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Obiettivo Is: la nuova strategia passa dalla caccia ai canali di finanziamento

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Putin: Meeting with permanent members of the Security Council. On the agenda were various matters related to implementing the Annual Presidential Address to the Federal Assembly, delivered the day before, as part of the work to draft the list of relevant instructions. 04/12/2015
Nel groviglio medio-orientale, dove il gioco delle parti sembra avvolto in una coltre di mistero…

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Nel groviglio medio-orientale, dove il gioco delle parti sembra avvolto in una coltre di mistero inestricabile, la caccia ai flussi di denaro che hanno consentito in questi anni allo stato islamico di crescere e raccogliere sempre più consenso, sembrano essere l’unica strada percorribile per metter fine a questo fascismo del terzo millennio.
Finanziamenti provenienti dalle petromonarchie del golfo e di altri stati sunniti, traffici di petrolio diretti ai porti del mediterraneo, razzie di opere d’arte poi rivendute sui mercati internazionali, stanno per diventare l’obiettivo di una risoluzione delle Nazioni Unite sponsorizzata sia dagli Stati Uniti sia dalla Russia.
Una svolta diplomatica che sancisce l’innegabile riavvicinamento tra Washington e Mosca, consapevoli che il tempo della tergiversazione nei confronti dello stato islamico è definitivamente scaduto.
Una mossa fondamentale, che obbligherà ogni nazione a sentirsi responsabile per il comportamento dei propri cittadini che agiscano a supporto del gruppo jihadista. Le prove diffuse dalla Russia del traffico di petrolio, dai pozzi controllati dagli uomini del califfato verso centri di smistamento in territorio turco, nonostante le smentite ufficiali, hanno segnato il momento di svolta di questa strategia.
Difficile infatti considerare le immagini satellitari diffuse dal Cremlino di convogli di camion cisterna dirette verso la Turchia, come l’ennesimo atto di propaganda, dopo l’incrinarsi dei rapporti tra Mosca ed Ankara a seguito dell’abbattimento del Sukhoi da parte dei caccia della mezzaluna.
Da tempo le intelligence occidentali sono al corrente dell’atteggiamento ambiguo tenuto dalla leadership turca nei confronti dello stato islamico. Un comportamento diventato, dopo le stragi di Parigi, non più tollerabile, nonostante l’appartenenza di Ankara allo schieramento atlantico.
L’attenzione che Stati Uniti e Russia stanno rivolgendo verso i canali di finanziamento del califfato segna dunque un chiaro punto di svolta nella campagna per arginare i gruppi jihadisti in Siria ed Iraq.
Una decisione che sta mettendo alle corde il presidente Erdogan alla ricerca di sponde che possano compensare il pressing internazionale a cui è sottoposto. In quest’ottica si spiega l’atteggiamento tenuto dalla Turchia nel vertice di Bruxelles della scorsa settimana tra i rappresentanti dell’Unione e quelli di Ankara. Nella capitale belga il premier Ahmet Davutoglu ha aperto, dopo anni di incomunicabilità, all’entrata del suo paese nell’Unione Europea. Un percorso ancora lungo, a causa soprattutto del mancato rispetto da parte del governo di Ankara delle libertà fondamentali dell’individuo e della stretta nei confronti degli organi d’informazione indipendenti.
D’altra parte la cancelliera tedesca Angela Merkel ritiene indispensabile coinvolgere la Turchia nella regolamentazione dei flussi di migranti diretti in Europa. Per questo sono stati stanziati tre miliardi di euro che dovrebbero consentire al governo turco di fermare il lucroso traffico di esseri umani che dai campi per rifugiati nel sud del paese cercano, con ogni mezzo, di raggiungere il nostro continente.
Un protocollo d’intesa che per funzionare avrà bisogno della massima correttezza da parte di tutti i soggetti coinvolti, in primis del volubile ed inaffidabile presidente turco Erdogan.

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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::946::/cck::

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