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In questa rubrica, Roberto Savio , fondatore e presidente emerito della agenzia di notizie Inter Press Service (IPS) ed editore di Other News
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In questa rubrica, Roberto Savio , fondatore e presidente emerito della agenzia di notizie Inter Press Service (IPS) ed editore di Other News, scrive che ciò che sta dietro i recenti contorti negoziati sul debito greco non è altro che una drammatica dimostrazione che l’Europa non è più quella della solidarietà, che è stato l’originale sogno europeo, ma è ora tutta basata su valutazioni fiscali e monetarie.
SAN SALVADOR, Agosto (IPS) – Nelle raccomandazioni al cancelliere tedesco Angela Merkel alla fine del mese di luglio, il Consiglio tedesco degli esperti economici ha evidenziato in quale modo un paese debole, membro della UE, potrebbe abbandonare la zona euro ed ha chiesto di rafforzare l’unione monetaria europea.
Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble vuole che la Grecia sia fuori perché non crede che sarà mai in grado di rimborsare i prestiti che ha ricevuto finora, e perché pensa che il rigore costituisca una questione di principio. In un’intervista a Der Spiegel un paio di giorni dopo la data storica del 13 luglio, alla fine dei negoziati sulla Grecia, ha detto : “Mia nonna diceva: la benevolenza viene prima della dissolutezza.”
Spiegando le raccomandazioni del Consiglio degli esperti economici, tuttavia, il suo presidente Christoph M. Schmidt ha espresso un altro parere. “Per garantire la coesione dell’unione monetaria, dobbiamo riconoscere che gli elettori dei paesi creditori non sono disposti a finanziare permanentemente i paesi debitori … Uno stato membro permanente non cooperativo non dovrebbe essere in grado di minacciare l’esistenza dell’euro.”
Questa è la migliore illustrazione dell’Europa tedesca. Qualsiasi paese che non rientri nello scenario tedesco dovrà uscire. L’Europa non è più questione di solidarietà, ma gira tutta su considerazioni fiscali e monetarie.
La Germania ora dice che il federalismo ha le sue eccezioni – ogni volta che un membro dell’Eurozona è percepito come uno sfidante delle regole dell’unione monetaria, sarà soggetto al completo annientamento della sua sovranità statuale e della democrazia nazionale. Questo è il tipo di federalismo che la Germania ora ha proclamato.
Questa posizione tedesca sulla propria visione dell’Europa, in cui le considerazioni politiche e ideali non sono più alla base del progetto europeo, ha innescato una risposta forte da una Francia normalmente obbediente.
Il presidente François Hollande, che sembra essersi improvvisamente svegliato, è venuto fuori con un appello a rafforzare l’integrazione europea con la creazione di un “governo della zona euro”, che va nella direzione opposta a quella di Berlino.
La Germania, ovviamente, andrà avanti perseguendo il proprio obiettivo, ma l’asse Parigi – Berlino, che era stato concepito come il fulcro dell’integrazione europea è stato ora seriamente indebolito dopo l’accordo imposto dalla Germania sulla Grecia il 13 luglio. Così ora abbiamo un importante riallineamento.
La Francia è stato il paese che ha sempre bloccato progressi sostanziali in materia di integrazione europea, votando continuamente contro qualsiasi passo radicale verso l’integrazione, per preservare il più possibile della propria sovranità nazionale.
Ora è la Germania che è intenta a cambiare il corso dell’integrazione, da un progetto politico di un sistema monetario di cambio fisso basato su paesi creditori – un sistema in cui alcune democrazie sono più uguali di altre.
A Schäuble è stata attribuita una preoccupazione per la crescita di ruolo politico della Commissione europea, nell’interferire sulle questioni politiche per le quali non ha mandato. Ed è un fatto nudo e crudo che l’accordo di Bruxelles del 13 luglio ha cercato di allontanare la politica e la discrezionalità dal funzionamento dell’unione monetaria, un’idea che è stata a lungo molto cara ai francesi, proprio quelli che ora vogliono una maggiore integrazione europea come protezione da un’Europa tedesca.
Dovremmo tutti renderci conto che l’idea di Europa come progetto politico, basato sulla solidarietà e il sostegno reciproco, è in declino.
L’Unione monetaria non è più solo un passo verso un’unione politica democratica, che Helmut Kohl e François Mitterand avevano cercato di realizzare alla riunificazione della Germania, e verso la creazione dell’euro.
Infatti, stiamo ritornando a una versione più tossica del vecchio meccanismo di cambio degli anni ‘90 che lasciò i paesi intrappolati in un meccanismo che ha lavorato soprattutto per la Germania, e che ha portato alla uscita della sterlina inglese ed alla temporanea uscita della lira italiana.
Ma l’euro, come il premio Nobel per l’economia Paul Krugman dice: “si è trasformato in un Roach Motel, una trappola da cui è difficile sfuggire.” Una volta che sei dentro, non si può uscire, e bisogna accettare il diktat dei creditori.
Un altro premio Nobel per l’economia, Joseph Stigliz, che è stato capo economista della Banca Mondiale, sostiene che l’attuale politica europea di austerità a tutti i costi, è come il tornare indietro alla “prigione per debiti del 19° secolo. Proprio come i debitori che in carcere non hanno potuto realizzare reddito per il rimborso del debito, la sempre più profonda depressione in Grecia la renderà sempre meno in grado di sdebitarsi.”
Naturalmente, ciò che non viene mai detto apertamente (se non da Stiglitz) è che nel salvataggio della Grecia un motivo centrale per l’estremismo del nuovo pacchetto di condizioni era quello di impartire una lezione ad un partito di sinistra radicale, Syriza, e al popolo Greco che aveva avuto l’audacia di rifiutare gli appelli dei leader europei di votare contro quel partito.
Non è un caso che paesi come la Polonia, che chiedevano di essere ammessi alla zona euro, abbiano ritirato le loro richieste. L’euro è diventato una vera questione politica, con partiti di ogni parte di Europa che chiedono di uscirne. E’ diventato la prima linea di azione per coloro che si oppongono all’integrazione europea.
Fino ad ora, la risposta dei governi europei è stata quella della impossibilità di farlo con questa Costituzione europea. Ma ora che il Consiglio tedesco degli esperti economici è venuto fuori con una proposta concreta su come farlo, quella linea di difesa si sta sgretolando.
Secondo molti analisti, Angela Merkel sta giocando con il fuoco. La Germania non può rimanere leader credibile di una coalizione di paesi del Nord e dell’Est europeo e ignorare le realtà e le esigenze del Sud Europa. Questo è insostenibile, anche nel medio termine.
Nel frattempo, il mondo va avanti. Entro sette anni l’India avrà superato la Cina come paese più popoloso del mondo, mentre in pochi decenni la Nigeria avrà una popolazione più numerosa di quella degli Stati Uniti.
E l’Europa? L’Europa sarà diventata il continente con il più alto numero di anziani e la minore produttività, e dovrà affrontare i suoi quattro cavalli dell’Apocalisse:
• una soluzione per le relazioni con la Russia;
• comune accordo su come affrontare il drammatico flusso di immigrati, quando i paesi non sono nemmeno in grado di trasferire 40.000 persone in una regione di 450 milioni;
• una vera politica sull’esplosivo Medio Oriente ed il terrorismo; e, infine
• la richiesta del Regno Unito per un nuovo accordo sull’Unione europea, in alternativa alla sua uscita dall’Europa.
Possiamo tranquillamente scommettere che tali negoziati, che saranno basati esclusivamente su questioni economiche, costituiranno il bacio della morte per il sogno europeo originale. (FINE / SERVIZIO COLUMNIST)
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