Al di là dei recenti scandali sulle concessioni di sfruttamento del petrolio che hanno portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi…
Al di là dei recenti scandali sulle concessioni di sfruttamento del petrolio che hanno portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, esiste all’interno del governo un conflitto di interesse molto importante sulla questione del petrolio e dei consumi energetici.
La maggior parte dei ricavi provenienti dai consumi energetici finisce nelle casse dello stato, quello stato che ha disperatamente bisogno di consolidare – se non di aumentare – i suoi introiti per finanziare l’enorme debito pubblico che lo opprime. Il 14% delle imposte indirette – oltre 25 miliardi di Euro l’anno – proviene dalle accise energetiche, l’imposta di fabbricazione e vendita di prodotti petroliferi (dati 2011, Bilancio dello stato anno 2012, rgs.mef.gov.it).
Così si comprendono le nebulose affermazioni dei rappresentanti del governo in occasione del referendum sulle trivelle circa la necessità di garantire il fabbisogno di “combustibili fossili ancora per molto tempo”. Affermazioni che suonano discordanti rispetto alla realtà dei fatti che evidenzia una domanda complessiva di energia in calo costante da dieci anni, con una riduzione fortissima dei consumi di prodotti petroliferi non riconducibile soltanto alla crisi economica, ma soprattutto all’ottimizzazione dell’utilizzo energetico: automobili che consumano meno, apparati elettrici e illuminazione sempre più efficienti, miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, degli impianti industriali e della distribuzione elettrica.
Consumo energetico in Italia
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico Il Bilancio Energetico Nazionale – Consumo interno lordo dal 1998 al 2014 – serie storica in Mtep (milioni di tonnellate equivalente petrolio)
Se si aggiunge a questo calo dei consumi di energia la crescente quota coperta da energie rinnovabili (oltre il 20% nel 2014), è evidente che il fabbisogno di petrolio e gas naturale è diminuito sostanzialmente e continuerà a diminuire anche negli anni a venire.
Fonti di approvvigionamento energetico
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico, valori in Mtep (milioni di tonnellate equivalente petrolio)
L’andamento del consumo di combustibili fossili non sembra giustificare dunque un impegno governativo così accorato nello sviluppo delle trivellazioni dell’estrazione del petrolio.
I favorevoli all’estrazione del petrolio nostrano lamentano anche la perdita degli investimenti nel caso di stop alle trivellazioni, un fatto incontrovertibile. Tuttavia queste perdite andrebbero confrontate con il costo ambientale provocato dalla produzione e l’utilizzo dei combustibili fossili: l’impatto sulla salute, le conseguenze del cambiamento climatico, la qualità dell’aria e delle acque, il rischio di incidenti ambientali di portata imprevedibile.
L’era del petrolio sembra inesorabilmente avviata alla sua fine. Viene da sorridere nell’apprendere che perfino i nababbi dell’Arabia Saudita hanno avviato un programma di austerità e di incremento delle entrate pubbliche diverse da quelle del greggio per risanare il bilancio dello stato. Ma l’apparente paradosso è un’ulteriore indizio del tramonto dell’era petrolifera.
Il problema è che l’industria petrolifera, la finanza e i governi fanno fatica ad accettare il declino del petrolio. Nel 2009 l’Unione Petrolifera pubblicava una previsione di domanda energetica e petrolifera italiana, che nel 2015 avrebbe raggiunto 191,2 milioni di tonnellate equivalenti (Tep). Oggi sappiamo che la domanda nel 2015 si è ridotta a 160 MTep, 20% meno di quanto previsto dall’Unione Petrolifera, una differenza enorme. Negli ultimi dieci anni il consumo di petrolio si è ridotto del 33%, quello del gas del 22%. L’Unione Petrolifera, tuttavia, continua imperterrita a prevedere una brillante crescita per il futuro.
Approfondimenti: Ministero dello Sviluppo Economico, Situazione energetica nazionale goo.gl/1qONWI
di Massimo Predieri