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Che cos’è la povertà? È, secondo gli economisti, uno stato d’essere, una mancanza vitale di risorse che non permettono all’individuo di sopravvivere, insomma mancanza delle cose essenziali come il mangiare e la casa, due elementi che presuppongono un reddito, dunque un lavoro.
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Che cos’è la povertà? È, secondo gli economisti, uno stato d’essere, una mancanza vitale di risorse che non permettono all’individuo di sopravvivere, insomma mancanza delle cose essenziali come il mangiare e la casa, due elementi che presuppongono un reddito, dunque un lavoro.
Ma quando il lavoro manca e il costo della vita continua a salire diventa difficile poter vivere.
Su questi due elementi primari si è basato l’economista americano Arthur Okum, disoccupazione e aumento dell’inflazione, per stilare un elenco fra i 18 Paesi con un indice di miseria elevato dove non mancano le sorprese, anche se per onestà dobbiamo ricordare che questa impostazione è criticata da molti economisti a livello internazionale.
Partendo dal basso di questa classifica troviamo la Tunisia con un inflazione al 4,9% e una disoccupazione al 15,2% ecco che sommando queste due cifre otteniamo, come per tutti gli altri Paesi dell’elenco, l’indice di povertà, in questo caso di 20.1, uno degli stati più agiati dell’Africa e del Medio Oriente ma, in seguito alla rivoluzione del 2011 la situazione del paese è decisamente peggiorata.
Segue la Giamaica è al 20,7%. La sua economia si basa soprattutto sul turismo, ma deve fronteggiare un alto tasso di criminalità e corruzione.
Ottavo posto la Croazia ha un indice del 20,8% uno degli stati più prosperosi della ex federazione Jugoslava, in seguito alla crisi finanziaria del 2008 l’economia ha subito un forte rallentamento.
Segue l’Ucraina: è al 20,9% corruzione politica, riforme inefficienti seguitano a strangolare la nazione e a questo va aggiunta una situazione di politica estera non certo tranquilla.
La Mongolia ha un indice al 21,7%. Dopo un certo interesse degli investitori internazionali, oggi deve affrontare dure politiche fiscali e monetarie, che stanno aumentando l’inflazione con la diminuzione della richiesta di prodotti da esportare.
Al quinto posto, l’Egitto al 23,5% in grave difficoltà per l’incertezza politica e militare portata dalla primavera araba che colpiscono il settore turistico e manifatturiero e una crescita economica debolissima.
Curiosamente a quasi metà dell’elenco, troviamo anche due nazioni europee: la Spagna e la Grecia.
La prima con 24.1% e la seconda con 25,5%.
La Spagna, però, proprio in questi ultimi mesi sta uscendo da questa crisi tornando a crescere anche se ancora rimane alto il tasso di disoccupazione intorno al 24,3%, mentre la Grecia ha ancora e purtroppo in crescita una disoccupazione del 26,8%.
Tra i tanti problemi, l’incertezza della sua permanenza nell’Eurozona ha ovviamente scoraggiato gli investitori.
L’Iran è come indice di povertà al 26,1%, ma dopo gli accordi con gli Usa e l’alleggerimento delle sanzioni ci sono segnali per una crescita avendo una popolazione giovanissima e con una alta istruzione.
La Serbia ha il 27,8%. Disoccupazione, debito estero, pochi investimenti stranieri corruzione e una popolazione che sta invecchiando velocemente.
La Macedonia al 27,9% non riesce ad attrarre investitoti stranieri a differenza di altri stati dei Balcani, in più la corruzione e il mancato rispetto delle leggi soffocano ulteriormente l’economia.
Il Sud Africa ha un indice pari al 31,1%. Nazione ricchissima, pur tuttavia la sua economia sta rallentando, inoltre disoccupazione, povertà e disuguaglianze sociale sono solo alcuni dei problemi che la nazione deve affrontare.
Segue, sempre in Africa, il Lesotho al 32% il quale nonostante la crisi economica grazie all’estrazione dei diamanti entro la fine del prossimo anno potrebbe incrementare il suo Pil fino al 8,5%.
Verso la vetta della classifica troviamo lo Yemen con 35.2% con pochissimi introiti che derivano dai giacimenti petroliferi i quali si stanno anche esaurendo, a questo bisogna aggiungere il calo delle risorse idriche, alta disoccupazione, carestie e per finire una lunga guerra civile.
L’Argentina è un paese ricco che in poco tempo entra ed esce da queste classifiche con la prospettiva di un boom economico e una amara delusione. Oggi è al 44,1% dell’indice di miseria.
Infine sul podio salgono al terzo posto Gibuti con un indice di ben 62,9% vivendo in pratica sull’assistenza dall’estero per il pagamento dei suoi debiti e un tasso di disoccupazione del 60%.
Al secondo posto troviamo la Siria di cui è inutile raccontare la tragedia che ormai da anni sta vivendo portando quel che resta della nazione allo sbando con un indice del 67,8.
Al primo posto il Venezuela anche questa nazione ricchissima di materie prime e industria petrolifera avanzata, ma dopo dieci anni di Hugo Chávez, proseguita dal suo successore Nicolas Maduro la situazione economica è precipitata portando la nazione ad un indice di ben 70 punti, un vero record di inefficienza.
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::autore_::di Matteo Ricciotti::/autore_:: ::cck::795::/cck::