Esteri

Una rivoluzione culturale

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Roma, due giorni di conferenza euro-africana con i ministri Alfano e Gentiloni. 28/11/2014. (Foto di Oreste Fiorenza). http://www1.interno.gov.it/mininterno/site/it/sezioni/sala_stampa/gallery/2014/0891_conferenza_euro-africana/03.html?month=0
Il tema dell’immigrazione è strettamente connesso ai cambiamenti epocali che le nostre società occidentali stanno attraversando.

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Il tema dell’immigrazione è strettamente connesso ai cambiamenti epocali che le nostre società occidentali stanno attraversando.
Siamo nella post globalizzazione: dopo l’euforia di vivere in un mondo interconnesso, assistiamo ora al flusso incessante di milioni di persone che si riversano dai paesi più poveri o dalle zone in conflitto verso l’Europa, e che nessun muro, nessun filo spinato, nessun rigurgito nazionalista, nessuna misura coercitiva potrà fermare da oggi fino ai prossimi venti anni.
Ecco che allora la visione del problema cambia e appare tutta la insipienza della politica quando tenta di applicare vecchi schemi ad una situazione completamente diversa, fa leva sulla paura dell’altro, del diverso, e si rinchiude in vuoti egoismi che non hanno senso.Barbara Contini durante una recente intervista televisiva. Foto: cortesia dell’autore
Perché entro qualche anno la nostra società sarà sempre più multietnica e multiculturale e quindi occorre affrettarci a saperla gestire.
La vera politica, quella alta, che prevede e decide in tempo nell’interesse del proprio paese deve essere in grado di uscire dall’angusto spazio di un immediato consenso elettorale per aver il coraggio di scelte valide per il futuro.
Ed il futuro dello sviluppo e della sicurezza del nostro paese sta oggi nella gestione del fenomeno immigratorio.
Un esempio in tale senso ci è arrivato dalla Germania che nel giro di pochi giorni ha cambiato la propria politica perché ha saputo cogliere le opportunità per il futuro offerte dall’attuale tragedia dei profughi.
Certo si è eccepito che i profughi siriani sono più appetibili degli altri, ma anche tale affermazione mostra la pochezza del pensiero politico che lo esprime. Gli immigrati sono tutti esseri umani, sono tali perché vittime di guerre ingiuste, di governi corrotti, di ambienti sociali e climatici invivibili.
Quindi gestione del fenomeno da parte delle istituzioni nazionali e sovranazionali, politiche nuove di integrazione iniziando da una rivoluzione culturale che sappia sin dalle prime classi coinvolgere i minori stranieri, responsabilizzazione delle rappresentanze islamiche attraverso consulte ad hoc per la prevenzione di forme di radicalizzazione, fino ad arrivare al graduale inserimento nella vita sociale pubblica e privata.
Siamo già in enorme ritardo.
Altro aspetto è poi quello di adoperarsi per bloccare il crimine della tratta degli esseri umani e delle stragi in mare.
Vanno individuati “corridoi umanitari”, sia per i profughi sia per i migranti economici, per evitare che si imbarchino sulle carrette del mare, attraverso accordi tra l’Unione Europea ed i paesi più affidabili della sponda sud del Mediterraneo, per aprire sportelli in loco di presentazione ed istruttoria delle domande sia per protezione internazionale che per lavoro.
Va incentivata e resa operativa un’azione dell’Ue in tal senso avviata.
L’Italia potrebbe dare un valido contributo, in ambito ONU, anche per la pacificazione della Libia, che oggi offre le sue coste a passaggi incontrollati anche di terroristi.
Inoltre l’apertura di un confronto per cambiare le regole di Dublino, richiesta più volte dall’Italia, potrà portare ad un riequilibrio tra i paesi UE del numero di rifugiati da accogliere così da far venir meno la forte pressione sulle nostre coste che diventerebbero di transito.
Ma tali aspetti anche di grande importanza non devono comunque far venir meno la consapevolezza che nulla sarà più come prima e che il nostro paese necessita da subito di articolate politiche di integrazione.

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