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L’iniziativa della costituzione di quella che oggi è l’Associazione Ruvuma Onlus nasce da quel che vidi quando nel luglio 1990 accompagnai mio figlio Giovanni in un viaggio in Tanzania organizzato per gli studenti dell’università di Bologna da Don Tullio Contiero, cappellano di quell’Ateneo.
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L’iniziativa della costituzione di quella che oggi è l’Associazione Ruvuma Onlus nasce da quel che vidi quando nel luglio 1990 accompagnai mio figlio Giovanni in un viaggio in Tanzania organizzato per gli studenti dell’università di Bologna da Don Tullio Contiero, cappellano di quell’Ateneo.
In quell’occasione compresi – perché solo entrando nel vivo in certe situazioni le si possono davvero comprendere – che è dovere e interesse di ciascuno di noi contribuire a ridurre il divario con i cosiddetti paesi in via di sviluppo, soprattutto quando, come per la Tanzania, la via dello sviluppo è lunga e percorsa assai lentamente.
Rientrato in Italia, presi con mia moglie Adele, la decisione di accantonare una somma aspettando “l’occasione propizia” per destinarli a un progetto di solidarietà per la Tanzania.
Nel 1992 costituimmo “l’Associazione Ruvuma” il cui consiglio direttivo era composto, oltre che da Adele e da me, da Vittorio Tison, Clelio Motta e Vincenzo Domenichelli.
L’avvocato Roberto Orlandi accettò di essere presidente del collegio dei revisori.
Il nome dell’associazione fu suggerito dall’oggi Cardinal Polycarp Pengo, Arcivescovo di Dar es Salaam: Ruvuma è il nome di un grande fiume che attraversa le zone più povere della Tanzania e costituisce il confine con il Mozambico e, quando lo conobbi, Monsignor Pengo era Vescovo del Tunduru Masasi, regione appunto confinante con il Mozambico.
L’occasione propizia arrivò nel 1992 quando Papa Giovanni Paolo II terminò a Dar es Salaam il suo grande viaggio in Africa, e i padri della Congregazione del Preziosissimo Sangue prepararono il “saluto dell’Africa al Papa”, edificando in pochi giorni un grande palco sul quale il Papa celebrò la Santa Messa e consacrò 35 sacerdoti tanzani: un evento memorabile al quale partecipò una folla oceanica, quasi un milione di persone.
Quando, nel ringraziare Padre Antonio Calabrese, provinciale della Congregazione (per tutti noi, Padre Tonino) il Papa gli chiese cosa potesse fare per lui, la sua risposta fu “Santità, abbiamo bisogno di un dispensario con annessa maternità, qui a Kunduchi”.
Il Nunzio Apostolico Monsignor Vincenzo Moreni, che era al corrente del nostro proposito, segnalò la nostra intenzione a Papa Giovanni Paolo II, il quale gli chiese di dire a “quei milanesi” di corrispondere al desiderio espresso da padre Tonino.
Su impulso e con la supervisione del Prof. Vittorio Tison, persona squisita e Anatonomo-Patologo di fama mondiale, avviammo la realizzazione del dispensario poliambulatorio con annessa maternità a Mbweni, 35 km a nord di Dar es Salaam, regione di Kunduchi, che dedicammo a Santa Maria Nascente, dal nome della più antica parrocchia di Meda: lo comunicai al Cardinale Carlo Maria Martini, a quei tempi Arcivescovo di Milano, che mi scrisse “Ho molto apprezzato la proposta di intitolarlo a Santa Maria Nascente e affido alla Vergine tutte le persone sofferenti che saranno accolte e curate nel nuovo Ospedale”.
L’inaugurazione avvenne nell’agosto 1995, benedetta sia dall’Arcivescovo Policarpo Pengo che dal Mufti musulmano del territorio, a sottolineare che, a differenza di altre strutture sanitarie presenti in Tanzania, il dispensario sorgeva per offrire assistenza sanitaria a chiunque, senza distinzione di religione.
Annessa al dispensario di Mbweni, venne successivamente edificata una scuola materna.
A Vittorio Tison – che purtroppo moriva alcuni mesi prima dell’inaugurazione, senza avere la gioia di assistere all’avvio dell’opera da lui fortemente voluta – è subentrato il suo e nostro amico dottor Giuseppe Travaglini, medico chirurgo, vicepresidente e responsabile dell’attività sanitaria, che, grazie alla sua rete di conoscenze ed alla stima di cui gode negli ambienti medici, ottiene la continua collaborazione di medici, personale paramedico, e tecnici delle diverse specialità.
Ma Vittorio desiderava anche realizzare in Tanzania un Laboratorio di Anatomia Patologica: il testimone di quel suo desiderio fu raccolto dal dottor Francesco Callea, attualmente anche primario all’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Su suggerimento del Cardinal Pengo, andammo a realizzarlo nel grande Ospedale Bugando, a Mwanza, sulle rive del Lago Vittoria: Francesco ne diventò il responsabile e, dopo qualche mese, anche docente di quella disciplina nella Facoltà di Medicina che la Cornell University di New York istituì proprio a Mwanza: una decisione a mio avviso determinata proprio perché seppero che là esisteva quel laboratorio.
Nel corso degli anni l’Associazione ha proseguito la propria opera, interpretando in modo ampliato l’intento iniziale di dare ai tanzani un migliore accesso a Sanità e formazione professionale, sia nell’Ospedale, chiedendo ai volontari italiani di svolgere la propria opera sempre affiancati da colleghi – medici, infermieri, tecnici – tanzani, sia fornendo annualmente borse di studio a studenti della Scuola Professionale di Mtongani, sia attivandosi in progetti poi proseguiti da altri enti e altre persone, grazie alla credibilità acquisita agli occhi delle autorità tanzane.
È doveroso e consolante ricordare che in Tanzania come del resto in altri paesi africani, molti italiani laici individualmente o in collaborazione con Congregazioni e Ordini Missionari, dedicano volontariamente le proprie ferie a lavori di ogni genere e ad addestrare la popolazione locale in varie attività manuali: falegnami brianzoli, fabbri toscani, carpentieri veneti e muratori bergamaschi costituiscono una formidabile quanto eterogenea umanità accomunata dal desiderio di portare aiuto e solidarietà ai poveri d’Africa.
Altre occasioni propizie per aiutare l’Africa più povera e lontana non mancano, e la strada per arrivarci ha sempre e solo lo stesso nome: solidarietà.
(*) Presidente dell’Associazione
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::autore_::di Rodrigo Rodriquez *::/autore_:: ::cck::1196::/cck::