelle più recenti azioni terroristiche, prevalentemente donne e bambini, testimonierebbe da un lato la necessità di risparmiare uomini ed armamenti, i cui rifornimenti dipendono dai donatori, presumibilmente le forze dello Stato islamico di stanza in Libia, e dal controllo dei canali di rifornimento, dall’altro le difficoltà di organizzarsi dopo i successi militari della coalizione dell’Unione Africana che li avevano privati dei rifugi strategici nelle foreste di Sambisa, nello Stato di Borno, vicine ai confini con Chad e Niger.
Secondo altri, invece, si tratta di un segnale di forza, dettato in primo luogo dalla necessità di affermare la propria esistenza durante lo svolgimento del mese del Ramadan ormai concluso, e di far passare un messaggio di assoluta dominazione sulle popolazioni inermi, attraverso saccheggi, incendi, assassini. La misura del potere è costituita, in tale caso, dal numero di azioni delittuose e dalla entità dei morti lasciati sul campo, che accrescono il potere di dissuasione nei confronti di eventuali resistenze da parte dei civili.
La lista dei recenti attacchi e dei morti.
17 luglio, venerdì, città di Gombe, capitale dell’omonimo stato, sulla direttrice che unisce gli stati del nordest nigeriano con la città di Jos (Stato di Plateau), attraverso la città di Bauchi, capitale dell’omonimo stato (nell’immagine il corridoio è segnalato in giallo).
41 morti e più di 70 feriti il bilancio delle due esplosioni verificatesi nel mercato della città, particolarmente frequentato da coloro che si preparavano a festeggiare la fine del Ramadan: festività per i fedeli di fede islamica che per i residenti in Italia il Presidente Mattarella ha voluto ricordare con un messaggio in cui formula i propri auguri, ricordando che il pluralismo di culto e il rifiuto di ogni forma di discriminazione basata sull’appartenenza religiosa sono conquiste storiche garantite dalla nostra Costituzione.
15 luglio, mercoledì, ore 16,00 nello Stato di Borno in località Baga, già svariate volte obiettivo della furia degli islamisti. Un camion che trasportava abitanti fuggiti dalle loro abitazioni nella città di pescatori sulle rive del lago Chad è stato attaccato da uomini armati nei pressi del villaggio di Garin-Giwa. Otto di loro non sono riusciti a mettersi in salvo.
Un’ora più tardi è stata la volta del villaggio di Ngamdu, ad est di Maiduguri, lontano da essa ed ancor più da Baga, teatro dell’attacco precedentemente citato. Gli islamisti hanno costruito una barricata lungo l’arteria che congiunge Damuturu e Maiduguri, facendo fuoco sulle vetture in transito con un bilancio di 20 morti. Alcune abitazioni del villaggio sono state incendiate.
Più tardi è stata la volta di Damasak, stesso stato, ma al nord, al confine con il Niger e molto prossima al lago Chad. La città era stata recentemente strappata al dominio delle cellule islamiste ad opera delle forze armate del Chad che facevano parte della coalizione voluta dall’Unione Africana. Gli alleati chadiani avevano consigliato gli abitanti di abbandonare la città in vista del loro rientro nei propri confini. Purtroppo alcuni profughi, per recuperare propri averi, erano rientrati nelle proprie abitazioni quando si è verificato l’assalto.
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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::690::/cck::