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Turchia: la notte del Sultano

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Notte del golpe. Comunicazione di Erdogan via videotelefono - Fonte: http://img2.tgcom24.mediaset.it/binary/articolo/twitter/47.$plit/C_2_articolo_3020558_upiImagepp.jpg
Il Sultano ce l’ha fatta. Sostenuto dalla maggioranza della popolazione e dalle forze di polizia il Presidente turco è riuscito a sventare il colpo di stato messo in atto venerdì notte da una parte dell’esercito.

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Il Sultano ce l’ha fatta. Sostenuto dalla maggioranza della popolazione e dalle forze di polizia il Presidente turco è riuscito a sventare il colpo di stato messo in atto venerdì notte da una parte dell’esercito.
Il momento non poteva essere più propizio per una defenestrazione del capo incontrastato della Turchia del nuovo millennio. Recep Tayyip Erdogan era in vacanza a Marmaris nel sud del paese mentre il mondo era scioccato dal drammatico attentato di Nizza. Condizioni che hanno indotto alcuni settori della potentissima casta militare a credere che l’ora della resa dei conti con un potere politico sempre più islamizzato fosse arrivata.
Reparti dell’esercito sostenuti da caccia dell’aviazione hanno attaccato i palazzi del potere, accerchiando la sede del parlamento ad Ankara e bloccando i ponti sul Bosforo ad Istanbul. Un cliché già sperimentato dal popolo turco che nella sua storia democratica ha visto ben 5 putsch messi in atto dagli uomini in divisa.
Questa volta però le istituzioni democraticamente elette hanno retto e risposto al blitz. Dopo un momento di confusione e di paura, il Presidente Erdogan in volo con il suo strettissimo entourage ha diffuso un video nel quale si invitava la popolazione a scendere in piazza ed a rispondere al colpo di mano dei militari. Ore di assoluta confusione, durante le quali nessuna delle cancellerie occidentali ma anche dei governi dei paesi islamisti più vicini al Presidente turco ha preso posizione, a riprova della massima incertezza che regnava sulle sponde del Bosforo.
Poi, mano a mano che le ore passavano, una massa si persone si è riversata nelle strade delle principali città del paese, fronteggiando i carri armati golpisti ed obbligando di fatto i ribelli alla resa. Una reazione popolare che ha indotto Erdogan ha tornare in patria dopo aver vagato per i cieli d’Europa per riprendere il controllo della situazione.
Una sommossa che ha lasciato sulla terreno 300 vittime mentre nelle carceri turche sono finiti oltre 10000 militari, tra cui 100 generali.
La svolta decisiva della drammatica notte turca è arrivata a notte fonda, quando la Casa Bianca ha diffuso un comunicato nel quale si sostenevano le forze democraticamente elette del paese. Una presa di posizione determinante vista l’appartenenza della Turchia alla NATO e al ruolo da lei rivestito nello scacchiere mediorientale a cominciare dalla guerra all’ISIS, nonostante i tentennamenti iniziali. Alla fine però le valutazioni delle principali diplomazie mondiali, dagli Stati Uniti di Obama alla Russia di Putin, hanno decretato che il male minore doveva essere la sopravvivenza del Presidente turco. Troppe le incognite di una gestione del potere da parte dei militari: dalla guerra in Siria alla questione curda, non dimenticando l’accordo appena siglato con l’Unione Europea per il rimpatrio dei profughi.
Una vittoria quella di Erdogan che però dimostra la fragilità su cui fonda la sua forza politica. Nonostante infatti le epurazioni dei militari golpisti, il tentato colpo di stato dello scorso week-end, ha dimostrato che per gestire il gigante anatolico è indispensabile il gradimento internazionale. Una condizione che potrebbe mettere in discussione le riforme propugnate da Erdogan, a cominciare da quella presidenziale tanto auspicata dal Sultano di Ankara.

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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::1432::/cck::

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