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Nell’era dove la tecnologia è sovrana, non possiamo fare a meno di strumenti come smartphone o PC, anche se, per un uso eccessivo, hanno sviluppato in noi una dipendenza…
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Nell’era dove la tecnologia è sovrana, non possiamo fare a meno di strumenti come smartphone o PC, anche se, per un uso eccessivo, hanno sviluppato in noi una dipendenza cronica, tale da risultare impossibile, se non impensabile, poterne viverne senza.
Il problema è serio. Basti pensare che ad oggi gli utenti connessi ad internet sono circa 6 miliardi in tutto il mondo, sia da Pc, da smartphone o da tablet, muovendo un mercato che solo nel primo trimestre del 2015 ha registrato una crescita del 4,1% con un fatturato di 4,24 miliardi di euro ed ancora in continua espansione.
Cifre da capogiro se pensiamo che solo nel 1996, i computer connessi nel mondo erano appena 10 milioni e solo nel 1991 l’Italia ha avuto il suo primo sito web italiano,il Crs4 (Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna).
Per quanto riguarda il lavoro, pur essendo costretti ad interagire per molte ore al giorno davanti ad uno schermo, si pensa generalmente che ciò sia completamente esente da rischi per la salute, purtroppo le cose non stanno così.
Con l’avvento del progresso, si sono sviluppate patologie professionali chiamate in gergo “tecnopatie“, causate dall’azione nociva, lenta e prolungata nel tempo, di fattori di rischio come l’ambiente lavorativo o gli strumenti utilizzati nel suo svolgimento.
La lista di queste malattie è molto vasta, comprende quelle dovute dal contatto con sostanze o leghe tossiche per non citare quelle agli arti superiori dovuti anche all’uso eccessivo del mouse che spesso procurano la tendinite, il tunnel carpale e l’elenco, purtroppo, potrebbe continuare.
Tutte queste malattie costituiscono un problema serio anche in Italia, dove nel settore terziario è occupato il maggior numero di lavoratori e dove i Pc sono un elemento fondamentale di rischio per patologie, come già accennato, che pur non essendo mortali, possono tuttavia diventare invalidanti.
Fino a poco tempo fa i problemi sanitari causati dall’utilizzo dei Pc non erano riconosciuti dall’Inail (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni), almeno fino al febbraio del 2013, quando, con sentenza definitiva, la Corte d’Appello dell’Aquila ha riconosciuto una nuova malattia professionale: la tecnopatia da mouse.
Questa nuova patologia è stata ammessa grazie alla consulenza tecnica d’ufficio nei confronti di un impiegato presso la banca Caripe di Pescara che dal 1983, a causa dell’uso abituale dalle 8-9 ore lavorative con il mouse, ha contratto una tecnopatia.
La sentenza di fatto smentisce l’Inail che aveva ipotizzato invece un’ereditarietà della patologia e non trovava, dunque, un motivo valido l’uso abituale del mouse.
Il tribunale di Pescara invece ha accertato che l’uomo è affetto da una sindrome dal nome assai complicato: “pronatoria del nervo mediano dovuta da overdose del mouse”, riconoscendo così la sua attività lavorativa come causa di tale patologia.
Dichiarando questa inabilità al 15%, la legge ha condannato l’istituto a corrispondere al bancario non solo il dovuto indennizzo, ma con in più gli interessi.
È il primo caso in Italia e sicuramente questa è una sentenza storica sia per il riconoscimento della patologia e sia per il suo risarcimento.
Ora dovremo attenderci una sere di ricorsi di lavoratori colpiti da questa sindrome dando una speranza a tutti coloro che prima di questo importante precedente non ne avevano assolutamente.
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::autore_::di Gianfranco Cannarozzo::/autore_:: ::cck::936::/cck::