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Lungo la Via Emilia, tra Imola e Faenza, incontriamo un comune di circa 10mila abitanti in provincia di Ravenna: Castel Bolognese.
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Lungo la Via Emilia, tra Imola e Faenza, incontriamo un comune di circa 10mila abitanti in provincia di Ravenna: Castel Bolognese.
Fondato dalla città di Bologna in un periodo di espansione di questa, verso la Romagna, la cittadina presenta una particolarità quasi unica, non solo nella regione, ma in tutto il nostro Paese: il suo atto di nascita. Infatti un documento notarile la dichiara, indiscutibilmente, nata il 13 aprile 1389.
Dapprima ha fatto parte dello Stato Pontificio, ma divenuto poi un centro di contrabbando di grano e di sale, fu ceduto da Pio VI° alla città di Ravenna. Nel 1860 entrò a far parte del Regno di Sardegna che nel 1861 divenne Regno d’Italia. Nello stesso anno fu inaugurata anche la linea ferroviaria Bologna-Ancona, collegata nel 1863 con Ravenna, con fermata a Castel Bolognese.
Durante la seconda guerra mondiale i nazisti, accampati per 4 mesi lungo le sponde del fiume Senio, fecero esplodere (4 febbraio 1945) un monumento simbolo della cittadina, la Torre Civica, distruggendo anche la Chiesa del Suffragio, mirabile esempio dell’arte settecentesca e il Palazzo Comunale. Durante questo soggiorno forzato dell’esercito tedesco, a Castel Bolognese vi furono molte vittime, fino al 12 aprile 1945, giorno in cui la 3a Divisione del corpo d’armata polacco entrò in città, liberandola. In questo periodo, più di cento persone furono salvate dalle monache domenicane che le nascosero nel Monastero della SS Trinità, fondato nel 1613 che ospitò anche un educandato per giovanette, fino al 1808, anno in cui il convento fu chiuso d’autorità dopo l’invasione napoleonica, per essere riaperto nel 1821 quando la famiglia Liverani, ultima proprietaria, lo donò nuovamente alle monache.
I sacrifici, le sofferenze e le vittime della città furono riconosciute dalla Repubblica Italiana il 24 ottobre 2006, quando il Presidente Giorgio Napolitano le conferì la Medaglia d’Argento al Valor Civile.
La città conta vari monumenti di grande interesse come la Chiesa di San Petronio, la prima ad essere edificata direttamente dai bolognesi nel XIV° secolo, rifatta nel 1427 e distrutta parzialmente dal terremoto del 1781. I cittadini allora, in accordo con il vescovo, decisero di abbatterla totalmente e ricostruirla in stile neoclassico; la settecentesca Chiesa di San Francesco; il Palazzo Comunale, ma, in particolare Il Mulino di Scodellino. Fu fondato nel 300 per volontà del Senato bolognese, con altri tre mulini: il Mulino della Porta, il Mulino di Mezzo, il Mulino dei Confini. Poiché le mura che circondavano la città erano state fortificate, aggiungendo anche un fossato a loro difesa, questo necessitava di acqua. Fu allora costruita una chiusa sul fiume Senio per raccogliere acqua da convogliare verso il fosso, oltreché per irrigare i campi di cereali. Nacquero così i Mulini, dei quali, solo quello di Scodellino è ancora in essere. Di solida costruzione, è stato restaurato nel 1976 dal Comune di Ravenna, ma non è più in funzione dal 1982. Per fortuna esistono dei volontari, gli affezionati del mulino, che si stanno prodigando per riattivarlo. Pino da quattro anni lavora alle macchine e sostiene che a marzo prossimo ripartiranno. Nel frattempo Ettore, Adriano ed Oreste sono attivi nella ristrutturazione delle mura che devono rispettare perfettamente la loro antica origine.
Il nome Scodellino deriva da “scudella” di farina che era il compenso che il mugnaio si tratteneva dopo la molitura.
Animati da questa “missione”, gli amici romagnoli non trascurano di certo la buona tavola ed il vino di Adriano, che lui stesso produce per sé e per coloro che lo meritano!!
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::1081::/cck::