::cck::1396::/cck::
::introtext::
A William Shakespeare sarebbe piaciuto assistere alla Brexit. Molti dei suoi temi sono lì: amicizia e tradimento; verità e menzogna; inganno e falso.
::/introtext::
::fulltext::
A William Shakespeare sarebbe piaciuto assistere alla Brexit. Molti dei suoi temi sono lì: amicizia e tradimento; verità e menzogna; inganno e falso. Cameron inventa un referendum come un trucco per ottenere più potere da parte dell’UE, e unificare il partito Tory sotto la sua guida. Finisce invece fuori dall’Europa, con una possibile secessione dalla Scozia, e problemi con l’Irlanda del Nord. Il suo amico Boris Johnson, che diventa anti UE per ottenere l’incarico di Cameron, lo ha tradito. Ma Johnson non corre per diventare Primo Ministro, perché il suo amico Michael Gove lo ha tradito. E la Brexit ha come danno collaterale il leader dell’altro partito, il Labour, con la maggioranza dei suoi parlamentari che chiede a Jeremy Corbin le sue dimissioni. Egli rifiuta, rivendicando che la maggioranza dei membri del partito sono con lui. Ma allora, i parlamentari non rappresentano l’elettorato?
La Brexit dà uno strano spettacolo del sistema politico britannico, considerato da sempre il miglior esempio di democrazia parlamentare. Un referendum non è la base di un sistema parlamentare, in cui le elezioni sono fondate su partiti, con una forte identità ed una storia. Gli elettori del Labour votano Labour. Ma un referendum diventa una questione trasversale, e nella Brexit un terzo di loro ha votato contro la posizione dei sindacati e del partito, che era a favore del Remain.
Lo stesso è accaduto con i Tories. Almeno il 35% ha votato contro la campagna di Cameron per il Remain. In realtà, la gente ha votato secondo quanto ha ritenuto fosse la propria identità. Così, Londra ed altri cittadini cosmopoliti, hanno votato per Remain. Quelli dal mondo rurale, coloro che si sentivano abbandonati, hanno votato in massa per la Brexit. E’ stato scritto abbastanza su questo. E come questo tipo di globalizzazione neoliberista ha fallito, generando una crescente parte della popolazione arrabbiata e indigente. Ma tornando al punto in cui ci chiediamo se un referendum è uno strumento utile alla democrazia, vediamo quali sono gli argomenti per la Brexit, che ha portato 17 milioni di persone a votare per l’uscita dall’UE. Beh, erano falsi, come gli stessi principali attivisti per la Brexit, Nigel Farage, e Boris Johnson hanno ammesso.
L’argomento secondo cui il Regno Unito stava dando a Bruxelles 350 milioni di sterline alla settimana, che invece sarebbero dovuti andare al Sistema sanitario nazionale, era un falso. Il contributo netto all’Unione europea è di 150 milioni l’anno, al netto di quanto il Regno Unito riceve dall’EU. Il silenzio di Bruxelles su questo tema è stato un grave errore, dovuto all’idea di evitare di immischiarsi nella politica interna.
Anche la tesi secondo cui lasciando la UE, il Regno Unito recupererebbe “la sua indipendenza”, come ha detto Johnson nel suo discorso di chiusura, ed il controllo dei suoi confini era chiaramente falsa. Qualsiasi relazione futura del Regno Unito con l’UE, che mantenesse le proprie esportazioni verso l’Europa senza dazi (parliamo del 44% del totale delle esportazioni britanniche), comporterà la libera circolazione dei cittadini europei (180.000 l’anno scorso, su un totale di 330.000). La Gran Bretagna ha già il controllo sull’extra europeo. Per rendere credibile questo, i tabloid, che sono i veri vincitori della Brexit, hanno lanciato una campagna che indica che 70 milioni di turchi potrebbero invadere la Gran Bretagna. Questa è stata una vera frode. La Turchia non è un membro dell’UE, e un solo voto da qualsiasi paese membro dell’UE potrebbe bloccare qualsiasi richiesta di ammissione. Questa era normalmente la linea della Germania, fino a quando la Merkel ha chiesto aiuto ad Erdogan per bloccare i migranti, impegnando l’Unione europea a pagare il 3 miliardi di euro. Ma non c’è mai stata la promessa di ammissione. Al momento del voto, il 45% pensava che si trattasse di qualcosa di imminente. I Tabloid hanno anche annunciato che dopo la Brexit, criminali e terroristi sarebbero stati immediatamente espulsi e deportati nel loro paese di origine, e, naturalmente, nessuno ne parla più ora. Ed è stato anche un falso assicurare che tutte le sovvenzioni provenienti dall’UE sarebbero state sostituite da fondi governativi. Così quindi, gli elettori della piccola città di 18.000 abitanti, Ebbw Vale, in Galles, ha registrato il voto più alto per la Brexit: 63%, con un tasso di disoccupazione del 40%, il cui unico reddito reale erano i fondi di sviluppo dell’UE: Ebbw Vale ha ottenuto 420 milioni di euro per il suo sviluppo industriale: 40,5 milioni per un istituto professionale, con 29.000 studenti; 36 milioni per una nuova linea ferroviaria; 96 milioni per il potenziamento della sua rete stradale: e 14,7 milioni che i cittadini hanno ricevuto a titoli diversi. E lì c’erano molto pochi immigrati. Il valore della commessa EU per il Galles era di 2.200 milioni di euro entro il 2.020. Sarà ora il governo a sostituirla?
In realtà, il referendum ha creato un drammatico problema intergenerazionale. Le persone con più di 55 anni hanno votato per quasi il 70% a favore della Brexit. I giovani fino a 25 anni, hanno votato nel 75% per Remain. Ma solo il 50% di loro è andato a votare, contro il 68% dei cittadini anziani. E così, gli anziani hanno deciso il futuro dei giovani. Questo in un mondo in invecchiamento progressivo, con sempre meno giovani, dovrebbe invitare la gente a pensare.
Quindi la domanda è: con persone poco informate, manipolate da una campagna di paura e di menzogna, è il referendum uno strumento di democrazia, sì o no?
Ma le cose sono più complicate. Viviamo in un’epoca di post ideologie e di post partiti. Essere di sinistra o di destra sta diventando sempre più irrilevante. Senza ideologie, scartata con il crollo del muro di Berlino, la politica sta diventando solo un atto dell’azione amministrativa, in cui scompaiono le differenze. Partiti senza ideologie hanno poca motivazione e identità. Sono finiti i tempi in cui avevano base su una forte adesione, con un ala giovanile vibrante. I partiti stanno diventando solo movimenti di opinione, che mobilitano i cittadini a votare solo in campagne temporanee, per le quali assumono esperti di marketing e di altri strumenti di comunicazione di massa, che hanno sostituito i dibattiti su visioni e valori. Questo costa più soldi che volontari, corrompe la politica, come sta diventando evidente. Più importante ancora, Internet e le nuove tecnologie hanno cambiato il modo in cui le persone si relazionano alla politica. Il rapporto tra i partiti e gli elettori non è più diretto, e verticale, come lo era ai tempi della radio e la TV. Prendiamo le ultime elezioni importanti in Europa: quelle per i sindaci in Italia. Una marea di giovani ed inesperti ha preso il posto di una generazione più vecchia. Una ricerca a Roma realizzato da Pragma Sociometrica ha scoperto che il 36% degli elettori usano ancora la tv come strumento principale di informazione, ma il 26% usa la rete. Amici e parenti ne rappresentano solo il 5%. E per decidere il voto, il 46% ha emesso il proprio giudizio in Internet sulla Raggi, la nuova giovane signora sindaco di Roma, E solo il 18% ha utilizzato Internet e votato il candidato più anziano, Giachetti. Il dialogo con i candidati su Internet è stato preferito dal 58% dei votanti; poi arriva il 48% per i video, poi Facebook per il 33%. E, infine, le foto con il 30%. Chiaramente, i grandi incontri popolari che riempivano le piazze sono qualcosa del passato…
Il sito americano “Vox technology” ha pubblicato un articolo: “Come Internet sta distruggendo la politica”. Web Amazon ha decimato le biblioteche. ITunes e Pandora, con la musica online, hanno sradicato il potere delle case di registrazione. Nei trasporti, Uber ha il monopolio del taxi. Ora è il momento del sistema politico, è la tesi del articolo. La rete sta riducendo progressivamente il potere del sistema tradizionale di informazione, e porta come esempio il candidato progressista Sanders. Nessuno dei media o qualsiasi guru democratico, come Paul Krugman, ha sostenuto le politiche di Sanders, presentato come non realistico. Eppure Sanders è stato immune a quella campagna. Perché? Perché i sostenitori di Sanders non hanno letto i giornali, ma sono andati in rete, e creato il proprio circolo, immune al sistema di informazione tradizionale, nel quale Clinton era schiacciante.
Secondo il sondaggista di El Pais, la Brexit nelle recenti elezioni spagnole, ha spinto le persone a prendere meno rischi, e rafforzare il Partito Popolare di governo (a prescindere da una serie di casi di corruzione), e ridurre l’attrazione di Podemos, il partito di alternativa. Anche Le Pen, leader della destra francese, ha indetto una conferenza stampa per dare il benvenuto alla Brexit, come Trump, Gehert Wilders e tutti i leader dei partiti xenofobi, nazionalisti e populisti che stanno crescendo in tutto il mondo. Questi sono già al potere in Polonia, Ungheria e Slovacchia… e se la Brexit ha un effetto domino, (come molti temono), il futuro sta per essere non di aiuto alla democrazia. Già alcuni di loro stanno annunciando il proprio referendum nazionale, convinti che sarebbero tutti come la Brexit… Campagna di paure su tutta l’Europa
Ora abbiamo un osservatorio inaspettato presto in arrivo. Le elezioni austriache, dove l’estrema destra ha perso per soli 30.000 voti, sono state annullate per irregolarità, e quelle nuove sono decise. Questa volta la vittoria dovrebbe essere più chiara. Se l’ala estrema destra vince, questo avrà un forte impatto nei prossime elezioni in Francia e in Germania. E poi, il destino dell’Europa come progetto politico sarà sigillato.
Sarà in grado l’élite politica tradizionale di imparare dalla realtà, e cambiare l’austerità con la crescita, le banche come un a priori sui giovani, tornare a un dibattito di idee e visioni, valori e ideali? Iniziare a discutere almeno rimedi sociali ai disastri di una globalizzazione senza regole? O si ripeteranno discussioni bizantine sul sesso degli angeli, mentre gli arabi stavano entrando a Costantinopoli?
——————————————–
* Roberto Savio, fondatore e presidente emerito di Inter Press Service (IPS) agenzia di notizie ed editorialista di Other News.
::/fulltext::
::autore_::di Roberto Savio *::/autore_:: ::cck::1396::/cck::