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L’incredibile viaggio di Ferdinand a Cuba

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Foto di MustangJoe. [Uno Yacht di lusso a Tahiti, in Polinesia. (https://pixabay.com/it/tahiti-yacht-litorale-750642/)]. Attraverso Pixabay.com
La mattina Ferdinand si svegliò con un leggero mal di testa, ma si sentiva felice.

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La mattina Ferdinand si svegliò con un leggero mal di testa, ma si sentiva felice.
E non sapeva spiegarsene la ragione.
Infatti non ricordava assolutamente nulla di quella notte se non che aveva dormito un sonno agitato ma, come dire, soddisfacente.
Quando riaprì gli occhi, Anita usciva dalla doccia avvolta in un asciugamano aderente che grondava gocce di assoluta bellezza.
Colpito da un attacco di amore improvviso, la attirò a sé e la baciò con passione.
− Ehi che foga!
− Hai dormito alla grande tutta la notte ed ora ti vuoi rifare?
− Guarda che non c’è tempo, il capitano Nemo viene a prenderci tutti alle 10.30 nella hall dell’albergo e dobbiamo essere puntuali, sai come sono precisi questi americani.
Lentamente Ferdinand cominciò a ricordare cosa ci facesse lui lì.
Il viaggio, Cuba, gli amici, la crociera…
A malincuore, si fece una doccia anche lui; chiuse tutto quello che aveva portato nelle borse e raggiunse Anita giù nel salone dell’albergo.
Il capitano Nemo era già lì, faceva conoscenza con tutti gli altri e, quando arrivò Ferdinand, iniziò ad illustrare il programma della crociera.
Purtroppo il tempo non era dei migliori e quindi non si sarebbe potuto rispettare il piano originario che prevedeva il giro completo dell’isola, ma ci si doveva accontentare delle uscite giornaliere quando il tempo lo avrebbe permesso.
E va bene, dissero tutti, l’importante era stare insieme e rilassarsi.
E fu così che iniziò una crociera tutta particolare…
Il Mirage era, come diceva il suo nome, un miraggio. Cinquantatré metri di splendore.
Prua oceanica, tre ponti passeggeri, grande plancia balneare di poppa, alettoni stabilizzatori, ampie vetrate dappertutto, anche nelle cabine inferiori, in modo che si potesse vedere fuori da ogni parte; una cucina al cui confronto anche quella del celebre hotel S.Pietro impallidiva: tutto era il massimo del massimo.
Affascinati da tale splendore, misero timidamente i piedi sullo scalone imperiale che li portava a bordo dove tutto l’equipaggio schierato li accolse.
Il capitano, naturalmente, i suoi due vicecomandanti, il direttore di macchina, quattro marinai, quattro magnifiche hostess, la capocuoca con due aiuti, costituivano la altrettanto fantastica crew del Mirage.
Dopodiché ognuno raggiunse le proprie cabine per prepararsi al pranzo di benvenuto.
Mai pranzo fu più raffinato: di tutte le prelibatezze esistenti in quell’angolo di mondo nessuna venne meno.
Inoltre la compagnia era bella e simpatica, con gli anfitrioni Nancy e Chris arrivati direttamente a bordo dagli Stati Uniti.
Anche il pomeriggio volò subito via fra giochetti e passeggiate, seguite alla fine da una cena che non aveva nulla da invidiare al pranzo.
E fu così che arrivarono alla mattina successiva, quando il comandante chiese loro se fossero pronti per la crociera del giorno.
− Certamente sì − risposero in coro.
E fu così che iniziò una crociera meravigliosa, difficile da dimenticare.
Lasciati il Marina Hemingway iniziarono a costeggiare la costa nord di Cuba, verso est.
Baie meravigliose, spiagge bianche bellissime si succedevano ai loro occhi, senza interruzione.
Alla richiesta di alcuni di potersi fermare a fare un bagno il comandante Nemo rispose che per uno yacht battente bandiera americana non era possibile calare l’ancora nei mari di Cuba, ma se avessero avuto pazienza c’era un’alternativa.
E così aspettarono.
Dopo un’ora che navigavano lungo costa il capitano diede l’ordine.
Pronti per la trasformazione!
La barca accelerò violentemente mentre due grandi alettoni uscivano dalle murate di diritta e di sinistra a livello del mare.
Lentamente queste si inclinarono verso il basso trascinando con sé tutta la barca che iniziò ad immergersi.
Contemporaneamente si chiusero tutto le paratie ed il Mirage si trasformò in un sommergibile.
Iniziò la più fantastica crociera mai esistita.
Mentre il Mirage continuava ad immergersi, le murate, che sembravano essere di ferro, si rivelarono invece di vetro infrangibile.
Il Mirage era un sommergibile a tutti gli effetti, ma in più era trasparente!
Il comandante pilotava il Mirage lungo la barriera corallina per far ammirare a tutti gli ospiti le meraviglie di quel mondo sommerso.
Cernie giganti li guardavano indifferenti, mentre murene incuriosite facevano capolino dalle loro tane, barracuda si aggiravano in cerca di prede, mante ondeggiavano pigre intorno a loro, coralli dai colori dell’arcobaleno tappezzavano tutta la barriera sottomarina.
Insomma, uno spettacolo indimenticabile.
Poi, dopo vari brindisi, il comandante chiese se qualcuno volesse fare il bagno.
Vista la generale incredulità fece fuoriuscire da una murata la campana balneare.
Era questa una bolla gigante di plastica per metà riempita di acqua marina e per metà di aria.
Vi si accedeva attraverso un tunnel, anche questo di plastica trasparente, come fosse un grande cordone ombelicale.
A turno tutti iniziarono a fare il bagno nelle profondità marine in compagnia degli abitanti degli abissi.
Improvvisamente però il comandante Nemo, che ora capivano perché si chiamasse così, li fece rientrare urgentemente a bordo…
− Cosa succede? − chiesero tutti in coro.
− Sommergibili!
Fece giusto in tempo il comandante a pronunciare questa parola, che un suono fortissimo di sonar colpì lo scafo del Mirage e tutti loro sentirono come se qualcosa fosse penetrato nelle loro teste.
Lentamente davanti ai loro occhi si aprì uno scenario che dire incredibile è poco.
Una decina di sommergibili erano adagiati sul fondo, disposti a semicerchio intorno ad una stazione sottomarina alla quale erano collegati attraverso altrettanti tunnel pneumatici.
Americani, cinesi, russi, inglesi, francesi, argentini, almeno un sottomarino di tutte le nazioni che avevano era lì.
Addirittura i giapponesi, in uno sprazzo di collaborazione con la Cina, avevano trovato una grotta subacquea, stretta e lunga, sotto il canale di Panama, separata solo da un sottile diaframma di roccia da una grotta gemella nel versante atlantico ed era bastato abbattere quel diaframma per avere un doppione del canale, ma negli abissi.
Per loro era quindi più comoda quella via che faceva risparmiare la circumnavigazione dell’America del Sud.
Naturalmente era solo a loro disposizione ed esisteva un meccanismo automatico di distruzione, mediante siluri installati ai due ingressi, di qualsiasi sommergibile straniero che osasse avventurarsi da quelle parti.
Una navetta, improvvisamente, si staccò dalla stazione per portare a bordo del Mirage una piccola squadra di marinai.
Appena furono a bordo un profumo inebriante si diffuse ovunque.
− Restate calmi − disse il capo − questo profumo vi consentirà di scendere nella nostra cittadella sottomarina e far sì che poi non ricordiate nulla di tutto ciò.
− Ma che cosa significa tutto questo?
− Questa è una stazione-casinò subacquea creata da tutte le nazioni che posseggono dei sommergibili per dare a tutti gli equipaggi un ristoro unico e speciale − rispose il capitano.
Costituiva una vacanza-premio a quegli equipaggi che si erano particolarmente distinti in azioni speciali, fra cui erano molto attuali quelli antiterrorismo e anti-migranti.
Questi sottomarini venivano mandati in queste acque dai quartieri generali di comando e qui venivano catturati, come novelli Ulisse, da una musica irresistibile che li conduceva alla stazione-vacanza subacquea.
Il profumo che si diffondeva dappertutto negli scafi con un meccanismo di penetrazione laser faceva poi dimenticare a tutti dove si trovassero e perché.
Così entrarono nel più speciale casinò della terra.
Anche questo era trasparente, per cui sembrava di stare immersi in un gigantesco acquario, con tutti i pesci degli abissi che giravano in tondo intorno alla cupola trasparente.
E dentro!
Ristoranti, alberghi, bar, nightclub, tavoli di roulette, di baccarat e chemin si succedevano in un turbillon senza fine.
A Ferdinand sembrava di aver già vissuto questa esperienza ma non ricordava dove.
Anita sembrava a proprio agio in quel lusso sfrenato e non riusciva a capire da dove e come iniziare.
Orde di marinai in borghese si aggiravano fra i tavoli, tutti eccitati dal rum e dalle donne cubane presenti in grande abbondanza.
Infatti, essendo la maggior parte dei frequentatori maschi, l’Organizzazione, chiamiamola così in modo generico, aveva reclutato quasi solo donne.
Queste erano dei duplicati esatti delle più belle cubane esistenti sull’isola, ottenute mediante il processo dell’abduction.
Era questa una metodica usata dagli alieni per penetrare nel corpo dei terrestri alla ricerca dell’anima che nei loro lontani mondi non esisteva.
Erano riusciti però a riprodurre perfettamente il corpo di ognuno, ma questa tecnica, conosciuta ai governi delle maggiori nazioni, veniva tenuta accuratamente nascosta al popolo.
Eccezionalmente la misero in atto per questo segreto progetto, anche perché queste copie di donne bellissime non costavano niente, ed inoltre non consumavano assolutamente nulla, solo una piccola ricarica di idrogeno alla settimana, ed anche dal punto di vista etico andavano bene, tanto erano senza anima.
La situazione era talmente paradossale che nessuno riusciva a capire se tutto ciò fosse realtà o sogno. C’era solo un modo per scoprirlo e cioè provare a vivere questa esperienza.
Fu così che ognuno di loro fece del suo meglio per verificarne l’esistenza e allora non si fecero mancare nulla, provarono tutte le offerte di quella stazione-casinò internazionale, nonché subacquea.
Naturalmente venne fuori che anche questo era stato possibile solo grazie ai soldi ed ai contatti che la mafia americana aveva in tutti i governi, per potere continuare a fare affari dopo la rivoluzione di Fidel.
Improvvisamente un altro fortissimo suono di Sonar li colpì tutti violentemente e, senza sapere come, si ritrovarono a bordo del Mirage che costeggiava pigramente il lungomare dell’Havana.
− Signori, siamo quasi per rientrare alla Marina Hemingway − diceva il comandante dagli altoparlanti di bordo.
Tutti erano molto stralunati e affaticati. Ferdinand, come anche Anita e gli altri, non ricordava assolutamente nulla delle esperienze precedenti, ma aveva la sensazione fortissima di avere vissuto qualcosa di straordinario.
E durante tutta la cena di quella sera, che concludeva la crociera, ognuno cercava negli occhi degli altri le tracce del recente passato.
Ormai tutto era cancellato dalle loro menti, però ognuno conservò per sempre nel proprio cuore la consapevolezza di avere vissuto un’esperienza unica.

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::autore_::di Mario Attanasio::/autore_:: ::cck::1259::/cck::

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