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Mentre i paesi della Comunità Europea tirano filo spinato e innalzano muri contro l’immigrazione, in Svizzera è andata in scena l’ennesima puntata di una lotta politica iniziata più di due generazioni fa…
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Mentre i paesi della Comunità Europea tirano filo spinato e innalzano muri contro l’immigrazione, in Svizzera è andata in scena l’ennesima puntata di una lotta politica iniziata più di due generazioni fa: la guerra a colpi di referendum guidata dalla destra conservatrice contro l’immigrazione. Promotore principale del referendum per un ulteriore contrasto all’immigrazione è nuovamente il partito di destra SVP/UDC (Unione Democratica di Centro).
L’iniziativa popolare promossa dell’UDC prevedeva l’espulsione automatica dei delinquenti stranieri anche per reati minori, la cosiddetta “attuazione dell’espulsione”. L’iniziativa è stata decisamente respinta con il 58,9% dei voti. La forte partecipazione al referendum con un 63% dei votanti evidenzia l’attualità e la sensibilità sul tema degli immigrati in un paese in cui un residente su 4 è straniero.

Il No al referendum non significa tuttavia che il progetto di espulsione degli stranieri condannati in via definitiva sia annullato. Come prevede l’ordinamento svizzero, nel caso di referendum propositivo basato su una iniziativa popolare, il governo può emanare una controproposta, spesso una forma di un compromesso che attenui le richiesta referendarie. Malgrado il No al referendum, entrerà comunque in vigore un irrigidimento dell’ordinamento penale sull’espulsione dei criminali stranieri, già approvato dal governo svizzero. Nel caso di condanna definitiva per una serie di reati gravi, il giudice dovrà ordinare il rimpatrio coatto dello straniero, con divieto di ritorno per un periodo da 5 a 15 anni. Tra i reati gravi contemplati per l’espulsione figurano l’omicidio, le lesioni personali gravi, il furto qualificato, le tratta di esseri umani, la coazione sessuale, il genocidio, e altri. Il giudice ha tuttavia la possibilità di sospendere l’espulsione se il rimpatrio espone il condannato a rischi particolarmente gravi.
Tra i cantoni che hanno votato a favore dell’iniziativa in controtendenza con il resto del paese va rilavato il cantone Ticino di lingua italiana, dove i Si hanno superato il 59%. In Ticino, oltre a una forte presenza di residenti stranieri, originari prevalentemente della Germania e dell’Italia, c’è anche una importante presenza di frontalieri, cittadini italiani che risiedono in oltrefrontiera e che quotidianamente vengono a lavorare in Svizzera. Come ha dichiarato un professionista ticinese intervistato da Italiani, “il risultato in Ticino é dovuto al fatto di essere abbandonato a se stesso da parte di Berna. Gli stranieri che delinquono (in parte richiedenti d’asilo) sono sempre più spavaldi perché sanno di essere immuni, possono ricorrere più volte contro una condanna, tanto paga lo stato … la gente é confrontata giornalmente con episodi di violenza; nei cantoni più tranquilli nessuno si è sognato di votare a favore”.
Le iniziative della destra conservatrice elvetica vengono viste con crescente preoccupazione dalle imprese svizzere, che lamento una crescente difficoltà a trovare forza lavoro nella comunità europea. In un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt, Ralf Bopp, direttore della camera di commercio tedesca in Svizzera, dichiara che “Questa iniziativa porta nuova incertezza nelle importanti relazioni economiche tra la Svizzera e la Comunità Europea”.
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::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::1111::/cck::