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A rischio di ingorgo e di confusione

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La vita di un paese complesso come l’Italia, la sua quotidianità sociale, politica, economica, non permettono certamente disattenzioni su tutti gli aspetti in gioco.

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La vita di un paese complesso come l’Italia, la sua quotidianità sociale, politica, economica, non permettono certamente disattenzioni su tutti gli aspetti in gioco. Anzi richiedono vigilanza su tutti i fronti. Tuttavia quello che ci appare in queste settimane e ci attende nel corso dell’anno, è uno scenario a forte rischio di ingorgo istituzionale e di confusione. Il tutto e subito, rischia infatti di porre le premesse per un gigantesco incastro negativo.
I fronti aperti per il governo e per le forse politiche sono numerosi. Si va dalle questioni europee che sono la cornice per le azioni in casa in termini economici, finanziari e bancari, a quelle amministrative con l’orizzonte segnato dal voto locale ma non ininfluente in ambito nazionale, all’ammodernamento del nostro sistema sociale con la questione diritti e unioni civili. Un mare magnum soprattutto per le troppe parole, per i troppi slogan che si sentono in giro, per la poca chiarezza su tutti i fronti. Intorno continua a muoversi, deve muoversi l’azione internazionale che rischia di rimanere sempre più sullo sfondo a favore di un “particolare” nazionale che minaccia di allontanarci dai luoghi dove si decide l’equilibrio del mondo alle prese con la minaccia del terrorismo e con le sfide del mantenimento della civiltà che è alla base del benessere e del progresso.
Il confronto delle piazze pro e contro le unioni civili è stata una manifestazione chiara della confusione. Necessarie dimostrazioni di democrazia partecipata e attiva, certo, ma non sono riuscite a far chiarezza sui temi al centro dell’iniziativa legislativa che le ha motivate. Oltre a chi ha partecipato ( a milioni o a centinaia di migliaia!) esiste un intero paese che si interroga su questi temi e che cerca di farsi un’opinione. Quel che è apparso però nelle “belligeranti” azioni dimostrative ha posto l’accento pro o contro soltanto su un punto: i diritti alle unioni civili concepite come simil matrimoni e le adozioni di bambini, per le coppie dello stesso sesso. Una questione certamente importante che attiene ai diritti civili delle persone ma, sia consentito, che non riguarda la maggioranza del paese. Le manifestazioni si sono concentrate però soltanto su quel punto per favorire o per contrastare. Sia detto per inciso, il nostro sistema non permette tanto facilmente le adozioni ai genitori diciamo tradizionali e neppure alle coppie conviventi more uxorio. Le norme delle quali si chiede l’approvazione, parlano in modo esplicito di adozioni di figli del partner omosessuale e anche di adozioni da single. Una corsa in avanti quando ancora non si è risolto il passaggio precedente con il rischio che per statuire i diritti civili dei cittadini omosessuali, si lascino per strada quanti hanno impostato la vita e le relazioni in altro modo. Confusione che non sembra interessare i proponenti se il battage e le dichiarazioni di guerra riguardano soprattutto il primo aspetto.
Un secondo fronte è quello delle amministrative. Il prossimo voto avviene in un paese nel quale si può dire, non esistono più forze politiche riconoscibili e tradizionali. Dove le liste civiche, una volta sintomo di protesta e di critica alla politica, sembrano divenute il mezzo per ottenere dai cittadini un sostegno che nessuna lista o gruppo sarebbe capace di concentrare. Il Pd propone primarie sempre più confuse e sempre meno indicative della volontà degli elettori, dove non sono stati eliminati i rischi di infiltrazioni e dove, pur nello stesso ambito politico, si fronteggiano concezioni differenti e difformi di amministrazione pubblica. Nelle piccole realtà un po’ di confusione c’è sempre stata, nella grandi città tutto questo non porta da alcuna parte, come dimostra a Roma l’esperienza Marino e cioè della società civile che si contrappone alla politica e la estromette; o a Milano l’incapacità del sindaco uscente di rappresentare quella stessa città che ha amministrato, non riuscendo ad evitare endorsment imbarazzanti invece di parlare a tutti e invitare ad una scelta che interpreti al meglio e al massimo grado possibile la città. E’ indubbia da un lato la difficoltà delle forze tradizionali a presentarsi agli elettori e dall’altro lo sforzo di riuscire a differenziarsi da populismi dalla facile presa sui peggiori istinti. Accanto alla difficoltà del maggior gruppo politico, la confusione che regna nel centrodestra dove il lepenismo della Lega imbarazza non poco quel che rimane di Forza Italia e di liberale in una proposta politica evanescente quanto il leader ormai al tramonto malgrado la sua volontà di partecipazione. Per i Cinquestelle, poi, si pone il problema di cosa fare da grandi, senza il paracadute dei guru e mentre il tessuto del movimento si sfilaccia molto più del suo sostegno popolare.
Il governo intanto fa la voce grossa in Europa ed incassa maggioranze sulle riforme in vista di un referendum che darà la misura di quanto il paese vuole proseguire nella linea di un cambiamento anche difficile ma senza alternative o ripiegare su forme politiche più tradizionali ma senza un futuro.
Su tutto, come sempre, incombe l’economia in equilibrio instabile tra una ripresa non scontata e ancora in affanno ed evidenti mutamenti nella fiducia internazionale verso il nostro paese, legati però al compimento delle riforme strutturali delle quali ha bisogno e che da troppi decenni segnano il passo.  Riforme che snelliscano lo Stato, lo rendano più efficiente, capace di sostenere e non di svilire l’imprenditoria e il saper e voler fare dei nostri cittadini; che garantiscano il sistema economico e soprattutto finanziario, attraverso l’adozione di strumenti di governance per le banche al passo con i tempi e non legati al mito italiota dell’ognuno con la sua banca. Orizzonte bassissimo che l’Europa ha mostrato in tutta la sua incapacità e inadeguatezza. 
Insomma, come abbiamo sottolineato, una situazione a forte rischio di ingorgo e di confusione! Qualche punto fermo è opportuno, da qualche parte, per un’agenda meno caotica e ingolfata. Troppo e tutto insieme, non aiuta e non conduce in porto!

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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::1052::/cck::

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