Società

Il silenzio per i nuovi martiri

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Foto di All India Christian Council - courtesy All India Christian Council http://indianchristians.in/news/content/view/2332/45/, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4691405
Ricevo una e-mail da don Gaetano, missionario in India: “Per favore pregate per le chiese in India…

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Ricevo una e-mail da don Gaetano, missionario in India: “Per favore pregate per le chiese in India. La scorsa notte – è in data 11 marzo – ne sono state bruciate 20 e questa notte ne vogliono distruggere più di 200 e entro le 24 ore uccidere i 200 missionari presenti” Purtroppo, non ho notizie di cosa sia successo realmente, leggo dalle agenzie qualche scarno lancio che parla solo genericamente di scontri, ma il testo prosegue con la sintesi di una e-mail raccontando una serie di raccapriccianti particolari che suscitano dolore e costernazione per chiunque, aldilà della propria fede.
Purtroppo, l’India da anni ci ha abituato a tutto questo.
Dimenticando la sua millenaria civiltà, l’essenza stessa della sua religione pacifica e tollerante, per la pazzia, è proprio il caso di dirlo, di alcuni estremisti, la situazione si sta facendo sempre più drammatica e da tempo si contano migliaia di morti per le violenze degli indù intolleranti sempre più numerosi specialmente in alcuni stati del nord della gigantesca confederazione indiana.
Tra i gruppi più violenti si fa strada dallo scorso anno il Rashtriya Swayamsevak Sangh che attualmente conta oltre 15 milioni di militanti in oltre 50mila cellule locali, ma, purtroppo, ha i suoi membri anche nella polizia, nella magistratura, nella amministrazione statale.
Solo nello scorso anno si sono verificati più di 200 episodi  di violenze anticristiana e,  sia fonti religiose e anche statali, parlano già di ben 8mila morti anche tra donne e bambini. Una strage senza precedenti e tutte queste violenze per eliminare dall’India i credenti delle religioni non indù.
Tali gruppi sono contrari ad ogni minoranza religiosa diffondendo una campagna di odio e di discredito che porta inevitabilmente ad atti concreti di violenza.
Una intolleranza che si sta diffondendo un po’ ovunque in tutta la nazione, senza che le autorità preposte facciano nulla di concreto per arginare questa barbarie nei confronti di cittadini indiani con la sola colpa di essere anche cristiani.
Le accuse maggiori verso i cristiani sono sulle conversioni cosiddette forzate e con mezzi disonesti, tutto senza valutare l’impossibilità concreta di queste accuse, ciò nonostante il governo del Madhya Pradesh, leader nella persecuzione, ha modificato la supposta “legge anti-conversione”, inasprendone le pene con molti anni di carcere e confisca dei beni.
In risposta a queste del tutto presunte accuse sono invece cresciute le cosiddette “cerimonie di riconversione”, queste si vere violenze su cittadini inermi organizzate da gruppi estremisti indù, per riportare in massa i neo-convertiti all’induismo pena la distruzione della casa, il licenziamento dal lavoro o nei casi più criminali anche l’omicidio.
Davanti a tanta sopraffazione la risposta del Governo centrale è stata molto indicativa: non rinnovare il visto di permanenza nel Paese a missionari, religiosi e religiose che danno il loro impegno costantemente presso ai poveri e agli emarginati dimenticati proprio dallo stesso Stato.
Se a questo poi aggiungiamo ciò che avviene anche in molti Paesi mussulmani o, l’ostracismo verso i cristiani nella civile Europa, il quadro è sconfortante.
Ciò che personalmente fa più male è il silenzio della gerarchia della Chiesa che dovrebbe difendere le sue ‘pecorelle’ e invece sembra che per ragioni politiche o per un mal interpretato dialogo, non interviene se non con qualche breve allocuzione di qualche prelato e certo non basta, in questo un contesto drammatico, qualche fugace accenno del papa della misericordia all’Angelus della domenica, per ricordare le attuali persecuzioni della sua Chiesa. Occorre come chiedono tanti missionari che stanno in prima fila, un impegno costante nel denunciare a viso aperto questo vero martirio e per far capire al mondo che la Chiesa non dimentica nessuno dei suoi figli.
La comunità dei credenti con grande autorevolezza per volontà dello stesso papa è impegnata da tempo ad indirizzare i cristiani verso la misericordia non a parole, ma con i fatti concreti, verso gli ultimi, i poveri, verso gli immigrati, qualsiasi sia la loro confessione religiosa e verso quelli che un tempo venivano classificati come peccatori dichiarati: adulteri, divorziati, omosessuali e quant’altro.
Forse, ci permettiamo di suggerire rispettosamente, che è giunto il momento per la Chiesa di far sentire la sua voce per difendere i suoi figli per non essere accusata un domani dalla storia di colpevole silenzio.

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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::1142::/cck::

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