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Lascia sgomenti come l’informazione possa diventare di fatto disinformazione, privilegiando notizie apparentemente minori per imbastire poi un prodotto giornalistico, un po’ come confezionare una bella scatola di cioccolatini.
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Lascia sgomenti come l’informazione possa diventare di fatto disinformazione, privilegiando notizie apparentemente minori per imbastire poi un prodotto giornalistico, un po’ come confezionare una bella scatola di cioccolatini.
Prendo spunto da due avvenimenti quasi contemporanei che hanno avuto una copertura mediatica clamorosa: l’abbattimento nello zoo in America di un gorilla per salvare la vita di un bambino caduto involontariamente nella sua gabbia e quello accaduto da noi, in Veneto, con la strage di decine e decine di animali presso un’oasi naturale che ha scatenato le ire sui blog e sui media di migliaia di animalisti.
Vediamo i fatti. Il primo è accaduto sabato 28 maggio, quando un bambino di tre anni è caduto nella gabbia dei gorilla nello zoo di Cincinnati nell’Ohio.
Il panico è scoppiato quando uno degli animali si è avvicinato pericolosamente al piccolo e a quel punto i funzionari della sicurezza dello zoo hanno preso la decisione di sparare all’animale. Non si poteva certo aprire una trattativa di dialogo con il gorilla e, così, è stata scelta la via più sicura anche se dolorosa.
La notizia è rimbalzata da un capo all’altro della nazione ed anche nel resto del mondo. Per cinque giorni le tre reti principali degli States hanno puntato l’attenzione sulla vicenda dedicandole, secondo i dati degli osservatori televisivi, ore di trasmissioni.
L’attenzione, però, non era rivolta, come sarebbe normale, al salvataggio del bambino, ma alla morte violenta dell’animale.
Dalla Cnn alla Msnbc, i media hanno condannato fino all’intolleranza i genitori del bambino finito nella gabbia, arrivando addirittura ad una petizione con oltre 400 mila firme on line, per togliere ai genitori la custodia dei figli.
Se ciò non bastasse, come è ormai di moda, si sono radunati migliaia di animalisti con tanto di candele per una veglia funebre dove è avvenuto il tragico abbattimento; che poi il bambino per queste persone si sia salvato era solo un fatto puramente accidentale.
L’altra notizia che invece riguarda noi italiani ed è accaduta nell’oasi naturale di Spinea, in provincia di Venezia.
All’inizio di giugno, vengono trovati uccisi, dilaniati da una vera forza omicida un centinaio di animali da cortile tra cui porcellini d’india, conigli e galline. Si scatena il web e si grida al complotto; c’è chi vuole vendetta.
L’affare ben presto lascia i contorni della provincia veneziana per arrivare sui media nazionali con titoli sui tg principali. Il giorno successivo ecco il secondo raid: vengono uccisi gli animali superstiti.
A questo punto la fantasia si scatena: c’è chi vede la mafia in tutto questo oppure semplicemente bande criminali organizzate.
Si vuole la testa dei colpevoli, si chiede giustizia a tutti i costi e senza alcuna pietà per i criminali.
Sulla faccenda non ci sono dubbi; dietro questa strage ci possono essere solamente i cacciatori e dunque ecco il grido di guerra: “vendicheremo gli animali morti”.
Il Fatto Quotidiano scrive: “doppio raid nell’oasi Sos Natura: centinaia di animali decapitati e massacrati(nientemeno. ndr) a colpi di scarpone”.
Qualcuno, però, comincia a vederci in maniera più chiara e, forse, i colpevoli non sono uomini, ma, ormai fuori controllo nella zona.
L’osservazione cade nel vuoto anche perché l’uomo è pure un cacciatore.
Ancora qualche giorno e alla fine è stato appurato dagli organi competenti come l’Istituto zoo profilattico che ad uccidere è stata proprio una volpe.
“L’esito degli accertamenti sui cadaveri degli animali uccisi nel doppio raid -scrive il Post- parla di ferite al collo riconducibili ad animali della famiglia dei canidi. Trovati anche escrementi di volpe”.
Morale della storia, grande risonanza mediatica sull’eventuale crimine degli umani e quasi silenzio però per la scoperta della vera assassina.
Ora sarà interessante sapere se vorranno ucciderla come avrebbero fatto con gli umani. Nello stesso periodo 19 eroiche ragazze curde, poco più che adolescenti sono state bruciate vive dall’Isis perché si erano rifiutate di essere oggetto sessuale degli uomini del Califfato.
Poche righe e qualche breve commento per un atto eroico, poi è calato il silenzio.
Forse è meglio non parlarne per non mettere a confronto come il mondo è ormai ridotto ad ore e ore di talk televisivi, giornali e quant’altro per un gorilla morto o per la volpe che facendo il suo “mestiere” ha ucciso decine di animali davanti a delle ragazze che hanno saputo vivere con eroismo fino all’ultimo la propria dignità.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::1347::/cck::