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Spesso in Italia abbiamo assistito a vere e proprie guerre di posizione in favore o contro l’ambiente.
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Spesso in Italia abbiamo assistito a vere e proprie guerre di posizione in favore o contro l’ambiente. Una lotta senza esclusione di colpi tra ambientalisti e i cosiddetti “palazzinari” che fagocitano con il cemento il terreno destinato alla natura.
Così, come in ogni guerra che si rispetti, non manca la disinformazione e su chi la spara più grossa ed alla fine non ci si capisce più niente.
Ad esempio, i milanesi ricorderanno la querelle tra il sindaco Pisapia e Beppe Grillo sul taglio di oltre cinquecento alberi per una città già priva di verde.
Alle accuse di Grillo sul disastro ambientale e l’importanza degli alberi per la nostra aria, il sindaco rispondeva che era vero il taglio degli alberi, ma per far posto ad una metropolitana verde con pochissimo impatto ambientale.
Per qualche giorno, come spesso capita, si è avuto sui media un dibattito sul verde e sul pericolo della deforestazione lungo la Penisola con tutto quello che questo comporta per la nostra salute.
Peccato che le cose, almeno per gli alberi, non stanno proprio come vogliono gli ambientalisti, addirittura, risulta dagli ultimi censimenti che ogni italiano ha a disposizione non uno, non dieci, ma addirittura 210 alberi pro-capite.
Tanto per fare un esempio; appena dieci anni fa avevamo un territorio boschivo un po’ più grande di tutta l’area del Portogallo, circa 10 milioni di ettari, ma oggi l’estensione è di oltre 11 milioni, insomma la terra lusitana più il Belgio, senza contare, ovviamente, i terreni coltivati con vari tipi di piante, insomma, niente male per essere un Paese cementificato.
L’Europa non è da meno.
Dal 1990 ad oggi c’è stato un forte incremento di alberi con una superficie boschiva cresciuta di 17,5 milioni di ettari, poco meno del nostro Abruzzo ogni anno.
Nonostante tutto questo verde l’inquinamento avanza.
Questa anomalia mette in crisi un certo modo di pensare, mi riferisco al rapporto tra diminuzione di alberi e degrado dell’aria, che sembra non più valida, forse addirittura il contrario.
Suggerisce Nicola Porro sul Giornale: “A voler essere polemici essa si sarebbe invertita: più alberi uguale più inquinamento. Tocca inventarne un’altra. E la tendenza riguarda l’intero continente”.
Non saremo certo noi a dare un giudizio, ma il problema indubbiamente rimane.
Fece molto scalpore alla fine dello scorso anno la notizia che in un Paese come l’Italia, così longevo, ci potevano essere ben 68mila morti in più rispetto ai censimenti annuali.
Siccome bisogna dare subito un responsabile alla gente sul banco degli accusati è stato messo, ovviamente, l’inquinamento con il suo carico di smog, solo che un illustre scienziato come Umberto Veronesi ha dichiarato: “Morti premature è un termine ambiguo su cui sono scettici molti scienziati. Tumori al polmone e malattie cardiovascolari, riconducibili in qualche modo all’aria che respiriamo, sono nonostante tutto in diminuzione“.
Ma allora ci domandiamo chi è il responsabile dell’inquinamento che ci costringe a star male e neanche poter uscire di casa?
Aspettiamo speranzosi un altro colpevole ed intanto prepariamoci a tante inutili “giornate ecologiche”.
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::autore_::di Mario Vallini::/autore_:: ::cck::1071::/cck::