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Il presidente della Banca Centrale Europea, con le misure straordinarie del QE (allentamento monetario) rinnovate un mese fa, ha perpetuato con il suo messaggio quello che i mercati volevano sentire: l’obiettivo della stabilità dei prezzi, con l’inflazione target al 2%, verrà realizzata attraverso tutte le forme, convenzionali e non, che il mandato della BCE consente.
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Il presidente della Banca Centrale Europea, con le misure straordinarie del QE (allentamento monetario) rinnovate un mese fa, ha perpetuato con il suo messaggio quello che i mercati volevano sentire: l’obiettivo della stabilità dei prezzi, con l’inflazione target al 2%, verrà realizzata attraverso tutte le forme, convenzionali e non, che il mandato della BCE consente.
La politica monetaria sarà per lunghi periodi accomodante, allineandosi alle omologhe banche centrali degli altri paesi.
L’entrata in vigore dei tassi negativi per un lungo periodo di tempo, mette in guardia tutti gli operatori economici e i governi europei sul percorso definito “pericoloso ed accidentato” da molti giornali, soprattutto filo tedeschi, contrari all’utilizzo della leva monetaria come unica panacea per lenire i mali delle economie dell’Unione.
Più volte Mario Draghi ha lasciato intendere che i mezzi e le misure della BCE sono tali da poter variare gli interventi in relazione ai dati economici che via via si susseguono, allo scopo di dare segnali di presenza e gestione assennata dell’evolversi dell’economia.
Meno di buon occhio è parso il monito ai governi europei sulla limitata efficacia della politica monetaria, senza i dovuti interventi di armonizzazione fiscale ed integrazione europea.
Il fuoco “nemico” e, ancora più paradossalmente, quello “amico”, arriva dalla vicina Germania, dove l’establishment tedesco ha sempre bacchettato l’operato del banchiere italiano, considerato troppo a sud rispetto agli interessi tedeschi.
Per i contestatori alemanni, i tassi negativi rischiano di provocare delle reazioni a catena difficilmente prevedibili ed arginabili in caso di ulteriore recessione e depressione economica.
Le rendite dei risparmiatori privati si neutralizzano per effetto dei rendimenti a zero dei titoli e dei fondi pensione e il perdurare di margini ridottissimi per tutte le banche e le assicurazioni mette il sistema bancario a rischio default.
L’attacco si chiude con allusioni sull’aiuto ai paesi più indebitati che hanno visto l’azione della BCE come garanzia di tenuta per i conti pubblici, grazie all’acquisto dei titoli di stato ed ai risparmi sugli interessi dei debiti.
La definizione di “fuoco amico” sembra essere quella calzante, anche perché se si scava oltre la demagogia elettorale e dei media tedeschi, che continuano a dipingere gli stati mediterranei come fannulloni ed inefficienti, tutte le politiche monetarie intraprese sino ad oggi hanno di fatto avvantaggiato la Germania, che è l’unico paese che ha beneficiato dell’euro e dei cambi fissi, portando il proprio surplus al 9% del Pil, oltre i limiti consentiti dagli accordi europei.
La svalutazione interna dei vari paesi, che tentano di arginare gli squilibri creati sia dalla Germania sia dalla rigidità dei parametri europei, annulla gli effetti di politica monetaria della BCE, con l’unico effetto di mantenere la stabilità della moneta e la tenuta degli spread, con un sostanziale stallo dello scacchiere europeo e lenta agonia dei tessuti produttivi dei paesi periferici.
Anche se molti mass media, per svariati motivi filo governativi, continuano a citare la crisi del 2008 come causa della grande recessione che ha colpito gli stati europei, molte voci autonome iniziano a dimostrare che la rincorsa alla competitività realizzata sull’unica voce della svalutazione del costo del lavoro e della rettitudine dei bilanci pubblici sia la vera ragione della recessione e della inutilità delle misure di politica monetaria.
Una situazione di deflazione che può essere contrastata solo con il taglio delle tasse e un’equa ripartizione dei surplus accumulati dai paesi che hanno beneficiato dei vincoli dei parametri e dell’euro.
La reazione scomposta dei vari paesi si manifesta nelle limitazioni alle frontiere e nelle ascese dei movimenti di ultra destra, tutti segnali di insofferenza verso un modello europeo costruito sulla stabilità del mercato e sulla circolazione delle merci e non sul benessere dei popoli come valore. La fragile salute dell’Unione sarà sempre più messa a rischio dagli eventi e soprattutto dal comportamento delle autorità politiche: l’auspicio è che tali autorità abbiano a cuore la risoluzione per vie diplomatiche.
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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::1230::/cck::