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Fu presunzione quella che impedì ai molfettesi, guidati da Ferdinando di Capua, di organizzare un’adeguata difesa contro i francesi e le galere veneziane del principe…
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Fu presunzione quella che impedì ai molfettesi, guidati da Ferdinando di Capua, di organizzare un’adeguata difesa contro i francesi e le galere veneziane del principe Caracciolo, la mattina del 18 luglio 1529? Probabilmente si! Sicuri delle loro mura, non si preoccuparono dell’arrivo dei nemici. Sta di fatto che la città fu occupata e soltanto all’ultimo momento il popolo si rese conto del proprio errore.
Nonostante la strenua difesa di pochi , valorosi popolani che continuarono a combattere, sebbene coscienti della supremazia numerica dell’invasore, la città fu messa a ferro e fuoco e gli eroici cittadini arsi vivi per ordine di Caracciolo, indispettito da questa opposizione che costò la vita a molti soldati del suo esercito.
L’evento è da sempre ricordato come il Sacco di Molfetta.
L’episodio non è casuale e dimostra il carattere tenace e molto orgoglioso di questa gente, sopravvissuta per anni ed anni a dominazioni e lotte: romani, bizantini, longobardi, francesi, italiani (Orsini e Doria), spagnoli, austriaci, si sono contesi questi territori fino all’annessione al Regno delle due Sicilie, ottobre 1860.
Presumibilmente fondata nell’età romana (ritrovamenti di un villaggio di pescatori la collocano al IV° Secolo), ma tracce di capanne e necropoli, risalenti alla preistoria, lasciano pensare alla sua esistenza già da molti decenni. Infatti sul bordo di un Pulo, (sprofondamento carsico circolare di circa 170/180 metri di diametro) sono stati rinvenuti resti, anche umani, dell’età della pietra e del bronzo. Sulle pareti sono presenti cavità e cunicoli, spesso comunicanti tra loro, che, a causa di terremoti, a volte sono crollati, modificando la struttura del terreno.
Il primo documento ufficiale che attesta la vita di Molfetta, risale al 925 e si riferisce ad una “civitas” chiamata Melfi.
La posizione strategica della città consentì un notevole sviluppo di scambi commerciali con i mercati del Mediterraneo: Venezia, Alessandria d’Egitto, Costantinopoli, Amalfi e, durante le Crociate, dette accoglienza a molti pellegrini diretti in Terra Santa. Tutto ciò contribuì a far conoscere il territorio, ma costituì sempre motivo di contesa tra molti che ambivano ad impossessarsi delle ricchezze e dei vantaggi economici che Molfetta poteva offrire.
Oggi, il comune, a circa 25 km da Bari, della quale è una provincia di 63mila abitanti, è un attivo porto dell’Adriatico. Oltre ai prodotti ittici che costituiscono fonte di reddito per molte famiglie, il territorio trae risorse anche dalla campagna. Questa è prevalentemente coltivata ad ulivi che si alternano ai mandorleti. Fino agli anni sessanta era la vite a dominare il mercato, ma, lentamente, questa ha lasciato spazio a prodotti più redditizi, come la floricoltura. La coltivazione in serre di fiori, ma anche di ortaggi, frutta e verdura, ha sostituito le vecchie produzioni. Purtroppo però molte aree costiere stanno modificando del tutto le proprie destinazioni, sotto la pressione dell’imprenditoria edile e le inevitabili trasformazioni che il progresso sta apportando in tutto il Paese.
Naturalmente non bisogna trascurare il turismo, ricco e fiorente, considerate le bellezze naturali ed artistiche del territorio. All’interno dell’Isola di Sant’Andrea, il nucleo più antico del Borgo, dentro mura, (delle quali è rimasto solo il tracciato), sorge il Duomo di San Corrado, la più grande Chiesa a tre cupole in asse, del periodo romanico-pugliese; fuori le mura incontriamo la Chiesa barocca di San Pietro; la Cattedrale dell’Assunta e il “Calvario”, tempietto gotico in pietra calcarea. Disseminate nel territorio rurale intorno alla città sono i resti delle Torri, disposte su tre direttrici: verso Bitonto, Terlizzi e Ruvo.
Tra fichi d’India, lentisco, alloro, viburno, carrubo e melissa, appaiono lunghe spiagge di sabbia bianca, bagnate dalle acque trasparenti di un mare pescoso i cui fondali sono apprezzati dai sub di tutto il mondo, anche per la grande emigrazione di giovani in cerca di occupazione nel Nord Europa e negli Stati Uniti che ha favorito la conoscenza di questi luoghi meravigliosi.
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::1124::/cck::