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Poco dopo che le cronache nigeriane avevano registrato l’ennesima strage nel nordest del Paese, ha avuto luogo la visita di Stato del presidente del consiglio Matteo Renzi ad Abuja, capitale del Paese.
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Poco dopo che le cronache nigeriane avevano registrato l’ennesima strage nel nordest del Paese, ha avuto luogo la visita di Stato del presidente del consiglio Matteo Renzi ad Abuja, capitale del Paese.
Il bilancio della strage: 86 morti, più di 100 feriti, incendi delle abitazioni nel villaggio di Dalori a 12 chilometri da Maiduguri, martoriata città capitale dello stato di Borno.
Dal 29 maggio del 2015, giorno di insediamento del presidente Mohammadu Buhari, la prima visita ufficiale in Nigeria di un’autorità di governo di un Paese straniero è stata quella italiana. Un bel colpo per Renzi, se pensiamo a tutte le ragioni della visita ed alla cornice entro cui si inquadra.
Corretta ci sembra la programmazione del suo terzo viaggio in Africa, a capo di una delegazione di tipo commerciale, che abbraccia anche Ghana e Senegal per rilanciare il nostro commercio estero e per dissimulare l’importanza che attribuiamo ai nostri interessi in Nigeria. Nella nostra delegazione ufficiale, il capo della Polizia Alessandro Pansa ha potuto siglare un memorandum di cooperazione tra i due paesi per la lotta al traffico di esseri umani e non ci dovrebbe stupire se negli accordi vi fosse qualcosa di più.
Non abbiamo, in quel Paese, soltanto l’ENI con la sua attività di estrazione petrolifera, o altre grandi imprese come Salini, ma abbiamo anche flussi in crescita di cittadini nigeriani che ingrossano le fila dei migranti verso l’Europa approdando sulle nostre coste.
Si tratta di un viaggio di andata spesso compiuto seguendo la rotta del Mali, per giungere in Libia, anche dopo mesi, dove si prova ad imbarcarsi per raggiungere le nostre coste.
Molti dei cittadini nigeriani che riescono ad arrivare in Italia invocano la condizione di rifugiato politico, tentando di spiegare quale sia la vita di chi è costretto ad abbandonare la propria terra devastata dai terroristi di Boko Haram, non protetto neanche dalle forze armate o dalla polizia nigeriane, anzi, in alcuni casi costretto a sottrarsi anche alle forze armate. Si calcola che dall’inizio dell’attività terroristica siano più di due milioni le persone costrette ad abbandonare i propri territori devastati dalla setta islamica.
La popolazione complessiva della Nigeria è stimata in un numero di poco inferiore ai 200milioni di esseri umani. Si stimano anche in numero sempre crescente i cittadini nigeriani che risiedono in Italia provenienti dalla Nigeria.
E proprio mentre Renzi concludeva la propria visita in Nigeria, diretto in Ghana, si rendeva sempre più chiaro dalle dichiarazioni di Renzi che il conflitto con Junker non lasciava spazio a nessun tipo di solidarietà “europea”, rendendo tempestivo qualsiasi tentativo di accordo bilaterale Italia-Nigeria per il rimpatrio degli immigrati clandestini, ammesso che ci sia stato. Il modello economico e sociale che i conservatori europei intendono imporre alla UE non lascia nessuno spiraglio all’Europa degli esseri umani.
In modo paradossale, ieri 2 febbraio, si svolgeva a Roma il terzo vertice ministeriale della coalizione internazionale anti Daesh (quella dei 23 Paesi più attivi), presieduto dal ministro Gentiloni e dal Segretario di Stato americano John Kerry, presente l’alto Rappresentante Federica Mogherini. Nel corso della riunione sono apparse estremamente chiare le pressioni americane per un intervento militare in Libia, anche senza la richiesta delle autorità di governo libiche, contrariamente alla posizione italiana che ha sempre subordinato l’intervento militare ad una richiesta specifica delle autorità libiche.
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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::1049::/cck::