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Ricordate?, fino a qualche settimana fa ogni talk show televisivo, ogni prima pagina di giornale e ogni politico, senza dimenticare la presenza di attori, cantanti e quant’altro pontificavano sull’immigrazione…
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Ricordate?, fino a qualche settimana fa ogni talk show televisivo, ogni prima pagina di giornale e ogni politico, senza dimenticare la presenza di attori, cantanti e quant’altro pontificavano sull’immigrazione con le teorie contraddittorie di chi vedeva in questa affluenza senza alcun controllo una ricchezza culturale ed economica e chi, invece, individuava solo una invasione di uomini e donne lontane dalla nostra storia.
Il problema sembra scomparso, non se ne parla più, eppure esiste e diviene ogni giorno più grave per l’inconsistenza di una politica, degna di questo nome, da parte dell’Europa.
Ogni governo va in ordine sparso con risultati ovviamente assai modesti per non dire fallimentari.
Ad appena un mese dalla tanto strombazzata votazione che stabiliva il ricollocamento dei migranti all’interno dell’Ue dove erano previsti 160mila posti ad oggi sono solo 1.375 e, con un cinismo assurdo, gli Stati della cosiddetta Unione europea lasciano all’Italia e alla Grecia ancora una volta il problema immigratorio in contrasto alle decisioni degli organi europei.
Il piano, ricordiamolo, presumeva di risistemare nei prossimi due anni almeno 160mila migranti in tutta Europa, diminuendo così la tensione migratoria almeno nel Mediterraneo relativamente a 39mila e 66mila profughi, ma nessuno di questi sembra aver ancora lasciato le due nazioni di prima accoglienza, Italia e Grecia.
Infatti, la Spagna, dati della Commissione europea, ha programmato appena 50 posti su 9.323 che le spettano dagli accordi, la Francia nientemeno 40 su 19.714, ma ha deluso anche la Germania di Angela Merkel che, nonostante la campagna buonista per i profughi siriani, ha dato disponibilità per ora di soli 10 posti a fronte di 27.536.
Comunque, c’è chi ha fatto peggio come Austria, Repubblica Ceca, Croazia, Estonia, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Ungheria, Slovacchia e Slovenia che non hanno dato, almeno fino ad ora, alcuna disponibilità ad accogliere anche un solo profugo.
Curiosamente gli Stati più “ospitali” sono quelli che devono accogliere un numero minore di persone come la Romania (300 su 4.180), la Finlandia (200 su 2.030) e Malta che ha già raggiunto la quota che le spettava.
Un caso a parte si sta manifestando invece nella nazione in testa all’ospitalità dei profughi, la Svezia, con 300 posti su 3.728 concordati, ma che adesso comincia ad avere qualche ripensamento.
“La Svezia si è assunta una responsabilità sproporzionatamente grande in confronto ad altri Paesi dell’Unione Europea ed ora siamo estremamente provati – ha dichiarato in un comunicato il premier Stefan Lofven – È tempo che anche altri Stati si assumano le proprie responsabilità ed è questo il motivo per cui il governo chiede una redistribuzione dei rifugiati dalla Svezia“.
La nazione scandinava, sta ospitando una media di diecimila richiedenti asilo a settimana e entro fine anno si stima che abbia accolto fino a 190.000 persone a fronte di una previsione di 74 mila persone, su una popolazione totale di 9,8 milioni di abitanti, senza contare quelli già arrivati negli anni scorsi.
Una situazione che sta creando anche nella pacifica società svedese non pochi malumori, agitazioni sociali, manifestazioni xenofobe e una parte della popolazione diventa sempre più intollerante allo straniero per i costi economici e sociali assai elevati che ricadono poi sulle loro tasse.
Insomma, dopo l’euforia, ricordate Alfano dopo il vertice di Bruxelles: “È successa una cosa rara e importante – spiegava – l’Europa non ha discusso, ma ha deciso. E ha deciso, altra cosa rara, in favore dell’Italia. Non perché siamo buoni, ma perché avevamo ragione noi“. Purtroppo per il nostro ministro, siamo, come nel gioco dell’Oca, tornati al punto di partenza con in più i malumori di tutti i 28 Stati europei, nessuno escluso.
Pian piano, la solidarietà iniziale dovuta all’emergenza sta lasciando il campo ad una reazione meno emotiva, ma più concreta che non guarda molto al politically correct.
“Gli immigrati irregolari vanno arrestati e nella impossibilità rispedirli al più presto nei loro luoghi di origine, possono restare detenuti per 18 mesi“.
A parlare così non è un leghista come Matteo Salvini, ma Fabrice Leggeri, il direttore esecutivo di Frontex, (l’Agenzia europea per il controllo dei confini).
“Una situazione impossibile ormai da gestire” ed ancora “Sono stati registrati 800mila ingressi irregolari alle frontiere della Ue – afferma in una intervista al quotidiano tedesco Bild – Un aumento del 250% rispetto agli arrivi dei migranti nello stesso periodo del 2014. Chi è entrato irregolarmente – prosegue il direttore di Frontex – e non ha diritto all’asilo, deve rapidamente essere ricondotto nel proprio Paese. Per poter agire in tal senso, sono necessari dispositivi di accoglienza, nei quali dovranno poter essere detenuti in caso di necessità“.
Parole che non lasciano dubbi sul futuro della cosiddetta politica europea per l’immigrazione: il caos.
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::autore_::di Rosario Vitti::/autore_:: ::cck::881::/cck::