Esteri

L’Occidente vota per uno ieri migliore

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Il bacio tra Leonid Il'ič Brežnev ed Erich Honecker. La scritta in alto, in cirillico, recita: "Signore! Aiutami a sopravvivere a questo amore letale". Foto: "Segment with Graffiti of the Berlin Wall (3 of 4) (cropped)" di Lklundin
Le ultime elezioni in Svizzera e in Polonia, sono buoni indicatori di ciò che potrà accadere ovunque nel resto d’Europa, con una crescente ondata irresistibile di profughi.

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Le ultime elezioni in Svizzera e in Polonia, sono buoni indicatori di ciò che potrà accadere ovunque nel resto d’Europa, con una crescente ondata irresistibile di profughi. Ma per coloro che cercano una lettura olistica del disordine internazionale, dobbiamo prima fare alcune considerazioni importanti, su cui vi è un consenso crescente. Poniamo gli eventi in una intelaiatura più ampia.
Primo, l’attuale sistema di relazioni internazionali e di governance nazionale non funziona più. Siamo in un periodo di transizione, ma nessuno sa per dove. La sinistra è senza un manifesto, e il giusto è soltanto il cavalcare lo status quo.
Secondo, siamo in una “nuova economia”, basata sulla supremazia della finanza sulla produzione dell’uomo. Funzionari non eletti, come i governatori delle banche centrali, accrescono il proprio potere sempre più di prima. Questa “nuova economia” considera il lavoro precario come naturale, la disuguaglianza sociale come una realtà legittima, il mercato come unica base per lo sviluppo della società, e lo Stato come inefficiente e freno al settore privato.
Terzo, le istituzioni politiche hanno perso la loro lucentezza. Nessun partito politico ha più un movimento giovanile. Esse sono percepite sempre più come auto referenziali, considerando i cittadini solo come elettorato, e sono viste più come parte del sistema di potere che come portavoce dei loro cittadini. Il costo della politica (e la corruzione) sta crescendo di anno in anno. Le prossime elezioni americane costeranno più di 4 miliardi di dollari, e fino ad ora solo 145 donatori hanno già pagato più del 50% della campagna elettorale. Secondo la London School of Economics, il costo della campagna elettorale in Europa è aumentato del 47% negli ultimi dieci anni. In altre parole, molti pensano che ora viviamo in una democrazia che si sta trasformando in una plutocrazia.
Quarto, il multilateralismo è in crisi. Gli Stati Uniti hanno smesso di ratificare qualsiasi trattato internazionale, dal diritto dei minori, al diritto del mare. Le Nazioni Unite sono state emarginate. Le organizzazioni regionali, come l’Unione africana, l’Asean, o l’Organizzazione degli Stati Americani, sono notoriamente senza denti. E l’Unione europea sta andando da una crisi esistenziale sull’euro (Grecia), dentro una più grave, i rifugiati. Il Regno Unito sta conducendo una campagna per la devoluzione di poteri da Bruxelles, che creerà un precedente cui altri aderiranno.
Se tali considerazioni (tra molte altre), sono considerate valide, allora non è difficile capire che gli elettorati europei stanno votando sulla base di una nostalgia politica, un simbolo della sicurezza. Di fronte a un futuro incerto, il sogno di tornare a un passato migliore è forte. Entrambe le elezioni svizzere e polacche hanno premiato il partito che voleva difendere l’identità nazionale contro gli stranieri, soprattutto musulmani, e di religione nazionale, una religione contraria ai valori europei su la libertà sessuale, il matrimonio tra gay, l’aborto libero, e gli stili di vita decadenti.
Vale la pena di ricordare che fino alla crisi finanziaria del 2007, i partiti xenofobi e di destra erano entità politiche marginali in quasi tutta l’Europa. In breve tempo, sono diventati attori importanti in tutta Europa, anche nei paesi noti per il loro senso civico e la tolleranza, come l’Olanda ed i paesi nordici. E’ sconcertante vedere lavoratori e persone a basso reddito votare per il Fronte Nazionale in Francia, Cinquestelle in Italia, o UKIP in Gran Bretagna, e ora Pace e Giustizia in Polonia. Ciò che li ha condotti alla xenofobia, ai partiti di destra ed antieuropei, è il sogno di tornare a un passato sicuro e ordinato. Essi non vogliono votare per un futuro incerto: trovano più rassicurante votare per un tempo in cui la politica era nazionale, non c’era una burocrazia senza volto a Bruxelles a dettare come imballare i pomodori, e una moneta sovranazionale, l’euro, manovrata da banchieri potenti non eletti nella BCE a Francoforte, con una Germania egemone sovra ordinata agli altri paesi. Vale anche la pena ricordare che una gran parte dei cittadini europei non ha ancora recuperato la qualità della vita di cui godeva prima del 2007. E che i giovani pagano un costo sproporzionato per una crisi originata dalla finanza, che per il salvataggio ha ricevuto molto più denaro che da qualsiasi politica per l’occupazione, o per il recupero sociale.
Il sogno del ritorno al passato è anche il motivo della creazione dell’ala repubblicana radicale, il Tea Party, negli Stati Uniti, e della vittoria di Justin Trudeau in Canada. Le differenze tra Stati Uniti e Canada sono state fortemente ridotte dal primo ministro uscente Harper, ed i canadesi hanno voluto tornare ai bei vecchi tempi di Pierre Trudeau. E mentre l’Occidente ha un’età dell’oro recente su cui sognare, nel Sud del mondo, il nazionalismo, un gemello della politica della nostalgia, è in crescita. Questo è il caso dei paesi con un passato glorioso, come il Giappone, con Abe, e la Cina con Xi, ma anche Thailandia, India e Sri Lanka.
Ma per l’Ovest, c’è un problema. Ora ci sono 60 milioni di rifugiati, e in questa cifra non vi sono coloro che sfuggono dalle persecuzioni sessuali, come i gay in Africa, o la donna da Boko Haram in Nigeria; coloro che sono costretti dai cambiamenti climatici (altri 15 milioni entro il 2025, secondo le Nazioni Unite); e coloro che fuggono da fame e dittature. Migranti è un termine molto più rappresentativo della realtà di quanto non sia rifugiati, che sono per l’Europa coloro che fuggono da conflitti chiaramente riconosciuti. E l’Occidente è dietro molti di questi conflitti. Si calcola che da quando la Russia è intervenuta in Siria, ora ci sono ulteriori 150.000 siriani in fuga dalla guerra. La demografia è chiara. La popolazione africana diventerà un miliardo di persone entro il 2030, e l’Europa perderà almeno 15 milioni di persone fino ad allora.
Le leggi della fisica ci insegnano che cosa accade quando un eccesso di liquido trova uno spazio vuoto. L’Europa che conosciamo, omogenea, bianca, cristiana e tollerante è destinata a scomparire. Ma non sarà senza molta sofferenza. Gli Stati Uniti diventeranno un paese multiculturale e multietnico fra poco più di cento anni. Secondo i dati registrati dal più importante punto di ingresso, l’isola di Ellis, 9 milioni di irlandesi, tedeschi, austriaci e scandinavi, sono entrati nei tempi del battello a vapore, con più di 8 milioni di polacchi, bulgari, rumeni, ungheresi, russi, e le popolazioni dei Paesi Baltici, e più di cinque milioni di italiani e greci. In pochi decenni, un totale di 22,5 milioni di europei diventano americani. L’Europa non è pronta neanche ad un decimo di questo…

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(*) Giornalista italiano-argentino. Co-fondatore ed ex direttore generale di Inter Press Service (IPS). Negli ultimi anni ha anche fondato Other News, un servizio che fornisce “informazioni che i mercati eliminano”. Other News. In spagnolo: www.other-news.info/noticias/ in inglese: www.other-net.info

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::autore_::di Roberto Savio (*)::/autore_:: ::cck::875::/cck::

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