Cultura

I nostri musei senza internet

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Spesso ci siamo ritrovati a parlare della nostra ricchezza primaria, il turismo, insieme alla cultura dei musei e alle innumerevoli opere d’arte sparse un po’ dovunque…

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Spesso ci siamo ritrovati a parlare della nostra ricchezza primaria, il turismo, insieme alla cultura dei musei e alle innumerevoli opere d’arte sparse un po’ dovunque lungo tutta la Penisola, ma come spesso capita da noi, è una ricchezza spesso mal sfruttata o, peggio, in rovina per incompetenza politica e amministrativa.
Solo per fare un esempio della situazione, sono appena 262 musei su 3.081 censiti in Italia con prenotazione e acquisto biglietti attraverso internet, un segno di arretratezza non indifferente per chi vuole creare un indotto economico e sembra un vero paradosso che la Basilicata, proprio con Matera, prossima capitale mondiale della cultura, risulta all’ultimo posto per questo tipo di servizio.
Per fortuna ci sono anche eccellenze come le regioni Friuli e Lazio tra le poche regioni che si disgiungono per diffusione di siti web.
Questi dati sono stati illustrati nel volume “Turismi e turisti. Politica, innovazione, economia in Italia in età contemporanea”, a cura di Paola Avallone, dirigente di ricerca presso l’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo (Issm-Cnr), e Donatella Strangio, professore associato di storia economica presso la Sapienza Università di Roma, edito da Franco Angeli.
Nella ricerca emergono, come già evidenziato, due elementi interessanti: lo sviluppo delle nuove tecnologie, fondamentali per far conoscere le nostre ricchezze culturali ad un pubblico sempre più smaliziato e, nello stesso tempo, si evidenzia la nostra cronica arretratezza nell’adoperare questo mondo per interagire con i visitatori specialmente stranieri.
Altri dati che emergono dalla ricerca sono a dir poco sconfortanti.
In Italia esistono 4.488 musei e istituti statali dei quali solo il 42,3% pubblica on line il calendario di iniziative ed eventi, il 22,6% diffonde una newsletter, il 16,3% permette l’accesso online solo a una selezione di beni, il 13,3% offre un catalogo digitale e il 9,45% un wifi gratuito.
Una follia economica non da poco, è come se in un Paese assetato, ma ricco di acqua potabile, lo Stato si occupasse di chiuderne le fonti e far continuare a morire di sete la popolazione.
I ricercatori, in una riflessione attenta sulla situazione odierna di questa ricchezza, hanno fatto emergere anche qualcosa di curioso come il capitolo che riguarda i cosiddetti musei nei piccoli comuni, quelli con meno di 5000 abitanti i quali, è bene ricordare, costituiscono il 72% dei comuni nazionali, hanno un attenzione insufficiente su questo argomento.
Questi centri, specialmente nel Sud, rappresentano un capitale di rilevante valore economico, insediativo e infrastrutturale, in gran parte inutilizzato o sottoutilizzato” afferma la ricerca di Antonio Bertini dell’Issm-Cnr. “Eppure, questi centri culturali cosiddetti minori hanno fatto registrare nel 2010 aumenti di turisti nell’ordine del +7% su base annua, affermandosi come luoghi dove si studia e si vive più facilmente rispetto alle grandi città, con ritmi collegati alla qualità della vita”.
Ma l’offerta turistica non riguarda soltanto le nostre belle città, i musei o i panorami, ma anche il cibo, vera nostra eccellenza da sempre.
L’Italia in questo ambito vanta il primato assoluto tra i Paese d’Europa con più produzioni certificate con ben 140 Dop (prodotti a denominazione d’origine protetta) e Igp (prodotti a indicazione geografica protetta) e 4000 Pta (prodotti tradizionali agroalimentari) a cui i piccoli comuni forniscono ben il 99,5% dei prodotti e il 79% dei vini certificati.
Infine, un particolare fenomeno di questi ultimi anni è l’enoturismo, un settore in continua crescita annuale del 12% e ormai conta 157 strade del vino, che coinvolgono 1.450 comuni e 3.300 aziende agricole e un possibile sviluppo economico considerato nell’ordine dell’80% rispetto al fatturato delle aziende oggi operanti nel settore.
Sembra quasi una contraddizione, ma leggendo questa importante ricerca ci troviamo nella curiosa situazione che più maltrattiamo il nostro “oro culturale” e più, come in una strana cornucopia, aumentano, nonostante tutto, gli imprenditori che credono in questo settore compresi i turisti, sempre più affascinati dal turismo e dal buon vivere prettamente italico.
Forse, sarebbe il caso per non dipendere sempre dalla leggendaria “cornucopia” e cominciare una vera politica turistica assente, purtroppo, dall’Italia non da decenni, ma da sempre.
Come disse un famoso critico d’arte, noi italiani abbiamo solo ereditato secoli di bellezza e di cultura a cui oggi non solo non diamo alcun contributo, ma, addirittura, non avendo faticato per la sua realizzazione non la teniamo in nessun conto e, purtroppo, i risultati di questo atteggiamento sono sotto gli occhi di tutto il mondo, italiani compresi.

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::autore_::di Mario Vallini::/autore_:: ::cck::1107::/cck::

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