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Non sempre si può piacere a tutti e non sempre riceviamo applausi per ogni nostro gesto. Ci sono momenti nella vita che è necessario andare contro corrente o, per meglio dire, porre qualche riflessione a chi ci ascolta, specialmente se abbiamo una qualche autorità morale.
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Non sempre si può piacere a tutti e non sempre riceviamo applausi per ogni nostro gesto. Ci sono momenti nella vita che è necessario andare contro corrente o, per meglio dire, porre qualche riflessione a chi ci ascolta, specialmente se abbiamo una qualche autorità morale.
È quanto è capitato a papa Francesco abituato a riscuotere per ogni suo intervento grandi applausi, encomi e riconoscimenti da ogni parte, credenti e non, però, se esce dal politically correct anche per lui le cose non vanno sempre bene.
Nell’ultima udienza in piazza san Pietro, ad esempio, ha detto cose di semplice buon senso: “La pietà non va confusa con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi – e proseguendo – Accade che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli“.
E in questo contesto ha dato l’affondo ad un certo tipo di ‘amici degli animali’ che amano di più le loro bestiole che non il proprio simile.
“Quante volte – ha detto con rammarico il papa – vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani, e poi lasciano senza aiuto la fame del vicino e della vicina? No, per favore no”. Spiegando la differenza tra concetto di pietas pagana come un dovere con la pietas cristiana come atto di misericordia, il papa ha voluto sottolineare come dobbiamo stare attenti a non identificare anche la pietà con quel pietismo, tanto diffuso specie nelle società più evolute, che è solo un’emozione superficiale, non porta frutti e offende la dignità dell’altro.
“La pietà – ha quindi, ha proseguito – non va confusa neppure con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi. Per Gesù provare la pietà equivale a condividere la tristezza di chi incontra, insegna Gesù nei Vangeli, ma non basta questo. Dobbiamo impegnarci ad operare per trasformare questo stato di sofferente dell’anima in gioia“.
Da questo semplice assioma il papa ha invitato il popolo cristiano a: “coltivare in noi atteggiamenti di pietà davanti a tante situazioni della vita, scuotendoci di dosso l’indifferenza che impedisce di riconoscere le esigenze dei fratelli che ci circondano e liberandoci dalla schiavitù del benessere materiale”.
Un appello alla misericordia verso il prossimo non fatto di parole, ma di fatti concreti, un’affermazione che ascoltata con serenità ed attenzione non è certo fuorviante, né di offesa per alcuno, ma solo una costatazione del concetto di misericordia per ogni persona al di la del proprio credo.
Per alcuni, invece le parole di Bergoglio sono state a dir poco offensive della dignità nientemeno che degli animali, come è stato sottolineato da una miriadi di messaggi via twitter, mail o blogger.
Da frasi fuori luogo come quelle pronunciate da Lorenzo Croce presidente dell’Aidaa (Associazione italiana difesa animali ed ambiente), rivolto al papa: “Pensi ai preti pedofili“, contestando le affermazioni di Bergoglio con una sua esperienza nella quale: “ho sempre visto situazioni esattamente inverse, e cioè persone che dicevano di amare il prossimo e in realtà odiavano uomini e animali. Amare gli animali non è alternativo a voler bene al prossimo ma solo complementare” si arriva alle tesi di Carla Rocchi, presidentessa dell’Enpa (ente nazionale protezione animali), la quale,rivolgendosi anche lei direttamente a Bergoglio, aggiunge alla tesi di Lorenzo Croce che: “La capacità di amare non fa distinzioni. Chi ama gli animali sa amare i suoi simili, chi non sa provare affetti non ama né gli animali, né i vicini, né il suo prossimo” e con molta superficialità ha ricordato “che queste parole sono state scandite da San Francesco già ottocento anni fa. Il Santo di cui Ella, Santità, ha scelto di portare il nome perché certo ne condivide l’insegnamento“.
In realtà il messaggio del santo di Assisi era, come sottolineato nei suoi scritti e testimonianze, un rispetto per la creazione in genere, ma non in quanto tale, come per i moderni ambientalisti, ma come riflesso di quell’armonia nella quale vedeva Dio e, dunque, anche gli animali, come le piante, il sole e le stelle, parte di questa immensa comunione divina e non in quanto animali, altrimenti, per estremo paradosso, se avesse equiparato gli animali agli uomini non avrebbe esitato a far dar loro anche i sacramenti della Chiesa.
Infine, ancora tra i tanti, aggiungiamo la risposta dei Giuliano Ferrara al papa dalle righe del Foglio. Dopo una dissertazione di cultura sul valore del cane consiglia al papa: “…se proprio vuole fare crociate si occupi dell’aborto, della società neutra di genere, e delle altre mille follie soggettiviste che devastano il senso comune tomista dell’essere e della realtà. Al rapporto con i vicini di casa ci pensiamo noi: non avranno il nostro odio, ma nemmeno una pelosa e troppo tenera finzione d’amore. Spesso fanno chiasso e non salutano, giustamente, se li incontri per le scale.”
Insomma, il papa questa volta ha detto cose di estremo buon senso, ma è bastato toccare il mondo animalista ed ecco non essere più il papa della gente, dei poveri, della Chiesa in cammino, ma dire che è addirittura contro gli animali, dimenticando nel loro sdegno che il papa ha parlato solo per ribadire l’importanza della pietà, ma forse tutto questo non basta per chi difende gli animali che, forse, povere bestiole, meriterebbero ben altra difesa.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::1285::/cck::