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L’abbattimento, questa settimana di un aereo russo da parte della Turchia, vicino al confine siriano rischia di complicare ulteriormente la confusione che circonda la Siria.
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Roma, 26 novembre 2015 – L’abbattimento, questa settimana di un aereo russo da parte della Turchia, vicino al confine siriano rischia di complicare ulteriormente la confusione che circonda la Siria.
Putin ha definito la Turchia un “complice dei terroristi” e ha sostenuto che il petrolio estratto dall’ISIS, vitale per le sue finanze, viene venduto attraverso la Turchia. Questo era un segreto a quattro voci, come il segreto che tutti conoscono, che Arabia Saudita e Qatar in realtà finanziano il terrorismo sunnita…
Nel frattempo, la Francia sta promuovendo il sostegno militare dei paesi europei. Il primo ministro britannico David Cameron ha promesso sostegno con l’annuncio di un aumento del suo bilancio della difesa di 16.800 milioni di sterline, riducendo la spesa pubblica per l’istruzione e la sanità.
È interessante notare che, nelle varie borse valori a cominciare dalla City, il prezzo delle azioni del settore militare, sta salendo…
L’imbroglio dell’ISIS ha fatto aumentare le spese militari. L’Arabia Saudita ha recentemente acquistato un missile degli Stati Uniti per 1,75 miliardi di dollari, con il pretesto di combattere i ribelli Houthi in Yemen, che per il fatto di essere sciiti sono automaticamente nemici, nell’essere considerati parte del gioco per il potere dell’Iran nella regione. Considerando che gli Houthis non hanno neanche un elicottero, è un acquisto interessante…
Allo stesso tempo, ogni spesa militare saudita viene eguagliata dall’Iran, seguito dagli altri paesi del Golfo. Tutti nella regione cercano di non restare indietro. L’unico paese che non ha un aumento della spesa militare è solo la Tunisia risultato positivo della primavera araba. Tuttavia, nessuno sta davvero investendo per rafforzare la propria fragile democrazia. Ciò che è chiaro è che il denaro è sempre a disposizione per la guerra, ma non è sufficiente per la pace…
Le spese militari globali dello scorso anno sono state di 1,7 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti, il più grande spendaccione, aveva un bilancio della difesa di 711.000 milioni di dollari, seguiti dalla Cina con 143.000 milioni di dollari, con un incremento del 170% dal 2002. La Russia ha registrato un aumento del 53% dal 2014, ed è ora a quota 72.000 milioni di dollari, superando la Gran Bretagna con 62.700 milioni e la Francia, che raggiunge i 62.500 milioni di dollari
L’aumento del bilancio britannico dovrà essere sostenuto dalla Francia, che a sua volta comporterà un ulteriore aumento del bilancio russo, come già annunciato dal presidente russo Vladimir Putin.
A bilanci della difesa ora si devono aggiungere le spese derivate dal controterrorismo. L’Istituto per l’Economia e la Pace (IEP) ha stimato i costi diretti dell’antiterrorismo nel 2014 in circa 53.000 milioni di euro. Nei costi diretti è compresa la perdita di vite umane ed i danni alle proprietà.
Naturalmente, per quanto detto, crescerà nel 2015 e salirà ulteriormente nel 2016. Se si aggiungono i costi indiretti a quelli diretti, la cifra salirà in modo esponenziale. Qual è il costo della perdita del turismo, la riduzione dei clienti nei ristoranti, nei concerti e negli altri eventi pubblici?
Per il Giubileo Straordinario (dall’8 dicembre del 2015 al 20 novembre 2016), convocato dal Papa Francesco, le stime della presenza dei pellegrini sono scese da 30 a 20 milioni di euro. Nella Piazza San Pietro, nonostante la sicurezza molto stretta, si è registrata una diminuzione del 50 per cento nel numero di fedeli che si riuniscono per ascoltare discorso settimanale del Papa.
Secondo lo IEP, l’anno scorso il costo delle agenzie di sicurezza in tutto il mondo è stato 117.000 milioni di dollari, guidato dagli Stati Uniti che spendono il 70 per cento del totale. Dopo gli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono dell’11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno investito 1,3 miliardi di dollari, una media di 73 milioni all’anno per migliorare o estendere il funzionamento delle sue agenzie di sicurezza.
La verità è che questa è una vittoria indiscutibile di Bin Laden e della crescente successione di gruppi terroristici che sono apparsi successivamente. L’Occidente è stato costretto a sostenere costi elevati ed ha sofferto un drastico cambiamento nello stile di vita.
Vale la pena ricordare che quando George Bush padre era presidente degli Stati Uniti, annunciò nel 1991, durante la guerra contro l’Iraq per punire Saddam Hussein per aver invaso il Kuwait, lo “stile di vita americano non è negoziabile”. La paura sta alimentando la xenofobia… ammettere 10.000 rifugiati siriani sarebbe una minaccia per gli Stati Uniti, secondo il Congresso statunitense.
Ma siamo sicuri che l’opzione militare è la risposta giusta al terrorismo? Le guerre convenzionali sono finite. I 50.000 soldati dello Stato Islamico non sopravvivrebbero nemmeno un mese contro un esercito regolare. Ma il conflitto siriano è in effetti un conflitto di poteri, realizzato da alcuni paesi, che hanno ridotto i siriani a semplici strumenti.
La strage di Parigi non è stata perpetrata da siriani, ma da europei di origine araba di seconda e terza generazione, il cui profilo sociale è chiaro: giovani isolati nel ghetto, emarginati dalla società che si sentivano umiliati dalla mancanza di dignità e di occupazione.
Nessuno di loro era un credente praticante, ma piuttosto il contrario. Tuttavia, hanno trovato nel terrorismo la propria redenzione, la dignità e la vendetta contro una società che a loro giudizio li aveva esclusi.
Non è con un aereo da combattimento che si sconfiggeranno i terroristi europei. Tuttavia, la maggior parte dell’aumento dei bilanci della difesa è destinato ad armi tecnologicamente avanzate, cosa che non ha nulla a che fare con la sicurezza contro il terrorismo.
E’ del tutto possibile che un cacciabombardiere sia utile solo contro l’ISIS una volta che tutti gli attori, Russia, Stati Uniti, Francia ed Europa, Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Iran, i curdi, Hezbollah e gli altri raggiungano un accordo politico.
E’ giunta l’ora di accettare che i cittadini europei non si sentano più sicuri nel sapere che le loro forze militari hanno più aerei da guerra, come anche che quelli dell’Arabia Saudita nel sapere che avranno altre 220 rampe lanciamissili.
Europa e Arabia Saudita sono due mondi con realtà molto diverse, ma con simili problemi sociali: elevata disoccupazione giovanile, disuguaglianze sociali scioccanti e declino della spesa pubblica.
I leader di Arabia Saudita sono avvezzi a comprare le persone, ma le loro riserve finanziarie sono in calo dopo la caduta dei prezzi del petrolio. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha avvertito che se i deficit continuano ad accumularsi ai livelli attuali in 10 anni staranno raschiando il fondo del barile.
Nel frattempo, gli Stati Uniti sono in una fase di ripresa, ma il 14,5 per cento della popolazione è ufficialmente in povertà, per cui nessuno sfugge dal problema della sicurezza umana…
Cosa si dovrebbe fare per far sentire le persone più sicure? Oltre la sicurezza militare, la propria sicurezza personale. Questo significa avere accesso a una buona istruzione, assistenza sanitaria, parità di accesso ad un lavoro dignitoso e un percorso chiaro per una vecchiaia dignitosa.
E’ chiaro a tutti che se gli autori della strage di Parigi, avessero avuto accesso a quel tipo di sicurezza umana, non si sarebbe coinvolti nel terrorismo, un fatto che è stato ripetuto da sociologi e specialisti nella lotta contro il terrorismo che hanno analizzato i profili dei responsabili del massacro.
Come ha detto un adolescente senegalese alla televisione France-5, mentre mostrava alcuni segni sul suo corpo “sono stato picchiato dalla polizia, non dai terroristi. E per noi, qui in questo ghetto, o si cade nel traffico o altri reati minori, o non abbiamo altro modo di vivere, perché non riusciamo a trovare un lavoro.” Tuttavia, la Francia aumenterà la sicurezza militare, non la sicurezza umana.
I paesi europei stanno tagliando i budget per la cooperazione internazionale. I paesi nordici stanno dirottando i fondi destinati ai paesi poveri per aiutare i rifugiati.
Il vertice euro-africano tenuto a Malta l’11 novembre, destinato a fornire maggiori risorse ai paesi africani per impedire ai loro cittadini di migrare verso l’Europa ha donato un misero 1,9 miliardi euro per l’intero continente, mentre la Turchia ottiene 3 miliardi di euro per i rifugiati nel suo territorio. Il fatto è che la Turchia è molto più vicina all’Europa…
Anche se nessuno è d’accordo che una definizione reale di sicurezza va vista con due angoli, quello militare e quello umano, vi è una drammatica mancanza di coerenza. Se il mondo destinasse solo il 10 per cento delle spese militari alla sicurezza umana, ciò significherebbe l’incredibile cifra di 170 miliardi di dollari, sufficienti a soddisfare gli ambiziosi obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti a settembre alle Nazioni Unite da tutti i capi Stato del mondo, risolvendo tutti i problemi sociali.
Tuttavia, vi è un ampio divario tra la retorica e la realtà, che è una delle principali cause del declino della fiducia nelle istituzioni politiche.
Il miglior esempio del rapporto tra operazioni militari e investimento umano è stato l’intervento degli Stati Uniti in Somalia nel 1993. Fu concepito per fornire 90 milioni di dollari, ma le spese militari della distribuzione di questi 90 milioni di dollari in aiuti raggiunsero più di 900 milioni.
Nei Balcani, solo gli Stati Uniti hanno speso 25 miliardi di dollari per la guerra contro la Serbia, nel cosiddetto intervento umanitario.
Pertanto, è chiaro che destinando solo il 10 percento alla sicurezza umana e il 90 per cento alla sicurezza militare, possiamo ragionevolmente supporre che altri terroristi supervisionati dall’estero appariranno in Europa. Il fatto è che ci sono molti più interessi in spese militari di quanto ci sia nella povertà e nell’ingiustizia.
Si può presumere con certezza che le spese militari continueranno ad aumentare, per ampliare sempre di più la sicurezza, con gravi limitazioni alla privacy e alla dignità. Il mondo sta entrando in un periodo in cui la paura diventerà sensazione quotidiana di molti cittadini. Andiamo indietro in termini di civilizzazione.
Uno stereotipo cinico sostenuto da alcuni storici dice che i cambiamenti nel mondo sono sempre stati causati da avidità o da paura. Ovviamente eravamo in un periodo di avidità. L’avidità è una chiave per dimenticare valori come la solidarietà e la giustizia.
Se qualcuno ruba un pollo, il giudice deve pronunciare una condanna che verrà sospesa, ma rimane pur sempre una sentenza. Il presidente di Volkswagen, che ha truffato milioni di persone e ha contribuito notevolmente all’inquinamento atmosferico, va a casa con una pensione altissima e con quasi 50 milioni di euro di risarcimento. Quanti polli possono essere acquistati con 50 milioni di euro?
E poi alcuni si sorprendono se qualche giovane emarginato considera il mondo corrotto, che deve essere salvato da un auto-sacrificio per un mondo migliore e più puro?
Per la prima volta da molto tempo, non è certo la sicurezza dell’economia che sta al centro del dibattito. Questo significa che stiamo passando da un ciclo di avidità ad un ciclo di paura? È questo il progresso?
La storia può fornire una lettura diversa: la civilizzazione non ha avanzato attraverso gli scontri, ma per mezzo della cooperazione; non per la guerra, bensì per la pace; non per l’aggressione, ma per la tolleranza; non per egoismo, ma per solidarietà… e non per la sicurezza militare, ma per la sicurezza umana.
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* Giornalista italiano-argentino. Co-fondatore ed ex direttore generale di Inter Press Service (IPS). Negli ultimi anni ha anche fondato Other News, un servizio che fornisce “informazioni che i mercati eliminano”. Other News. In spagnolo: www.other-news.info/noticias/ in inglese: www.other-net.info
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::autore_::di Roberto Savio *::/autore_:: ::cck::925::/cck::