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Se oggi il nostro sito Italiani.net, come altri milioni in tutto il mondo, possono essere letti in ogni angolo del pianeta lo si deve al miracolo, è proprio il caso di dirlo, di internet.
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Se oggi il nostro sito Italiani.net, come altri milioni in tutto il mondo, possono essere letti in ogni angolo del pianeta lo si deve al miracolo, è proprio il caso di dirlo, di internet.
Forse la più grande rivoluzione tecnica della storia umana dopo la ruota.
Una invenzione che ha permesso per la prima volta in assoluto di collegare miliardi di utenti alla rete in tempo reale. Una cosa mai avvenuta in tutta la storia umana.
Quest’anno, il 30 aprile di trent’anni fa, nel 1986, il nostro Paese avviava il primo collegamento in rete su internet divenendo la quarta nazione insieme alla Norvegia, Gran Bretagna e Germania ad aver stabilito una connessione in rete.
“Ping” fu il primo semplice comando-messaggio inviato dal Cnuce del Cnr con cui l’Italia si collegò a internet. Dall’altra parte dell’Oceano, esattamente a Roaring Creak in Pennsylvania, si rispose con un semplicissimo “Ok”.
Da questa risposta iniziava anche per il nostro Paese la grande avventura non ancora Internet, ma Arpanet, la rete statunitense antesignana di Internet nata nel 1969 in previsione di possibili emergenze belliche.
Come ogni grande invenzione, ci vollero altri sedici anni per vedere comparire i primi browser che oggi ci permettono di utilizzare una dimensione quasi infinita di contenuti, ma già all’epoca era possibile intuire, con un po’ di lungimiranza, le potenzialità che si sarebbero create in termini di scambio di informazioni a livello planetario.
Il primo collegamento italiano fu assai avventuroso; avvenne a ben 64 Kb (abbreviazione di kilobyte, unità di misura dell’informazione), tra la sede del Cnuce-Cnr, in via Santa Maria a Pisa, e quella di Telespazio, nella piana abruzzese del Fucino, trasmettendo attraverso il satellite Intelsat V, e da lì a Roaring Creek.
Appena un anno dopo, l’Italia fu già in grado di registrare il primo dominio ufficiale ‘cnuce.cnr.it‘ con suffisso ‘.it.’.
I padri di questa avventura pioneristica di Internet furono Stefano Trumpy, all’epoca direttore del CNUCE, Luciano Lenzini che si occupava dell’infrastruttura informatica e il sistemista Antonio Blasco Bonito a coordinare il primo collegamento italiano con la Rete.
Una Rete che all’epoca non era certamente quella che usiamo oggi: niente Web, Facebook, niente social network e tanto meno foto e video.
Oggi, patrimonio italiano di quella tradizione ‘pragmatica’ nella gestione delle reti è, tra l’altro, l’Istituto di informatica e telematica (Iit-Cnr) presso il quale opera il Registro .it, l’anagrafe di tutti i domini made in Italy.
“Il Cnr è stato, è e resta un protagonista indiscusso nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione”, osserva il dott. Massimo Inguscio, presidente del Cnr. “Questo evento non è una semplice commemorazione ma anzi ci lancia verso il futuro. La stessa sinergia tra Cnr, Università e mondo industriale che portò alla nascita della Cep (la Calcolatrice elettronica pisana) e allo sviluppo dell’informatica pisana che oggi ricordiamo promette di essere vincente nelle nuove comunicazioni, che si baseranno sulle tecnologie quantistiche. Una flag-ship (una sorta di modello, ndr) sulle tecnologie quantistiche è stata appena approvata dalla Commissione europea e l’Italia è pronta a ricoprire un ruolo da protagonista”.
Questo avvenimento che avrebbe rivoluzionato la nostra vita non fu compreso però da nessuno, tanto che dell’avvenimento non troviamo traccia neanche di un piccolo trafiletto su alcun giornale ne tanto meno radio o televisioni.
Erano però, ricordiamolo, i giorni di Cernobyl e del disastro nucleare del quale ancora portiamo una drammatica eredità e non solo in Ucraina, così, davanti a simili sciagure nessuno si accorse probabilmente che in quegli stessi giorni tragici avveniva un cambiamento radicale e di grandi speranze nel mondo che ancora oggi non ha finito di svelare appieno i suoi effetti.
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::autore_::di Sergio Lo Martire::/autore_:: ::cck::1251::/cck::