I giorni di questa estate torrida, non solo per motivi meteorologici, stanno mostrando in filigrana molti dei problemi che accompagneranno il nostro paese verso l’autunno, l’appuntamento referendario, il ruolo e la stabilità del governo in relazione ad esso.
I giorni di questa estate torrida, non solo per motivi meteorologici, stanno mostrando in filigrana molti dei problemi che accompagneranno il nostro paese verso l’autunno, l’appuntamento referendario, il ruolo e la stabilità del governo in relazione ad esso.
Molteplici sono i temi e le situazioni in atto e, anche a dispetto di chi vuol sempre dire che cosa bisogna fare o che cosa si deve fare, o meglio ancora cosa è meglio fare, la sensazione più forte è che ci si muova per così dire in “terra incognita”!
E’ vero se guardiamo all’Europa e a quello che il nostro paese e gli altri partner devono attuare per far fronte al dopo Brexit; è vero per la Gran Bretagna dove la politica sembra aver smarrito il senso delle cose e quel che è peggio il senso del ridicolo e dove più che in una terra sconosciuta, ci si trova in fondo a un dirupo come efficacemente apparso in una vignetta proprio su un quotidiano economico britannico!
E, naturalmente, è vero e in modo a noi direttamente chiaro, per il nostro di paese. Le recenti elezioni amministrative hanno visto una vittoria decisa dei cinquestelle che appare però più frutto di convergenze tattiche di aree non grilline convinte dalle spinte antisistema, che non convinta adesione ai dettami pentastellati. C’è anche di più. L’altissima astensione, come accaduto in Gran Bretagna, ha prodotto un frutto avvelenato: se contiamo i votanti effettivi e le astensioni sul totale, accade che a votare contro l’Unione europea, è stata una minoranza, consistente ma sempre minoranza. Si dirà, ma quando si vota chi decide è chi sceglie! Principio certamente valido per procedere nelle scelte dopo un voto come insegna, o meglio insegnava, la politica britannica. Ma va da sé che nessuna vittoria ottenuta in questo quadro, può essere considerata tale proprio per chi ha vinto e per il paese nel suo insieme. La disaffezione di massa è un risultato della non politica e della cattiva politica, ma è un danno e un vulnus per il sistema democratico.
Una verità questa da tenere ben presente, mentre sull’onda del voto di Roma (meno evidente a Torino), gli esponenti cinquestelle e il guru (ma anche il figlio del guru scomparso), parlano ormai apertamente di marcia trionfale verso il governo nazionale, si concedono di difendere persino l’Italicum perché potrebbe farli vincere indipendentemente dalle critiche espresse sino ad ora su di esso (qui non c’entra Grillo, ma Machiavelli) e via narrando su contraddizioni ed errori madornali. O ancora l’esponente più accreditato per Palazzo Chigi, vola in Israele per andare a Gaza dove non lo fanno andare ed è costretto a fare affermazioni che altro non sono che le famose risoluzioni delle Nazioni Unite su due stati sovrani in Palestina: questa la grande diversità? A Roma, dunque, il raddoppio dei voti dei cinquestelle è avvenuto in concomitanza con un netto calo di votanti e dunque, se andassimo a vedere nel concreto numerico, la percentuale dei cinquestelle sarebbe più o meno quella del primo turno. Dunque vittoria sì, ma molto relativa e più per demeriti altrui che per meriti sinora sconosciuti della neosindaca!
Se guardiamo oltre il movimento, avvertiamo una forte risacca nel Pd, dove gli oppositori del premier, la sinistra del partito, si frega le mani per il risultato amministrativo nella più teatrale espressione del tafazzismo autolesionista, immaginando congressi di rivincita, bandiere al vento per la “nuova resistenza”, sconfitta al referendum del sì voluto da Renzi e porte aperte al cambio di leadership e di guida dell’esecutivo! Una sosta di nirvana che sembra solleticare le velleità “rivoluzionarie” rimaste sinora sopite e o contenute. Nulla di più incognito e pericoloso! Costoro non hanno ancora capito (come invece per qualche tempo ha fatto Renzi, perdendosi in parte strada facendo) che la volontà degli italiani, degli elettori, le esigenze, i problemi sono lontani mille miglia da loro settario ed ideologico coltivare orticelli “di guerra”! Il paese si accorge ormai raramente di loro nonostante l’agitarsi e il presentarsi come unici difensori del lavoro, della Costituzione e via narrando anche in questo caso! Brusco il risveglio che potrebbero avere dopo aver distrutto la casa comune per egoismi e particolarismi. Ed illusorio pensare di essere interlocutori privilegiati di eventuali rapporti con i cinquestelle!
Dove però, ancora una volta, la terra incognita è più incognita, è nelle lande desolate del centrodestra o di quello che esso era! Il voto locale ha disintegrato velleità di leadership vagheggiate dal leader leghista e posto sullo stesso piano due debolezze: quella salviniana in lenta crescita ma insufficiente e quella forza italiota in decrescita neppure tanto lenta! Il cantiere è non soltanto aperto, ma formalmente abbandonato, mentre l’ex cavaliere cerca di riprendesi dai suoi problemi di salute e guarda con evidente sconcerto le rovine cercando ancora una volta di immaginare come ricostruire quello che le sue truppe riottose hanno provocato a causa della sua forzata assenza in questi anni dopo l’uscita dal Parlamento! Un lavoro immane dove è necessario ricreare il senso stesso della politica moderata, mentre i cinquestelle pescano a destra e a sinistra idee e strategie, naturalmente fingendo di non condividerle e di combatterle per principio, perché sono diversi, come sappiamo e ci dicono come in un inutile e stantio mantra! Ma necessariamente, non essendo ancora dato conoscere, ad anni dalla nascita del movimento, quale sia la linea politica, le scelte, gli obiettivi che lo sorreggono e motivano! Questa forse è la terra più incognita di tutte! Ma come dice Di Maio, per capire meglio c’è Rousseau. No … non il pensatore francese, ma la piattaforma internet creata dalla Casaleggio e Associati, dove si troverebbero pensiero e basi di azione!
Sarebbe interessante sapere quanti elettori che hanno votato il movimento per protesta, siano attenti conoscitori della piattaforma. Meglio non conoscere per ora la risposta perché la terra non sarebbe solo incognita, sarebbe un black hole, un buco nero!
di Roberto Mostarda