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Nella celebre favola de “I vestiti dell’imperatore”, scritta da Hans Christian Andersen, più conosciuta anche come il “re nudo”, si racconta la storia di un sovrano…
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Nella celebre favola de “I vestiti dell’imperatore“, scritta da Hans Christian Andersen, più conosciuta anche come il “re nudo“, si racconta la storia di un sovrano che pur di apparire importante non esita a farsi prendere in giro da due lestofanti che lo ingannano facendogli credere di potergli confezionare un vestito che mai nessuno ha avuto, ma è anche magico perché solo chi è intelligente può vederlo, mentre gli stupidi non vedranno nulla.
Tutti i sudditi videro che in realtà il sovrano era in mutande, ma nessuno voleva apparire stupido e così cominciarono a tesser l’elogio dell’abito, quando un bambino, la voce dell’innocenza, gridò: “Il re è nudo“, a quel punto caddero tutte maschere dell’ipocrisia umana e ci si accorse della dura realtà sul sovrano.
Questo racconto lo si può sovrapporre alla nostra situazione con Matteo Renzi che trasuda ottimismo da tutti i pori e non tralascia occasione per spargere una visione rosea a piene mani, un po’ come la dea dell’Abbondanza con la sua inesauribile Cornucopia, peccato che per ora quella italiana sia quasi priva di frutti.
L’Italia si trova ancora in una dura crisi economica, siamo già al settimo anno senza neanche intravedere la famosa luce in fondo al tunnel e il nuovo 2016 non offre rosee aspettative neanche a livello internazionale.
Va bene essere ottimisti, ci mancherebbe altro, ma non esageriamo, altrimenti, come il sovrano della favola, lui stesso crederà di avere uno splendido “Pil” quando poi qualcuno griderà:”Siamo ancora dentro la crisi“, allora da Renzi in giù, tutti dovranno fare i conti con una verità assai amara.
Emerge da un’analisi del centro studi di Unimpresa, sulla base dei dati Istat, che il totale dell’area di disagio sociale è in aumento in confronto a un anno fa di 283 mila unità (+3,1%) a cui bisogna aggiungere ancora 9,5 milioni di nostri connazionali a rischio indigenza, in pratica quanto tutta la popolazione dell’Austria.
Un disagio sociale sotto l’occhio di tutti che tende, purtroppo, ad aumentare acuendo di fatto un divario tra cosiddetti ricchi (se ancora ci sono) e i poveri.
Sfortunatamente le cifre sono impietose: ai disoccupati bisogna aggiungere ancora una fascia sempre più ampia di lavoratori in condizioni precarie o finanziariamente fragili, elementi che aumentano maggiormente il numero degli italiani in crisi.
Così, agli oltre 3 milioni di disoccupati, bisogna sommare anche i contratti di lavoro a tempo determinato part time, quasi 6 milioni, persone che pur essendo occupate, hanno, come si osserva, prospettive indeterminate per la stabilità dell’impiego e, non ultimo, per retribuzioni assai contenute dimostrando, una grave sofferenza economica del Paese.
“Alle famiglie e alle imprese finora sono arrivati pochi fondi e mal distribuiti – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – Può apparire anomalo – aggiunge – che un’associazione di imprese analizzi il fenomeno dell’ occupazione, quasi dal lato del lavoratore. Ma per noi la persona e la famiglia sono centrali da sempre, perché riteniamo che siano il cuore dell’impresa“.
Secondo ancora Unimpresa : “Bisogna poi considerare che l ‘enorme disagio sociale che abbiamo fotografato ha conseguenze enormi nel ciclo economico: più di nove milioni di persone sono in difficoltà e questo vuol dire che spenderanno meno, tireranno la cinghia per cercare di arrivare a fine mese. Tutto ciò con effetti negativi sui consumi, quindi sulla produzione e sui conti delle imprese. Serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del governo“.
Per non passare, però, da gufi, ricordiamo gli ultimi dati dell’Inps che possono aprire, se non uno spiraglio, almeno una fessura di cauto ottimismo sul futuro, nonostante come abbiamo visto gli enormi problemi ancora in atto.
Cresce, infatti, la “quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati“. E’ quanto troviamo scritto nell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, che chiarisce come siamo passati dal 33,6% del primo semestre 2014 al 40,8% dei sei mesi 2015. Le nuove assunzioni nel periodo sono state 952.359, le trasformazioni 331.917.
Ancora nel primo semestre, afferma ancora l’Inps, l’andamento già espresso dai dati del Ministero del Lavoro, aumenta, rispetto al corrispondente periodo del 2014, con nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato (+252.177), rimangono sostanzialmente stabili i contratti a termine mentre si riducono le assunzioni in apprendistato (-11.500).
Dati incoraggianti anche se da parte di molti economisti e politici si osserva che questo boom di assunzioni è frutto di enormi sgravi fiscali del Jobs Act che una volta terminati fra tre anni non è detto che continuerà questo trend positivo.
Speriamo che le cose comincino ad andar bene, nel frattempo forse l’unica cosa da fare è guardare la realtà per quello che è ed affrontarla senza paura anche con ottimismo, certamente, ma non più con banale entusiasmo perché sono problemi che riguardano la sopravvivenza di una intera nazione e, dunque, di noi tutti.
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::autore_::di Matteo Ricciotti::/autore_:: ::cck::1026::/cck::