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Brexit, abbasso la democrazia

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Il poster leave.eu. Fonte: http://leave.eu/downloads/leave.eu_posters.pdf
Chi avrebbe mai pensato, appena la scorsa settimana, che votare non serve a nulla, anzi, crea più problemi perché, dicono i Soloni della democrazia…

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Chi avrebbe mai pensato, appena la scorsa settimana, che votare non serve a nulla, anzi, crea più problemi perché, dicono i Soloni della democrazia, non tutti sono in grado di sapere ciò che votano, meglio allora che sia una élite a governare piuttosto, come è successo per gli inglesi, che in maggioranza hanno deciso di andare via da questa Europa contro una minoranza che invece voleva rimanere.
Sembra assurdo secondo le leggi basilari della democrazia, eppure questa è la sintesi di ciò che abbiamo letto ed ascoltato in questi giorni sul famoso Brexit.
In definitiva siamo per il voto quando questo ci conviene e contrari quando non rientra nelle nostre aspettative ed è grave che questo pensiero sia sostenuto in Europa da coloro che per i media rappresentano la cosiddetta intellighenzia.
Si è parlato addirittura del famoso ‘popolo bue’, quello che avrebbe votato se gli fosse stata data la possibilità sicuramente anche per le dittature dello scorso secolo, in breve il popolo dei famosi trinariciuti di Guareschi, che in Inghilterra hanno ascoltato le sirene di un Farage, in Francia di una Le Pen e da noi, un po’ meno, quelle di Salvini.
Secondo costoro non dovrebbero votare coloro che sono incapaci di pensarla come loro perché sicuramente è gente povera, ignorante e, come se tutte queste sciocchezze non bastassero, spesso è anche anziana e fuori dalla modernità.
Il voto inglese, dicono sempre costoro, ha tolto i sogni del futuro ai giovani da parte dei nonni, peccato che proprio dei tanti giovani, età compresa tra i 18 e i 24 anni, solo il 38% di loro ha votato probabilmente non credendoci neanche tanto alla sbandierata Europa, contro più dell’80% della fascia di età che va dai 65 in poi di età.
Un esempio è il Twitter del sindaco di Brescia, il renziano Giorgio Gori, scrive testualmente: “Elettori disinformati producono disastri epocali per votare servirebbe l’esame di cittadinanza“.
Roba che se l’avesse detta Salvini ci sarebbero state le barricate e non solo giornalistiche.
Molti sempre su Twitter gli hanno ricordato che il voto è il momento più ‘sacro’ della democrazia ed è la fonte da cui deriva ogni potere allo Stato; dalle Camere al Governo fino ad arrivare ai minimi gangli delle nostre istituzioni.
Un tempo c’era il re che decideva in merito allo Stato oggi è il popolo ed è bene che ognuno se ne faccia una ragione: si chiama democrazia.
Ovviamente Gori è solo una punta dell’iceberg di coloro che gridano alla lesa maestà europea di questo voto scrivendo sui media un vero florilegio di giudizi spesso temerari.
Sul Corriere della Sera Beppe Severgnini, nei confronti di chi ha votato per la Brexit, afferma: “La Decrepita Alleanza ha vinto. Ha preferito il passato al futuro” e l’ex direttore di Repubblica, Ezio Mauro, discetta che: “In un senso più generale, (il referendum, ndr) è un’altra prova di abdicazione della politica organizzata nella sua forma storica tradizionale, che oggi rinuncia ad assumersi i suoi rischi e ricorre al popolo per rincorrere in realtà il populismo che la sta mangiando a morsi e bocconi”.
Non poteva certo mancare l’illuminato pensiero di Eugenio Scalfari, che con grande serenità ci informa che “Il Brexit è una bomba a orologeria: distrugge l’Inghilterra, mobilita i Paesi fuori dalla moneta unica a rivendicare la propria indipendenza, mobilita i populismi dovunque, eccetto lo scontro americano tra i repubblicani di Trump e i democratici della Clinton. Peggio di così era difficile immaginare“.
Per Roberto Saviano, poi, questo voto risuscita la parte nazi fascista della gente che va a votare “Brexit: ha vinto il Popolo. Me lo ricordo il Popolo, nel 1938, acclamare Hitler e Mussolini a Roma affacciati insieme al balcone di Piazza Venezia. Me lo ricordo il Popolo inebriato, esaltato, per la dichiarazione di guerra“. Roba da non credere!
Addirittura la firma d’eccellenza del Corriere, Massimo Gramellini, pontifica che “Gli anziani, i meno istruiti e gli inglesi di provincia per andarsene. La prova evidente che si è trattato di una scelta di paura, determinata da persone che, non avendo strumenti conoscitivi adeguati, hanno fatto prevalere la pancia sulla testa e la bile sul cuore“.
Insomma, siamo tornati a auspicare il voto per censo e per casta, non per diritto universale.
Una voce dissonante a destra, quella del direttore del Il Giornale, Alessandro Sallusti, che in maniera un po’ strana definisce: “I conti sono presto fatti: un milione di agricoltori e operai, probabilmente già in pensione, dalle campagne inglesi ha condizionato per sempre la vita di 600 milioni di cittadini europei e la storia di un continente“.
Per concludere questa breve carrellata di giudizi ecco l’editoriale della politologa Sofia Ventura, su Il Giorno, che asserisce: “Probabilmente, pochi tra coloro che hanno votato per il leave saprebbero spiegare perché ora dovrebbero stare meglio, ma tutti probabilmente hanno avvertito che dentro l’Ue si è più esposti ai pericoli di un mondo globalizzato. Così pare abbiano pensato in particolare i più anziani“.
Insomma, per costoro votare è un diritto se si è giovani, culturalmente preparati se la si pensa come loro e non si è anziani altrimenti è un voto insignificante e contro la storia.
Ma perché è successo questo terremoto veramente inaspettato tanto da andare a letto sicuri dello status quo europeo per svegliarci in un mondo tutto cambiato.
Per chi vede Bruxelles come un nemico, questa vittoria inglese ricorda i tempi degli eroi della Raf o di ‘Radio Londra’ che torna a essere la voce della libertà.
Questo voto, per sintetizzare, possiamo dire che è stata sconfitta l’idea erronea di Europa, una edificio sballato e volutamente falsato, un castello che doveva essere il luogo dei sogni invece è diventato per tanti europei, colti o ignoranti che siano, soltanto una prigione o peggio, come per i Greci, un incubo.
Ha scritto il premio Nobel per l’economia, Paul Krugman: “L’Unione monetaria non è stata progettata per fare tutti contenti: è stata progettata per far contenta la Germania“.
Bel risultato non c’è che dire tanto da far dire candidamente a colui che volle l’euro anche per l’Italia, Romano Prodi:”Grazie all’euro la Germania è più potente e più forte”.
Nel 2011, durante l’inizio della grave crisi economica ed a causa delle mancate risposte europee, un famoso editoriale del quotidiano francese Le Mondeparafrasando il celebre libro diAndrej Amal’rikSopravvivrà l’Unione Sovietica fino al 1984?” scriveva profeticamente: “L’Europa finirà come l’Unione Sovietica?“, una idea che allora sembrava un confronto irrealizzabile, ma il tempo si dice sia galantuomo ed oggi le cose sembrano veramente cambiate.
Si comincia ad intuire, ignoranti e colti, cosa sia questa Europa: un politburo proprio come l’Urss di non eletti e dove il Parlamento di Strasburgo, un’accusa ormai decennale, è ridotto solo a dare in molti casi un posto di lavoro ai deputati, e, alla faccia dell’equità, abbiamo avuto in questi anni di crisi un aumento delle differenze sociali, proprio come nell’Urss.
Qui a farla da padrone nell’economia dei popoli non è il lavoro, ma ciò che di più volatile esiste: la finanza che può cambiare i destini di popoli e continenti con un semplice tasto in borsa in un attimo.
In proposito scrive il famoso dissidente russo Vladimir Bukovskij, “La Mosca bolscevica aveva l’Armata Rossa qui si usa la finanza per sedare le rivolte“.
Solo le prossime settimane ci diranno se i sudditi di Sua maestà hanno fatto bene o male ad uscire da questa Unione Europea per ora possiamo solo dire che ha vinto la democrazia, almeno in Gran Bretagna.

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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::1386::/cck::

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