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Le origini di questa parola affondano nella storia dell’uomo e si sono conformate a livello di fenomeni sociali in molte maniere. Il suo significato politico e sindacale viene molto dopo.
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Le origini di questa parola affondano nella storia dell’uomo e si sono conformate a livello di fenomeni sociali in molte maniere. Il suo significato politico e sindacale viene molto dopo. In partenza si indicava con questo termine la scelta di non piegarsi alla logica del datore di lavoro e comunque di protestare contro ingiustizie, rischi, discriminazioni e via dicendo.
Nella sua accezione più consueta, significa astensione organizzata dal lavoro di un gruppo più o meno esteso di lavoratori dipendenti, appartenenti al settore pubblico o privato, per la tutela di comuni interessi e diritti di carattere politico o sindacale. Il diritto di sciopero nel nostro paese è sancito dall’articolo 40 della Costituzione, che demanda alla legge ordinaria la funzione di disciplinarne l’esercizio; tuttavia, mancando a tutt’oggi una legge generale al riguardo, fatta eccezione per alcuni settori particolari (centrali nucleari, controllori di volo, e soprattutto pubblico impiego, nel cui ambito vigono le leggi 1990/146 e 2000/83, concernenti, tra le altre cose, la precettazione e il reato di interruzione di pubblico servizio), la regolamentazione di alcuni aspetti dello sciopero resta affidata alle organizzazioni sindacali e all’intervento del giudice o dei Ministeri di volta in volta competenti.
In relazione alla natura e ai fini può essere definito economico, attuato dai lavoratori per motivi di ordine economico (per esempio, aumenti salariali, riduzione dell’orario di lavoro); politico seindetto per esercitare una pressione sul potere politico in favore di una determinata soluzione di un grande problema della vita nazionale; o ancora di protesta, contro provvedimenti o avvenimenti, di solidarietà, attuato non per i proprî interessi ma per sostenere quelli di altri lavoratori. Per il modo in cui si attua può essere generale, parziale, cioè limitato a determinate categorie di lavoratori; ad oltranza o a tempo indeterminato rispetto alla possibile durata anche oltre il raggiungimento degli obiettivi prefissati. La pratica ha poi prodotto infinte varianti locali, comportamentali, legate all’inventiva e al momento. Sciopero si definisce anche l’interruzione volontaria dell’esercizio della propria attività, attuata da professionisti o esercenti come forma di rivendicazione, di protesta, di pressione. Esiste poi quello della fame (in inglese hunger strike), manifestazione di protesta o forma di lotta adottata da gruppi o da persone singole, e consistente in una prolungata astensione dal cibo. In senso anche scherzoso di dice sciopero, il riposarsi o astenersi comunque dal fare ciò che si dovrebbe fare.
Nel diritto del lavoro, la giurisprudenza ha costruito punti di riferimento esaurienti per descrivere e prevedere quasi ogni forma di astensione, le sue motivazioni, i suoi scopi.
Ecco perché appare provenire dalla Luna il sistema di astensione dalle proprie competenze che caratterizza nel nostro paese alcuni settori, pubblici o privati. Soprattutto nel primo ambito, come avvenuto nelle scorse settimane nella capitale (per il trasporto pubblico) e nel settore del trasporto aereo, nei luoghi culturali, come Pompei o molti musei in tutto il territorio nazionale. Al di là della comprensione delle esigenze economiche e sociali pur sempre presenti e rispettabili, sfugge tuttavia il valore di solidarietà che dovrebbe essere la forza sottesa alle azioni di questo o quel gruppo di lavoratori. Nei casi citati, il risvolto è stato quello di lunghe file di passeggeri in attesa sui piazzali, nelle aree interne aeroportuali, e davanti ai cancelli chiusi di monumenti e reperti del passato, quella ricchezza ineguagliabile che ci ostiniamo a devastare.
E’ lo spettacolo di questa gente – costretta a sopportare caldo ed afa con pochi strumenti di sollievo mentre da casa si reca la lavoro o viceversa, o moltitudini di turisti che ancora privilegiano le nostre bellezze abbandonati senza informazioni e indicazioni, tranne laconici e insultanti manifesti affissi qua e là – a creare un senso di depressione prima, di sconcerto e rabbia, subito dopo. Perché a creare tutto questo sono gruppetti, gruppuscoli di addetti ai servizi la cui azione è spesso scollegata dalle organizzazioni sindacali e dalle regole previste per dare dignità allo sciopero.
In sostanza si può scioperare per qualsiasi motivo, in qualsiasi momento, in dispregio della decenza, della logica e dell’intelligenza. Con buona pace di quello che è un diritto inalienabile di chi lavora. Ecco, forse il punto … di chi lavora!
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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::711::/cck::