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La prima Volkswagen non arrivò mai ai proprietari

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La famosa “vettura del popolo”, la traduzione letterale della Volkswagen, ha una storia ancora tutta da raccontare che risale agli inizi della sua fondazione.

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La famosa “vettura del popolo”, la traduzione letterale della Volkswagen, ha una storia ancora tutta da raccontare che risale agli inizi della sua fondazione.
Come sappiamo, al principio degli anni trenta Hitler voleva motorizzare il popolo tedesco, fino ad allora solo un tedesco su 50 aveva un’automobile, offrendo loro un auto compatta, poco costosa, robusta, facile da pagare e soprattutto con poca manutenzione. “Un’auto – diceva Hitler –capace di portare due adulti e due bambini a cento chilometri l’ora“.
L’incarico di progettarla fu affidato all’ingegner Ferdinand Porche, in seguito progettatore e proprietario delle famose auto sportive.
Dopo vari studi e prototipi agli inizi del 1937 Porche presentò al Führer la prima auto del popolo che, entusiasta del modello, decise per la sua realizzazione anche il luogo dove costruirla, vicino ad Hannover creando di fatto una nuova città, Wolfsburg, una delle capitali oggi dell’auto mondiale. E qui comincia la truffa.
La prospettiva industriale era di costruire in breve almeno un milione di auto al costo di 990 marchi, con un sistema allora rivoluzionario di pagamento con lo slogan:”Cinque marchi alla settimana devi risparmiare se la tua macchina vuoi guidare“, il tutto agevolato da un libretto dove l’acquirente poteva attaccare i buoni che confermavano l’avvenuto pagamento mensile alla fine del quale poteva richiedere l’auto.
Insomma prima pagare e poi avere l’auto.
Oltre un milione di tedeschi in poco meno di un anno aderirono all’iniziativa pagando regolarmente le loro quote, ma al momento di ricevere la tanto agognata macchina ecco che scoppia la guerra con l’invasione della Polonia; è il 1939.
La Volkswagen comincia a cambiare subito produzione con mettere in produzione la famose Kübelwagen, vettura militare quadrata ed essenziale resa famosa in tutti i film di guerra degli anni successivi.
Terminata la guerra, la fabbrica riprese a produrre un’auto modificata rispetto al 1936, nasceva il “Maggiolino”, un successo strepitoso in tutto il mondo, fino ad arrivare ai giorni nostri e all’odierno scandalo della società automobilistica.
Per quanto riguarda i clienti di prima del conflitto, quasi nessuno vide mai neanche una ruota della propria auto in compenso rimanevano di loro proprietà i libretti con sopra attaccati i buoni già pagati.

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::autore_::di Fabrizio Cerami::/autore_:: ::cck::816::/cck::

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