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Nonostante il Concilio Vaticano secondo e le aperture verso il mondo moderno, in molti rimane ancora la convinzione che la cristianità, ma in realtà un po’ tutte le religioni, sia sempre contro il progresso o le novità tecnologiche, come se queste ultime potessero scalfire la fede nei suoi aspetti più profondi.
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Nonostante il Concilio Vaticano secondo e le aperture verso il mondo moderno, in molti rimane ancora la convinzione che la cristianità, ma in realtà un po’ tutte le religioni, sia sempre contro il progresso o le novità tecnologiche, come se queste ultime potessero scalfire la fede nei suoi aspetti più profondi.
In realtà le cose non stanno affatto così. È molto vasto il numero, per quanto possa sembrare strano, di sacerdoti o religiosi scienziati ed inventori di grande valore che hanno segnato lo sviluppo della società.
L’elenco è molto lungo, bisognerebbe scrivere forse un libro voluminoso, pertanto mi limiterò ai più famosi.
Si parla spesso del valore Nicola Copernico per l’astronomia e che pose le basi per la teoria eliocentricascrivendo il “De revolutionibus orbium coelestium“, con tutte le ricadute scientifiche che questo ebbe su scienziati come il nostro Galileo, ma pochi sanno che era anche un ecclesiastico polacco che, oltre ad essere astronomo di fama, era anche importante giurista e medico.
Altro matematico a cui si deve la conoscenza storica e scientifica della Cina, insieme all’opera missionaria, fu certamente il gesuita Matteo Ricci nel XVI secolo che, con le sue traduzioni di classici greci e latini, portò anche la nostra cultura nella terra dei ‘mandarini’.
Qualche anno dopo troviamo il padre della moderna geologia e stratigrafia il vescovo danese Nicola Steno, il quale non limitava i suoi studi al mondo minerale, ma anche al mondo vegetale e all’anatomia, allora quasi una perfetta sconosciuta.
Quasi un secolo dopo la Chiesa lo avrebbe venerato come beato e la sua festa ricorre l’11 gennaio.
Quatto secoli dopo un altro religioso, Antonio Stoppani, fu considerato il fautore della geologia e della paleontologia italiana e d’Europa.
Nel settecento l’università torinese attraversò un periodo di grande rinnovamento scientifico grazie all’opera di un altro religioso, Giovanni Battista Beccaria, tra i più importanti studiosi dell’elettrologia, classificando i corpi in base alle loro proprietà elettriche. Inventò il parafulmine, prima della leggendaria invenzione di Beniamino Franklin, e ricavò grazie ai suoi studi, assai moderni per l’epoca, il valore della circonferenza terrestre.
Spesso i fatti di cronaca riportano casi di epidemie anche gravi che si sviluppano in ogni parte del mondo.
Uno dei centri mondiali per la ricerca per le malattie infettive si trova a Roma presso l’ospedale Lazzaro Spallanzani, in ricordo dell’illustre gesuita del XVIII secolo ricordato, tra l’altro, per aver contestato la teoria della generazione spontanea dei virus con un esperimento che sarà successivamente ripreso e perfezionato da Luigi Pasteur.
Fino a qualche anno fa, prima delle e-mail, una rivoluzione tecnologica per quanto riguarda l’invio di messaggi era il fax.
Il suo inventore era il canonico toscano Giovanni Caselli che nel 1854 mostrò ad amici e conoscenti la sua scoperta del telegrafo che si differenziava da quello di Morse perché trasmetteva non solo punti e linee, ma disegni o scritti, anche a chilometri di distanza.
Caselli realizzò pure uno strumento per misurare la velocità dei treni, il cinemografo, un timone idromagnetico per la guida più sicura delle navi ed anche un siluro che non fu mai realizzato forse per un suo pentimento essendo pur sempre un religioso oltre che scienziato.
Nella Chiesa abbiamo anche astronomi di vaglia internazionale ancora oggi ritenuti i padri della moderna astronomia come il gesuita Angelo Secchi, direttore del primo osservatorio vaticano e studioso di fama e creatore delle primecarte topografiche di Marte, delle protuberanze solari e curatore di una moderna classificazione delle stelle tanto che oggi portano il suo nome un cratere ed un crepaccio della Luna e uno di Marte.
Abbiamo anche un cardinale, Pietro Maffi, chiamato a dirigere nel 1904 la Specola vaticana e a lui si devono le prime teorie scientifiche delle stelle cadenti.
Costruttore di un motore elettromagnetico, sismologo, insegnante di fisica e direttore dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze dal 1872, fu Filippo Cecchi dell’Ordine degli Scolopi, che rinnovò nel 1866 i parafulmini della cupola del duomo di Firenze e ripeté l’esperienza del pendolo di Foucault. Inventore ancora del termometro e barometro oggi nel Museo di storia della scienza, e del nefoscopi, strumento che individua la direzione dei venti.
Arrivando a tempi più moderni ricordiamo l’inventore delle moderne telescriventi, monsignor Luigi Cerebotani e il sacerdote milanese, Giuseppe Mercalli, famoso nel mondo per la sua famosa scala che definisce la potenza dei terremoti.
Anticipatore delle trasmissioni radio atmosferiche, fu il benedettino cassinese, Bernardo Paoloni, organizzatore dell’Osservatorio meteorologico di Montecassino nel 1913 e assai stimato da Marconi e da Pio XI; istituì tra l’altro nel ’28 anche il Servizio Radio Atmosferico Italiano.
Ad un altro gesuita, Giuseppe Gianfranceschi, si deve la fondazione della Radio Vaticana; stretto collaboratore di Guglielmo Marconi, al quale si deve la conversione del celebre scienziato,fu inoltre presidente dell’Accademia delle Scienze “Nuovi Lincei”, docente per molti anni alla Gregoriana nelle facoltà di chimica-fisica e fisica-matematica e partecipò con Umberto Nobile alla seconda spedizione al Polo nel 1928.
Come se ciò non bastasse fu tra i primi in Italia a capire l’importanza della teoria di Einstein, tanto che nel 1909 tradusse in italiano il lavoro di Hermann Minkowski sullo spazio-tempo dal titolo ‘Nuovo Cimento’.
Grandi esploratori e missionari furono Guglielmo Massaja, poi cardinale e apostolo dell’Etiopia e don Federico Lunardi, etnologo e archeologo livornese tra i primi studiosi dei Maya dell’Honduras oltre che esploratore del Polo Nord dell’Africa, dell’Asia e all’Oceania.
Come abbiamo accennato all’inizio l’elenco è veramente smisurato, ma può servire per ridimensionare una stupida laicità che vede scissa la religione, in questo caso la Chiesa cattolica, dal mondo moderno con le sue innovazione tecniche e culturali.
Forse, l’ipotesi della ricerca nei suoi spazi più ampi, porta l’uomo credente ad essere maggiormente stimolato e produttivo proprio per rispondere alla vocazione che Dio dà.
Un modo per fare ricerca anche nei nostri tempi.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::1171::/cck::