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Terrorismo: i fronti libico e nigeriano

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Kano, from Dala Hill "KanofromDalaHill" by Shiraz Chakera - Kano from Dala Hill. Licensed under CC BY-SA 2.0 via Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:KanofromDalaHill.jpg#/media/File:KanofromDalaHill.jpg
Alcune novità di non poco rilievo si registrano sul fronte libico, a diversi livelli.

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Alcune novità di non poco rilievo si registrano sul fronte libico, a diversi livelli. Francia e Regno Unito, non richiesti da nessuno dei due parlamenti libici, minacciano interventi armati su quel territorio per contrastare iniziative dell’Is.
Questo accade proprio mentre esponenti dei due parlamenti libici trovano un accordo, sia pure parziale, al di fuori delle iniziative del tedesco Martin Kobler, inviato speciale di Ban ki moon in ambito ONU.
Sarebbe auspicabile che il nostro governo richieda un intervento di alleati di peso, come gli Stati Uniti, per evitare che si ripetano iniziative al di fuori degli accordi, che possano danneggiare l’Italia.
Notizie non confermate rivelano una saldatura, che per la verità era stata annunciata varie volte ma sempre priva di riscontri concreti, sulla partecipazione di esponenti della setta Boko Haram ad iniziative di Daesh in Libia.
Il fronte del terrorismo islamico in Africa Occidentale è peraltro sempre attivo.
Venerdì 27 novembre 2015, villaggio di Dakasoye 20 kilometri a sud di Kano, nordest della Nigeria: 21 morti e moltissimi feriti in un attentato kamikaze ad una processione Sciita, dopo che il primo attentatore era stato bloccato senza riuscire nel proprio intento.
Il primo attentatore, interrogato, ha dichiarato di essere stato mandato a compiere il massacro da parte di Boko Haram, la setta islamista, che tanti lutti ha provocato finora.
L’attentatore ha anche riferito di fare parte di un gruppo di ragazzi rapiti dalla setta nella città di Mubi (Borno State) l’anno scorso e tradotti nella Sambisa Forrest (fino ad alcuni mesi or sono quartier generale della setta) dove erano stati sottoposti ad addestramento militare.
L’accanimento da parte della setta nei confronti delle popolazioni del nordest della Nigeria (sono circa 60 milioni di persone di fede islamica in tutto il paese) può trovare alcune spiegazioni con particolare evidenza nelle differenze religiose nell’ambito mussulmano.
La processione contro cui si è rivolta la furia omicida della setta rappresenta la principale manifestazione religiosa sciita detta Anshura che avrebbe radici antiche con riferimenti temporali anteriori alla nascita del profeta Maometto e geografici prevalenti nel nord africa.
Nel caso della processione che si stava svolgendo nel villaggio di Dakasoye, essa costituiva una marcia simbolica da Kano, capitale dello stato di Borno, a Zaria (capitale del vicino stato di Kaduna), dove si basa lo Sceicco Zakzaky, massima autorità sciita della regione.
Questi è divenuto sostenitore dell’Islam sciita nel 1979, finalizzato alla realizzazione di uno stato islamico permanente nell’intero paese: molti sono convinti che ottiene finanziamenti dall’Iran ed egli stesso vanta centinaia di migliaia seguaci, ben poca cosa nel numero, comunque, rispetto al totale di cittadini nigeriani di fede islamica.
Miliziani privati e sostenitori politici e finanziari al servizio di questa fede religiosa e dei suoi seguaci non costituiscono, comunque in Nigeria, una singolarità.
Ciò che, invece, appare singolare è la smentita sulla paternità della strage da parte dello sceicco, effettuata a secondo il quale non sarebbe da attribuire alla setta ma ad altri a lui noti che tuttavia non chiarisce chi siano europe.newsweek.com/boko-haram-not-responsible-pilgrimage-attack-says-nigerian-shiite-leader-400611.
Domenica 30 novembre 2015. Città di Gulak, Adamawa State, nordest della Nigeria. La setta BH ha distrutto una base militare nigeriana e soltanto la resistenza dei combattenti civili di autodifesa ha impedito alla setta la riconquista della città. L’attacco, dopo quello subito due settimane prima, è stato sferrato con abbondanza di armamento, compreso un tank, ed ha registrato la perdita di 107 soldati. All’appello sono risultati mancanti anche tre pezzi di artiglieria, otto camion e 60.000 munizioni. Un bilancio, riportato dai mezzi di informazione, prontamente smentito dai militari.
Il particolare accanimento nei confronti della città di Gulak è dovuto al fatto che essa è la città natale del consigliere politico dell’ex presidente Goodluck Jonathan, Ahmed Ali Gulak.
Alcune fonti hanno dato notizia non confermata anche della liberazione di circa 900 ostaggi detenuti dalla setta.
Sabato 5 dicembre 2015: “cellule dormienti”. Secondo un comunicato della polizia segreta nigeriana, la setta islamica alimenta la strategia del sensazionalismo sviluppando la propria presenza nei dintorni di Abuja, la capitale nigeriana, con cellule dormienti da attivare al momento opportuno. L’informazione è frutto della cattura di 12 persone, provenienti dal nordest del paese con lo scopo di compiere attentati nel corso delle prossime festività di fine d’anno.
Secondo gli investigatori, si tratta di persone che svolgevano le proprie attività del tutto legali come copertura per i propri scopi, mentre raccoglievano informazioni per l’individuazione degli obiettivi più adatti ai loro scopi.
E’ bene ricordare che periodicamente, durante quelle festività, in passato si registravano nella capitale (e non solo) assalti, rapine, ed altri fatti di cronaca privi di rivendicazione e rubricati spesso come opera di criminalità comune.

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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::951::/cck::

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