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Ebbene sì. Sembra che alla gente, in questo momento, non interessi altro. Così abbiamo deciso di parlarne anche noi per non scontentare nessuno. È ormai più di un mese che il talent Sky X Factor ha riaperto i battenti.
Gli affollatissimi – e fintissimi – casting in giro per il paese sono già terminati e come al solito le giovani promesse della musica che hanno affollato le piazze di Roma e Milano sono state migliaia. Talenti illusi da falsi meccanismi discografici che, architettando i soliti specchietti per le allodole (i casting, appunto), vogliono far credere che sia tutto “trasparente”. Ma di trasparente, cari lettori, lì c’è ben poco.
A cominciare dalla giuria, che quest’anno si è quasi completamente rinnovata, proponendo il peggio del peggio. Perché se lo scorso anno potevo anche digerire la presenza di una pseudo conduttrice televisiva come Vittoria Cabello (pseudo, perché una vera conduttrice televisiva non si lascia massaggiare i piedi in eurovisione da un attore come John Travolta), quest’anno la presenza di un perfetto sconosciuto che ha alle spalle soltanto un tormentone da spiaggia come “El mismo sol” proprio non la mando giù. Tra i giudici, infatti, compare nientepopodimeno che il nome di Alvar Soler. Chi è costui? vi starete chiedendo in molti. Vi do subito la risposta: un venticinquenne spagnolo, con alle spalle una carriera inesistente, venuto in Italia per occupare clandestinamente il posto di gente che la musica la ama davvero e la fa per passione. Un vero fenomeno da barraccone che ha dalla sua però il fatto di essere seguito da orde di dodicenni in preda al cambio d’ormone. Ed è questo, ahinoi, il motivo principale per il quale oggi la discografia, specie quella italiana, sta collassando. Non più la musica al centro, ma solo strategie commerciali che mandano avanti gli artisti più cliccati sul web, anziché i più talentuosi.
Ma chi sono gli altri tre che affiancheranno lo “scomodo” spagnolo? Il primo è una riconferma, purtroppo. Si tratta del rapper Fedez, conosciuto più per le sue risse domestiche con i vicini o per aver distrutto, sotto effetto dell’alcol, il locale di Roberto Cavalli a Milano, che non per i suoi successi, per lo più collaborazioni con artiste (da Francesca Michielin a Noemi) senza le quali non avrebbe certo raggiunto i medesimi risultati.
Poi è la volta di Arisa, anche lei tornata a X Factor dopo una partecipazione a Sanremo che le è valsa solo un flop totale di vendite. I rapporti con la produzione del programma non si erano certo conclusi in maniera idilliaca: la “mogia” cantante, infatti, si era concessa una bella sbroccata in diretta contro Simona Ventura, allora anche lei giudice del programma. Chi non ricorda, di voi, la sua “Sei falsa Simona, cazzo!”.
E a chiudere il cerchio, una new entry che tutto ti aspetteresti, fuorché vederlo seduto al tavolo della giuria di un talent: Manuel Agnelli. Probabilmente a molti il nome non dirà molto, considerato il livello di ignoranza del nostro paese riguardo alla musica di qualità; ma vi assicuro che rispetto a Soler le carte in regola lui ce le ha. Una carriera trentennale alle spalle, frontman degli Afterhours, produttore artistico, talent scout e chi più ne ha più ne metta. Come dimenticare la meravigliosa collaborazione con Mina nel brano “Adesso è facile” del 2009, o il suo prezioso contributo nell’album di Diodato in cui ha prestato la voce ad una esilarante rivisitazione de “La voce del silenzio”.
Proprio alla luce di ciò che la domanda sorge spontanea: perché? Perché, mi domando, un cantante come lui, avulso da certi meccanismi, con la sua esperienza, la sua cifra stilistica, decida di vendersi ad un meccanismo bizzarro come quello dei talent, mettendo a rischio la propria dignità artistica per un gruppo come Freemantle? Di certo non crederò alle giustificazioni che il cantante ha rilasciato in merito: non sarà certo lui a cambiare le carte del gioco in un talent politicamente studiato. O meglio, non saranno i “capi” della banda a permetterglielo. Sappiamo perfettamente che, all’interno di questi programmi, il margine di autonomia è pari a zero e che dietro le finte scelte dei giudici, si celano manovre commerciali da far accapponare la pelle.
Per quanto mi riguarda, neanche quest’anno resterò incollato al televisore: il circo vado a vederlo di qualità e dal vivo. Ma a coloro che avranno intenzione di farlo non posso far altro che dire: buon divertimento!
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::autore_::di Francesco Curci::/autore_:: ::cck::1309::/cck::