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Ai piedi dei Monti Iblei, in un territorio per la maggior parte collinare, incontriamo il comune di Noto.
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Ai piedi dei Monti Iblei, in un territorio per la maggior parte collinare, incontriamo il comune di Noto.
A 31 km da Siracusa, 24mila abitanti, la città è considerata una “capitale del Barocco”. Collocata sulla costa tra Avola e Pachino, Noto si specchia sul golfo che porta il suo nome, nella parte più meridionale della Sicilia.
La sue coste, basse e sabbiose, si presentano a tratti frastagliate e, all’interno, le pianure sono per la maggior parte di carattere alluvionale.
La macchia mediterranea fa da padrona lungo tutto il territorio, lasciando solo dello spazio a mandorli ed ulivi sulle colline ed agrumi e viti sulla piana. In montagna, grandi pascoli si alternano a boschi di frassini, lecci e querce secolari. Il comune si stende per 550kmq. ed è solcato da quattro fiumi: il Tellaro che, dopo aver attraversato la parte più selvaggia del netino, con il suo corso segna il confine tra le province di Siracusa e Ragusa, fino a sfociare a sud di Noto, nel mar Jonio; il Cassibile che, dopo un percorso di circa 30 km nell’area protetta di Cavagrande del Cassibile, si “ingrotta” in una serie di profondi canyon, per poi tornare alla luce e sfociare nel mar Jonio; l’Asinaro, la cui sorgente è a pochi chilometri a nord della città, è conosciuto per la famosa battaglia che vide sconfitti gli ateniesi da parte dei siracusani, proprio lungo le rive del fiume; il torrente Gioi che nasce ad ovest della città e scorre nella piana tra l’Asinaro e il Tellaro fino a sfociare nello Jonio a sud del Lido di Noto.
Sembra che il nome Noto fu dato dagli arabi che la occuparono nell’864. Con questo intendevano valorizzare le bellezze del luogo che, proprio in quel periodo, raggiunse un grande sviluppo nell’agricoltura e nei commerci, soprattutto della seta, approfittando della presenza delle coltivazioni di gelso.
Nel 1693 la città fu distrutta da un violento terremoto che produsse più di mille vittime, ma, da questo disastro, trasse vantaggio poiché fu ricostruita con un piano urbanistico studiato da vari architetti che la realizzarono come adesso si presenta.
Nel 1861, dopo la spedizione dei Mille, Noto entrò a far parte del Regno d’Italia. Purtroppo nel secondo dopoguerra la città ebbe un periodo di decadenza dovuto alla forte migrazione della popolazione verso il Nord Italia e verso quei Paesi esteri che potevano offrire del lavoro. Solo intorno al 1977 furono utilizzati dei mezzi di diffusione per la conoscenza delle sue bellezze “barocche” e si ebbe così una ripresa economica che ancora oggi si basa soprattutto sul turismo. Piazze, scalinate imponenti che raccordano i dislivelli della città, si intrecciano con le vie sulle quali si affacciano i palazzi di pietra locale, tra il rosa e il dorato. L’architettura è ricca di motivi ornamentali e di decori, senza rompere gli equilibri ambientali, caratterizzati da diversi stili che bene armonizzano tra loro fino a formare la “perfetta città barocca”.
La Cattedrale di San Nicolò, inserita dall’UNESCO nella lista mondiale dei Beni dell’Umanità, riaperta nel 2007 dopo undici anni di lavori poiché, nel 1996, la costruzione di un solaio nella cupola centrale, produsse un sovraccarico strutturale che ne causò il crollo insieme a due navate laterali; la Chiesa del SS Crocifisso, secondo edificio di culto della città; la Chiesa di San Carlo al Corso; la Chiesa di Santa Chiara, con i Palazzi: Ducezio (sede del Municipio); Nicolaci di Villadorata; Modica di San Giovanni; del Vescovato e la Porta Reale o Ferdinandea, ingresso alla città, costruito in occasione della visita di Ferdinando di Borbone, sono solo alcuni dei tesori che si possono apprezzare visitando la città. Aree con reperti archeologici e bunker dell’epoca nazifascista, sono disseminate sul territorio e costituiscono motivo di interesse per il visitatore più curioso ed intraprendente.
Il sole, il mare, la buona cucina, il buon vino saranno il piacevolissimo coronamento di un prolungato soggiorno in questa magica, “perfetta città barocca”.
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::1144::/cck::