Società

Siamo un Paese di poveri

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Belisario, cieco e mendicante, riceve l'elemosina da uno dei suoi soldati, di François-André Vincent, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=46355
L’Italia è il Paese europeo con il numero più elevato di persone che vivono in “gravi privazioni materiali”, ovvero la definizione istituzionale per definire i ‘poveri’.

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L’Italia è il Paese europeo con il numero più elevato di persone che vivono in “gravi privazioni materiali”, ovvero la definizione istituzionale per definire i ‘poveri’. E’ quanto emerge dai dati Eurostat relativi al 2015, che segnalano una discesa sensibile del numero di poveri in Europa.
Nel 2015 in Europa il tasso di povertà è sceso a 8,2% sul totale dei cittadini europei, dal 9% del 2014, ma questo, purtroppo, non accade da noi.
I dati parlano chiaro e sono sempre più drammatici: l’Italia è ormai endemicamente un Paese di poveri. Secondo i recenti dati dell’Istat lo scorso anno sono stati censiti un milione e mezzo di famiglie, specialmente tra le più numerose, che non sanno come sbarcare il lunario, se poi consideriamo le singole persone i dati sono ancora più esplosivi oltre 4 milioni e mezzo di individui, una popolazione due volte Milano e non è un caso che l’incidenza maggiore di povertà si ha proprio nel “ricco” Nord dopo anni di crisi economica.
In Italia – leggevo una amara profezia su un twitter – ci sono 5 milioni di poveri e 55 milioni in lista d’attesa.
Un dolorosa verità che ci trova ogni anno a spostare la linea del numero delle persone in difficoltà economica sempre più in alto.
Dal 2005 non si registravano dati così esponenziali; secondo i dati presentati la soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti nel 2015 pari a una spesa di 1.050,95 euro al mese, mentre per quanto riguarda i cosiddetti poveri assoluti, anche se in realtà hanno ancora un minimo di reddito, la stima è diversa a seconda dell’area geografica.
Ad esempio, per un adulto considerando un età che va dai 18-59 anni e che vive solo, la soglia di povertà assoluta è pari a 819,13 euro mensili se risiede in una città del Nord, 734,74 euro se vive al Centro e 552,39 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno.
Ci domandiamo, leggendo queste cifre, ma coloro che prendono una pensione sociale che a mala pena supera i 400 euro o, ancora peggio, coloro che vivono sotto i ponti a quale classifica li dobbiamo inserirli sapendo che sono tanti, anche se invisibili per la società e la politica? La povertà, è il caso di dire, sembra non avere limiti.
Per comprendere come viene calcolato il reddito, se così si può ancora dire, di chi vive la cosiddetta povertà assoluta, si confrontano le spese delle famiglie, così per acquistare beni e servizi destinati al consumo familiare come generi alimentari, utenze, medicinali e altri servizi sanitari, trasporti, comunicazioni, spettacoli, istruzione e così via spese che solitamente occupano più della metà del reddito.
Insomma per povertà assoluta si intende l’incapacità di procurarsi certi beni e servizi considerati essenziali per vivere in modo minimamente accettabile.
Comunque a Nord dove, come abbiamo accennato, secondo questi parametri è in aumento la povertà assoluta, in termini di nuclei famigliari siamo passati da 4,2% del 2014 a 5,0% di oggi, per le singole persone, da 5,7% a 6,7%, e, soprattutto, per l’ampliarsi del fenomeno tra le famiglie di soli stranieri passati da 24,0 addirittura al 32,1%.
Pure nel Centro Italia si registra un aggravamento della povertà dove l’incidenza aumenta da 5,3% del 2014 a 7,2%, e tra quelle composte da singoli abbiamo un aumento tra i 45 e i 54 anni di età si è passati da 6,0 a 7,5%.
Peggiorano anche le condizioni delle famiglie nel Mezzogiorno con 38,2% mentre, nel 2014 era ancora del 29,5% con una statistica impressionante risultano relativamente povere quasi quattro famiglie su dieci.
Non va meglio per ciò che consideriamo la povertà relativa che ha avuto un andamento simile nel 2015 con cifre che rimangono ancora drammatiche circa 2 milioni e 678 mila di famiglie pari al 10,4 % di quelle residenti, rispetto al 10,3 per cento dell’anno precedente, mentre è in forte aumento in termini di persone con 8 milioni e 307 mila pari al 13,7 %, rispetto al 12,9 % del 2014, tanto per avere un’idea del problema bisogna considerare una popolazione grande quanto il Belgio e, purtroppo, con una tendenza alla crescita.
La situazione è drammatica e sicuramente i dati riportati dall’Istat lo sono per difetto perché molti, come abbiamo già segnalato, che vivono sotto i ponti, nei tuguri delle strade certamente non fanno neanche parte di questa umanità dolente.
Si parla tanto di iniziative da parte dei politici di qualsiasi appartenenza, ma proprio coloro che hanno in mano il destino di una nazione dovrebbero fare proprie le parole di Nelson Mandela: “Sconfiggere la povertà non è un atto di carità, è un atto di giustizia” chissà se capiranno coloro che hanno responsabilità politiche.
Non sembra, almeno per adesso.
Non è bastata infatti l’approvazione alla Camera sul cosiddetto reddito di inclusione previsto dal ddl sulla povertà passato con i 221 sì della maggioranza, i 22 no di Sinistra italiana e i 63 astenuti tra M5s, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, non senza polemiche.
Il provvedimento come vuole la legge ora dovrà transitare al Senato, ma intanto i poveri e la loro disperazione aspettano.

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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::1439::/cck::

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