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Emergenza profughi: la rotta del Mediterraneo

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Migranti per nazionalità dichiarata allo sbarco. Valori percentuali alle date del 16 aprile e 13 maggio 2016
Come ogni anno, alle porte dell’estate, complice il clima mite e le favorevoli condizioni del mare, migliaia di migranti attraversano il Mediterraneo centrale in cerca di fortuna in Europa.

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Come ogni anno, alle porte dell’estate, complice il clima mite e le favorevoli condizioni del mare, migliaia di migranti attraversano il Mediterraneo centrale in cerca di fortuna in Europa.
Una rotta che ha portato in Italia nel solo mese di aprile oltre mille persone, partite dalle coste egiziane su imbarcazioni di fortuna e recuperate in mare dalle navi militari messe a disposizione dai vari paesi europei e sbarcate nei porti siciliani e calabresi.
Secondo i dati resi noti dalla Croce Rossa Internazionale e dall’agenzia Frontex sono arrivati ad Augusta 342 profughi mentre Catania ne ha accolti 250, altri 173 invece sono stati dirottati su Palermo e 233 a Crotone. Un esodo importante ma non sufficiente a far decretare lo stato d’emergenza nel nostro paese. Fatto sta che dall’inizio dell’anno sono arrivate in Italia tra le 8500 e le 9500 persone, il quadruplo di quelle sbarcate in Grecia nello stesso periodo.
Di questa nuova ondata di richiedenti asilo la maggioranza risulta proveniente dall’Africa subsahariana, in particolare dalla Nigeria e dall’Eritrea, mentre sarebbero solo una esigua minoranza i cittadini siriani. Un dato che smentisce le previsioni di un cambiamento di rotta delle persone in fuga dalla guerra civile che da cinque anni consuma il paese retto sempre più a fatica dalla dinastia Assad.
La nazionalità dei migranti risulta essere, secondo le recenti normative europee, la vera questione dirimente la concessione del diritto d’asilo nei vari paesi dell’Unione. Addirittura, per quanto riguarda la Siria, l’Europa ha deciso di accogliere solo coloro che provengano effettivamente da zone di guerra. Per esempio rientrano nei criteri d’accoglienza le persone di Aleppo mentre vengono escluse quelle di Damasco. Una logica estremamente labile vista la caratteristica del conflitto siriano, dove spesso si combatte in alcuni quartieri delle grandi città mentre altri risultano relativamente calmi.
Un altro fattore che ha destato preoccupazione riguardo questo nuovo esodo di profughi è stato il paese di partenza delle imbarcazioni dei disperati cioè l’Egitto.
Il caso della morte del ricercatore italiano Giulio Regeni, la cui soluzione rimane ben lungi dall’essere trovata, ha fatto sorgere in alcuni il sospetto che le autorità egiziane si possano essere vendicate delle accuse provenienti dall’Italia, fomentando in qualche modo la partenza dei profughi verso le nostre coste. Un’ipotesi smentita dai dati diffusi dall’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che attraverso la sua portavoce per il sud Europa l’italiana Carlotta Sami, ha reso noto che anche in passato centinaia di imbarcazioni sono partite dai porti egiziani in direzione dell’Europa.
Il solo dato sicuro è che siamo solo alle porte di una nuova ondata migratoria dall’Africa e dal Medioriente verso il vecchio continente e che la prossima estate, quando i flussi si intensificheranno, metterà a dura prova le relazioni e le regole che si sono dati i paesi d’Europa, come il recente caso della ventilata e poi evaporata instaurazione di una barriera al valico del Brennero ha dimostrato.

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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::1280::/cck::

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