La presentazione della seconda edizione del libro “Il divorzio di San Valentino” di Giorgio Benvenuto ed Antonio Maglie è stata una buona occasione…
La presentazione della seconda edizione del libro “Il divorzio di San Valentino” di Giorgio Benvenuto ed Antonio Maglie è stata una buona occasione, secondo Alessia Potecchi che ha introdotto i discussant, per “riflettere serenamente sulle condizioni per un confronto” evitando gli errori del passato a cominciare dagli esodati della Fornero.
Ma andiamo per gradi cominciando dagli autori e dal perché del titolo.
Giorgio Benvenuto, protagonista per molti anni della storia del Sindacato, autore del libro “Il divorzio di San Valentino”.
Antonio Maglie, giornalista, coautore, con Giorgio Benvenuto de “Il lavoratore ritrovato”, sottotitolo “La Crisi, il Sindacato, la Classe in cerca di identità”, ed ora anche de “Il divorzio di San Valentino”.
Perché quel titolo. Il giorno di san Valentino del 1984 un decreto legge del governo Craxi diede esecuzione ad un accordo intervenuto tra la Confindustria ed i sindacati CISL e UIL, tagliando 4 punti percentuali della “scala mobile”, il sistema di adeguamento automatico dei salari all’inflazione. Il decreto fu successivamente convertito in legge malgrado l’opposizione del Partito Comunista Italiano.
Il meccanismo della “scala mobile” era stato introdotto nel 1975 sulla base di un accordo tra la Confindustria ed i tre maggiori sindacati CGIL, CISL e UIL, estendendo a tutto il mondo dei lavoratori dipendenti il sistema di indicizzazione salariale di cui fino ad allora avevano goduto i soli dipendenti del settore bancario.
Giova ricordare che soltanto due anni prima, nel 1973, si era avviato nel paese un pesante sconvolgimento finanziario dovuto alla profonda crisi petrolifera, con altissimi valori degli indici di inflazione, che erodeva rapidamente il potere di acquisto dei salari ed induceva le aziende, attratte dagli alti rendimenti, a spostare i propri investimenti dal processo produttivo al mercato dei titoli del debito pubblico.
Il referendum abrogativo della legge che aveva tagliato i punti di contingenza, promosso dal PCI di Berlinguer e che originava da una intesa “parziale” del mondo del lavoro, mancando l’accordo della CGIL, non ottenne il consenso della maggioranza e, pertanto, il taglio dei punti di contingenza restò in vigore.
Ma lo strappo che si era prodotto all’interno del mondo sindacale fu duro e, a detta di molti osservatori, provocò anche un grave ritardo nella maturazione del movimento sindacale che perse terreno rispetto all’evoluzione che aveva coinvolto il sindacato fuori dai confini nazionali.
Nel 1992 il governo Amato sottoscrisse con le parti sociali un protocollo che abolì definitivamente il meccanismo di adeguamento salariale automatico per i lavoratori.
Alla presentazione del volume di Benvenuto e Maglie, lo scorso 16 maggio, sono intervenuti personaggi importanti che avevano partecipato da protagonisti a quel “divorzio”: Franco Marini, Segretario Generale della CISL all’epoca del “divorzio”, divenuto poi presidente del Senato dal 2006 al 2008; Fausto Bertinotti, all’epoca del “divorzio” segretario regionale della CGIL del Piemonte, divenuto poi Presidente della Camera dei Deputati nel periodo dal 2006 al 2008; Carlo Callieri, uomo Fiat, per molti anni vice presidente di Confindustria, che nel corso del suo intervento ha voluto sottolineare tra l’altro una differenza culturale tra il lavoratore italiano e quello tedesco; Graziano Tarantini ed Enzo Russo.
Nella sua breve replica Antonio Maglie ha voluto sottolineare in particolare che il libro non è fazioso e che Riccardo Lombardi, fin dal dopoguerra, esortava il Sindacato a battersi per eliminare la disoccupazione piuttosto che per l’aumento dei salari.
Giorgio Benvenuto ha concluso l’evento, spiegando le motivazioni che lo hanno indotto alla pubblicazione dell’analisi di quel periodo che contribuì pesantemente ad una caduta di rappresentatività del partito politico e del sindacato. Il Sindacato deve impegnarsi a ricostruire una coesione nel mondo del lavoro, soprattutto oggi, perduta la sponda delle ideologie. Ma né il sindacato, né il partito politico se ne occupa.
di Giorgio Castore