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Mia nonna diceva sempre :”Se vuoi capire come andrà il mondo, devi capire le paure dei bambini“, parole semplici, ma di una verità grandissima.
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Mia nonna diceva sempre :”Se vuoi capire come andrà il mondo, devi capire le paure dei bambini“, parole semplici, ma di una verità grandissima.
Quando eravamo piccoli, non parlo delle guerre Puniche, le nostre paure più ricorrenti erano il buio, l’uomo nero, il mostro sotto il letto per non parlare dei fantasmi e così via, influenzati da qualche favola o racconto dei grandi.
Oggi queste paure quasi non esistono più tra i giovanissimi, le angosce più evidenti che rendono il bambino insicuro sono quella economica, la crisi tra i genitori con conseguente divorzio, il non essere all’altezza delle aspettative dei genitori e da qualche tempo anche il bullismo o il confronto con gli altri arrivando, come in Giappone, con i ragazzi che si rinchiudono nella propria stanza e non ne escono più per ore e anche giorni, perché il mondo, e soprattutto il confronto con gli altri, sono troppo difficili da affrontare.
“La paura dei fantasmi — ha scritto Tim Lott, sul Guardian, autore appassionato di famiglie — è stata sostituita da quella del fallimento“.
Insomma, anche le paure non sono più quelle di una volta, verrebbe da dire.
Questo cambiamento nelle angosce dei bambini che, purtroppo, spesso si porteranno per tutta la vita, è avvenuto in maniera che non ce accorgessimo, lasciando bollire una pentola a pressione che prima o poi potrebbe anche scoppiare e l’Italia non è così diversa dal resto del mondo. Secondo una ricerca dell’Agippsa, l’Associazione gruppi italiani di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Adolescenza, su 483 studenti dell’ultimo anno di liceo, tra Milano, Parma e Catania, il 54,35 % dei giovani intervistati è preoccupato per il proprio futuro e il 23% mantiene addirittura una “forte angoscia” esistenziale, altro che beata gioventù.
I mali di questa situazione cominciano: “Col troppo investire sui figli, che sono spesso la cosa più importante della famiglia. – afferma Matteo Lancini, presidente di Agippsa – Basti pensare a come sono cambiate le nostre amicizie: prima i nostri figli giocavano con i figli dei nostri amici, ora siamo noi a costruire le amicizie fin dall’asilo nido coi genitori dei compagni che loro preferiscono. Poi i più piccoli assorbono un’idea di successo e di narcisismo che li convince che è il benessere la cosa più importante “.
Poi, quando arriva l’adolescenza non c’è più come un tempo il sano conflitto tra genitori e figli, ma l’idea che il proprio eventuale fallimento sia vissuto con grande angoscia da papà e mamma, e il desiderio spasmodico di accontentarli, maschera quasi sempre atteggiamenti di ostilità.
Ma l’aspetto più doloroso è l’insicurezza dei giovani per il futuro.
Ancora il 50% degli intervistati dall’Agippsa vede il mondo di domani inospitale tra guerre, inquinamento ed assenza di spazi verdi, ma ciò che fa riflettere, non senza preoccupazione, è il 45% di loro che a queste paure aggiungono anche la paura di un superamento del mondo virtuale, dove gli adolescenti vivono gran parte della propria esistenza lontani anni luce dalla vita reale.
Una realtà che diventa, così, sempre più confusa per un bambino o adolescente che non sa distinguere la verità nella vita quotidiana; a tutto questo va aggiunta la pressione famigliare, spesso è il padre, per far rinunciare ai figli i propri sogni, rinuncia che influenzerà in seguito negativamente la loro vita sentendosi per sempre defraudati del loro futuro.
“I figli si rappresentano che sarà il padre, più della madre, a farli entrare in una correlazione positiva col futuro — dice Lancini, uno degli intervistatori Agippsa — E la scommessa dovrebbe essere quella di avvicinare l’idea di trovare un buon lavoro e di mantenersi alle proprie capacità e ai propri sogni. Insomma, aiutarli a trovare una vocazione“.
Per fortuna i bambini con queste angosce si possono aiutare, un rimedio alle paure parlando soprattutto con i gesti del corpo.
Lawrence J. Cohen, famoso psicologo americano che ha studiato soprattutto il gioco, vera e propria enciclopedia per conoscere gli stati d’animo dei piccoli, sul quale ha scritto un libro “Le paure segrete dei bambini”, un compendio di tecniche per aiutare a affrontare con successo le angosce infantili.
Anche cose apparentemente banali come il gioco del cucù, il nascondino, avere un rapporto di amicizia con bambole o peluche che appaiono e scompaiono da dietro la schiena della mamma, aiutano i piccoli a rifuggire dall’ansia che li assale ogni volta che c’è da provare qualcosa di nuovo: da un cibo diverso da quello consumato in famiglia o conoscere gente nuova, è la prima scelta da fare da soli.
“Stare accanto a un bambino o a un ragazzo trasmettendogli continuamente l’idea che deve farcela – dice Alberto Pellai, medico e ricercatore che si occupa soprattutto di prevenzione – e che se non ce la farà ora, che si tratti di un’interrogazione o di una gara di sci, non ce la farà mai nella vita, è il metodo degli adulti già spaventati“.
Forse per rassicurare i nostri figli dovremmo noi per prima sconfiggere le nostre paure.
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::autore_::di Marco Cesi::/autore_:: ::cck::787::/cck::