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La riconquista di Palmira, da parte delle forze governative di Damasco con l’apporto decisivo dei soldati dell’esercito russo, rappresenta un punto di svolta della guerra civile siriana in corso da ormai cinque lunghissimi anni.
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La riconquista di Palmira, da parte delle forze governative di Damasco con l’apporto decisivo dei soldati dell’esercito russo, rappresenta un punto di svolta della guerra civile siriana in corso da ormai cinque lunghissimi anni.
Uno schiaffo per le velleità del califfato che dopo aver perso la sua influenza ad Aleppo si trova ora asserragliato nell’area di Raqqa, la capitale degli uomini in nero. L’avanzata delle truppe di Assad è stata consentita da una serie di devastanti bombardamenti da parte dell’aeronautica di Mosca che hanno usufruito del lavoro dietro le linee nemiche dei reparti speciali spetsnaz che hanno segnalato le priorità da colpire.
Nel corso delle operazioni è doveroso ricordare il sacrificio di un ufficiale russo, Alexander Prokhorenko che, vistosi accerchiato dalle truppe dello stato islamico ed impossibilitato a mettersi in salvo, ha deciso di “farsi bombardare”, portando con sé nell’aldilà, i ribelli che lo stavano raggiungendo.
Storie di guerra ed eroismo, come la drammatica vicenda della morte dell’archeologo Khaled al Asaad, responsabile delle antichità di Palmira, che nei giorni seguenti la presa della regina del deserto da parte delle milizie jihadiste, nel maggio 2015, è stato brutalmente torturato e poi decapitato nell’anfiteatro costruito duemila anni fa.
Proprio per verificare lo stato delle antichità d’incantevole bellezza ed in parte sfregiate dalla furia delle milizie islamiche, sono in corso dei lavori di monitoraggio effettuati da archeologi siriani e russi che hanno chiesto il supporto di colleghi italiani e francesi per approfondire le indagini ed eventualmente ricostruire i reperti perduti.
Ma la vittoria di Palmira da parte dell’esercito di Assad ha soprattutto delle implicazioni tattiche che potranno determinare il corso dell’intera guerra. L’esercito siriano si trova ora nella condizione di tagliare le linee di rifornimento degli uomini in nero anche perché le milizie dei combattenti curdi hanno nel frattempo preso possesso dell’arteria che collega Mosul a Raqqa, costringendo le formazioni jihadiste ad usare la strada più lunga verso Deir Ezzor.
Il prossimo obiettivo, per debellare definitivamente il califfato, è la conquista di Mosul, in Iraq, sottoposta da giorni a pesantissimi bombardamenti aerei ed incalzata da terra dall’esercito di Baghdad. Solo la presa di Mosul, la città dove nel 2014 Abu Bakr al Baghadi aveva trionfalmente annunciato la proclamazione della nascita dello stato islamico, sarà il sigillo definitivo della sconfitta degli uomini in nero.
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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::1181::/cck::