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Ferdinand non aveva mai avuto, fino a quel momento, un sentimento del genere. Neanche nei momenti più bui della sua vita…
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Ferdinand non aveva mai avuto, fino a quel momento, un sentimento del genere. Neanche nei momenti più bui della sua vita – a dire il vero non molti – aveva provato una sensazione simile. Era come se gli fosse venuto meno un organo. O forse più di uno. E certamente, se era uno solo, questo era il cuore. Cuore quale custode, quale cassaforte dei sentimenti più veri, più puri. E, fra una cosa e l’altra, si chiedeva come mai fosse arrivato a questo punto senza aver mai avuto il sentore che questo potesse avvenire. Ci sono infatti cose che nella vita uno può mettere in conto che succedano. Un infarto, un incidente stradale, un tumore, una malattia qualsiasi insomma. Ma un dolore così forte non aveva mai avuto la sensazione che potesse colpirlo. Anche perché non c’era la corrispondenza fra l’evento e l’intensità della sua emozione.
Onkel Fritz infatti non era il suo parente più stretto. Ne aveva anche altri, forse anche più vicini. Ma la sua morte lo aveva fatto precipitare in un abisso di dolore. Gli mancavano le sue storielle, i suoi racconti di quando era al comando del suo carro armato in azioni di guerra. La sua storia al ritorno dal fronte quando aveva dovuto affrontare battaglie ben più dure, anche se meno sanguinarie, nel suo ritorno ad una vita normale. Le sue difficoltà al reinserimento in una vita normale. La sua solitudine con una figlia lontana e poco conosciuta. Improvvisamente, alla sua scomparsa, realizzava quanto di Onkel Fritz aveva dentro di sé. Era come se improvvisamente si rendesse conto di quanto si identificasse con lui. La sua bonomia, il suo vedere la vita come una cosa bellissima, nonostante tutte le vicissitudini che aveva vissuto. Forse sarà stato perché aveva avuto un padre lontano, non nel senso pratico, perché la sua famiglia era stata sempre sotto lo stesso tetto, ma in quello dei sentimenti, delle sensazioni, delle emozioni della vita. E solo ora che lui non c’era più si rendeva conto di quanto importante Onkel Fritz fosse stato a lui, non a livello della sua coscienza, ma nel suo subconscio. Era come se una cosa seppellita venisse improvvisamente alla luce, alla luce della coscienza.
– Ma dai, non essere triste, io sono ancora con te – una voce improvvisamente gli disse.
– Come? Cosa? Chi sei? Da dove parli?
– Chi vuoi che sia, sono io, Onkel Fritz.
– ???
– Sì, tu non puoi capire ed io non ho molto tempo per spiegarti tutto adesso, ma sappi che non tutto è finito con la mia morte, anzi io ho attraversato la porta della morte solo con il mio corpo fisico mentre vado avanti con la mia anima nel mondo spirituale fino alla prossima reincarnazione.
– Vuoi dire che tu ancora ci sei, anche se in un’altra dimensione?
– Sì. Io sono per ora nel Kamaloka, sto andando a ritroso ricordando e vivendo le mie esperienze terrene e quando avrò finito questo riesame delle mie esperienze terrene, inizio il mio cammino spirituale, fino alla prossima reincarnazione.
– Ma allora è tutto vero quello che diceva Rudolf Steiner nelle sue conferenze?
– Esattamente. Noi viviamo non solo fra la nascita e la morte, ma anche fra la morte ed una nuova rinascita, periodo nel quale si riesamina tutto quanto abbiamo vissuto, ne facciamo tesoro ed esperienza, per poi rituffarci in una nuova vita.
– Allora ci rivediamo?
– No. Non credo che questo possa avvenire a breve. Tu ora completi la tua vita, poi forse se si presenteranno le condizioni favorevoli, ci rincontreremo nella vita, o forse no.
Ferdinand era molto perplesso, infatti non sentiva una voce ma solo un pensiero che gli penetrava direttamente in testa e lui non sapeva se vaneggiasse o meno.
– Ma dai! Non vaneggi, sei solo in contatto con me in un modo inusuale! Ma ora io ti chiedo di non essere triste per me, non c’è nessun motivo per questo, io ora inizio una nuova vita, quella fra la morte ed una nuova rinascita, e ti starò sempre vicino come lo sono stato in vita.
Ferdinand allora, tutto rinfrancato, lasciò il divano nel quale era sprofondato da giorni e ritornò a letto.
– Finalmente! – Anita lo abbracciò con una tenerezza infinita. – Mi hai fatto preoccupare, vieni qui da me!
Lui a questi ordini non poteva e non voleva mai disobbedire e, salutando Onkel Fritz, si tuffò fra le braccia calde di Anita dimenticando i suoi dubbi e la sua tristezza.
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::autore_::di Mario Attanasio::/autore_:: ::cck::1352::/cck::